Lo scheletro del mistero “Sono di Giovanni Battista le ossa trovate nel mar Nero”

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LONDRA -“Lascia fare”, gli risponde l’altro, “poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia”. Tre anni dopo, ci raccontano le Sacre Scritture, Gesù morì sulla croce, resuscitò e salì al cielo. Anche il Battista morì, a causa della sua predicazione: aveva condannato pubblicamente la condotta di Erode Antipa, che conviveva con la cognata. Il re lo fece imprigionare e poi decapitare, per compiacere la sua bella figlia Salomè. E veniamo (quasi) al presente. Due anni or sono un gruppo di archeologi trova sei piccole ossa, durante scavi compiuti vicino a un monastero medievale sull’isola di Sveti Ivan, nel mar Nero, in Bulgaria. Le ossa sono dentro un sarcofago. Nel sarcofago c’è un’iscrizione in greco antico. L’iscrizione contiene un riferimento a Giovanni Battista. Gli archeologi sono convinti che il tutto sia arrivato in Bulgaria da Antiochia, antica città  della Turchia, dove era noto che fino al decimo secolo dopo Cristo fu conservata una sacra reliquia di Terra Santa: la mano destra del Battista, poi scomparsa nella notte dei tempi. Gli studiosi a quel punto non hanno dubbi: le ossa appartengono all’uomo che battezzò Gesù sul Giordano e lo annunciano trionfalmente al mondo. La “scoperta” suscita ilarità  nella comunità  scientifica mondiale. Come si può identificare un mucchietto di ossa? Magari qualcuno le ha trafugate da un cimitero e le ha chiuse in un vecchio sarcofago. È sicuramente una patacca. Sostenere che siano i resti di San Giovanni Battista è ridicolo. Uno di quelli che ci trova soltanto da ridere è uno scienziato dell’università  di Oxford,
il professor Thomas Higham, illustre accademico e ateo fino al midollo. Determinato a smentire una volta per tutte una simile favola, Higham si offre di sottoporre le ossa alla prova del carbonio, una sofisticata analisi che permette di identificare il periodo a cui risalgono le ossa e ad accertare altri particolari sulla loro origine. Le autorità  bulgare, che hanno preso possesso del sarcofago e del suo contenuto, acconsentono. E finalmente in questi giorni è arrivato il responso del carbonio. Ma non fa ridere come lo stesso Higham supponeva. Salta fuori infatti che le ossa risalgono al primo secolo, dunque al periodo in cui visse Battista. Non solo: appartengono tutte allo stesso uomo. E in più contengono elementi chimici che confermano la loro provenienza dal “Vicino Oriente”, o Medio Oriente che dir si voglia, insomma dalla regione in cui si trova il fiume Giordano. «Non me l’aspettavo », ammette l’ateo professore. «Sono stato il primo a sorprendermi. È molto significativo ». Non c’è modo di provare al di là  di ogni ragionevole dubbio che le ossa siano effettivamente quelle di Giovanni Battista, aggiunge il docente, «ma la possibilità  che sia così a questo punto esiste».
In Bulgaria l’eccitazione sale alle stelle. Già  si parla di costruire un santuario sul luogo del ritrovamento (a proposito: Sveti Ivan, il nome dell’isola, in bulgaro significa “San Giovanni”). Le ossa sono la mano destra del Battista, ritrovata a dieci secoli dall’ultima volta che fu vista ad Antiochia? Nessuno potrà  stabilirlo con certezza. Ma ecco un caso in cui la scettica scienza contribuisce ad alimentare la fede, commenta il Times di Londra. Oppure, per i non credenti, ecco una nuova trama alla “Codice da Vinci” su cui costruire un altro romanzo di sapore biblico.


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