Iran a tutto gas

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«A causa delle san­zioni inter­na­zio­nali non è pos­si­bile effet­tuare pre­lievi»: è que­sta la prima rispo­sta che qual­siasi impren­di­tore o turi­sta stra­niero si sente dare agli spor­telli di tutte le ban­che ira­niane da Teja­rat e Mel­lat. A chi è in cerca di liqui­dità non resta che rivol­gersi agli uffici di cam­bio, o agli uomini che scam­biano i biglietti di rial, la moneta locale, con dol­lari ed euro a tassi van­tag­giosi, in piazza Fer­dosi, quar­tiere orien­tale del cen­tro città. Ma anche qui è impos­si­bile usare una sem­plice carta di cre­dito non iraniana.

Da anni le ban­che locali sono iso­late dal resto del mondo. E così non resta che mon­tare su uno dei moto­ci­cli che a decine aspet­tano in fila un cliente, come fos­sero dei taxi, ai lati di via Sha­riati. Si potrà così rag­giun­gere l’immenso bazar di Teh­ran per rivol­gersi ai ven­di­tori di tap­peti che dispon­gono di com­pli­cati mezzi, attra­verso conti in ban­che del Golfo per­sico o per accordi con isti­tuti di cre­dito euro­pei, che per­met­tono di usare una carta di cre­dito per pre­lievi e pagamenti.

Il boom di inve­sti­menti esteri

Eppure gli osta­coli agli inve­sti­menti stra­nieri potreb­bero pre­sto essere un ricordo del pas­sato. Una prima parte delle misure inter­na­zio­nali è stata rimossa. E i segnali di ripresa sono dav­vero inco­rag­gianti. Secondo la Banca mon­diale, il 2014 segnerà una cre­scita del Pil in Iran del 3,2 per­cento dopo un anno di reces­sione. Non solo, tra il 2015 e il 2016, secondo il mini­stero del petro­lio, l’Iran farà un «salto senza pre­ce­denti» nelle espor­ta­zioni di gas.

Le case ira­niane sono già ben riscal­date nel freddo inverno di Teh­ran per i bassi costi delle bol­lette. Nono­stante ciò, è in pro­gramma un ulte­riore piano di svi­luppo degli impianti per l’estrazione di gas Sud Pars, nel Golfo per­sico, dove si pro­du­cono già 300 milioni di metri cubici di metano al giorno (l’8% del fab­bi­so­gno di gas mon­diale). Secondo Javad Owji, diri­gente della Com­pa­gnia ira­niana nazio­nale del gas, i pro­fitti per l’esportazione di metano tri­pli­che­ranno, toc­cando i 10 miliardi di dol­lari dai 3,5 attuali, già a par­tire dal pros­simo anno. Que­sto avverrà in par­ti­co­lare gra­zie ai nuovi accordi siglati con Tur­chia e Iraq.

16storie iran 2749882I dati sulla ripresa ira­niana par­lano chiaro. Il nuovo governo dei tec­no­crati di Has­san Rohani pro­mette mag­giore prag­ma­ti­smo in poli­tica eco­no­mica rispetto al suo pre­de­ces­sore Mah­mud Ahma­di­ne­jad. Torna così l’interesse degli inve­sti­tori stra­nieri per il mer­cato ira­niano. Primi fra tutti i fran­cesi. Nono­stante il Quay d’Orsay avesse osteg­giato più di ogni altro l’accordo di Gine­vra nei primi round nego­ziali, i rap­pre­sen­tanti di ben cento imprese fran­cesi, tra cui la com­pa­gnia petro­li­fera Total, il gruppo di tele­co­mu­ni­ca­zioni Orange e auto­mo­bi­li­stico Renault, sono sbar­cati a Teh­ran per una tre giorni, in vista di nuovi inve­sti­menti nei set­tori indu­striale, assi­cu­ra­tivo, far­ma­ceu­tico, ali­men­tare ed edi­li­zio. In prima fila, sono pro­prio le aziende auto­mo­bi­li­sti­che Renault e Peu­geot. «Con­si­de­rate le capa­cità offerte dalle nostre linee di assem­blag­gio, per le grandi case inter­na­zio­nali si tratta di una buona oppor­tu­nità di inve­sti­mento», ci spiega Reza Raja­bali, super­vi­sore della pro­du­zione del colosso ira­niano Khodro.

Tutti gli inve­sti­tori stra­nieri nel set­tore petro­li­fero atten­dono invece il pros­simo luglio, quando dovreb­bero essere can­cel­lati i vec­chi con­tratti di tipo «buy-back», che non per­met­te­vano alle società stra­niere di pos­se­dere quote di capi­tale nei pro­getti petro­li­feri nella Repub­blica isla­mica, sosti­tuen­doli con nuovi accordi basati sulla for­mula win-win, van­tag­giosi sia per il governo sia per le com­pa­gnie petro­li­fere, che avreb­bero mag­giori mar­gini di gua­da­gno. Ma già in vista della con­fe­renza in cui si discu­terà del tema, il pros­simo 22 feb­braio, i giganti del petro­lio sono in fila: dall’olandese Shell alla bri­tan­nica Bp fino all’Eni. Pro­prio l’Italia, fino al 2011 primo part­ner com­mer­ciale euro­peo di Tehe­ran insieme alla Ger­ma­nia, per riat­ti­vare gli inve­sti­menti in Iran, ha avviato negli ultimi mesi una serie con­ti­nua di mis­sioni poli­ti­che e diplomatiche.

E nei bazar i prezzi scendono

Alle porte della Corte di giu­sti­zia, lasciata piazza Imam Kho­meini nel sud di Teh­ran, un assem­bra­mento di lavo­ra­tori e con­ta­dini chiede l’aumento dei sus­sidi sulla ben­zina e altri beni di prima neces­sità. Più avanti un uomo batte a mac­china una let­tera men­tre il cliente la detta a bassa voce. Si intra­ve­dono i mura­les sulle pareti degli edi­fici che cir­con­dano il bazar di Teh­ran. I decori dei palazzi cit­ta­dini rap­pre­sen­tano donne avvolte in veli colo­rati, viste di città, scale che si diri­gono verso l’infinito. Anche lo spa­zio pub­blico è tenuto sotto con­trollo dalle auto­rità ira­niane: dai ponti soprae­le­vati per attra­ver­sare la strada alle ampie recin­zioni che impe­di­scono l’attraversamento pedonale.

Men­tre rari sono i luo­ghi di assem­bra­mento a Teh­ran. Uno dei più anti­chi si trova pro­prio a pochi metri dal bazar. È il caffè Naderi di via della Repub­blica dove alcune ragazze lasciano sci­vo­lare via i loro veli nono­stante una tele­ca­mera a cir­cuito chiuso riprenda ogni tavolo della caf­fet­te­ria. Le anti­che foto alle pareti tra­di­scono la nostal­gia dell’Iran dei Pahlavi.

Nel bazar di Teh­ran quelle che una volta erano delle ban­ca­relle sono diven­tate dei negozi di lusso. E gli effetti della dimi­nu­zione dei prezzi si fanno sen­tire sui con­sumi. Seb­bene l’inflazione resti alta (al 28% quest’anno), nel mese di gen­naio era in calo dell’1% rispetto a dicem­bre. «In seguito all’accordo di Gine­vra, i prezzi stanno scen­dendo. Eppure anche con i prezzi alle stelle dello scorso anno, la corsa agli acqui­sti di beni di lusso era fre­ne­tica», ci spiega Vahid, ven­di­tore di costosi tap­peti nel cuore del bazar.

Tut­ta­via, i prezzi degli affitti e delle auto­mo­bili non accen­nano a calare. I tec­no­crati con­trol­lano ora gli ingenti inve­sti­menti in infra­strut­ture e per la gestione delle risorse idri­che a disca­pito degli ultra-conservatori. Que­sto ha gene­rato non pochi malu­mori, insieme a denunce di abusi di uffi­cio e cor­ru­zione. Con pesanti impli­ca­zioni da accer­tare che in alcuni casi hanno preso la forma di gravi epi­sodi di rap­pre­sa­glia poli­tica, come l’assassinio del vice­mi­ni­stro dell’Industria, Saf­dar Rah­ma­ta­badi. Il poli­tico ucciso nel novem­bre scorso era impe­gnato, dal suo inse­dia­mento, in una dif­fusa lotta alla cor­ru­zione, che coin­vol­geva tutti i set­tori della scena poli­tica iraniana.

Inol­tre, le spe­cu­la­zioni edi­li­zie degli ultimi anni hanno gene­rato non poche con­se­guenze ambien­tali. È il caso del pro­sciu­ga­mento del lago di Urmia. Il bacino è spa­rito dopo la costru­zione della diga nel vil­lag­gio di Cha­h­chai, nel nord del Paese che ha inter­rotto uno degli ultimi affluenti del lago. E così la città ha perso in pochi mesi il 95% delle sue risorse idri­che: dove la pro­fon­dità dell’acqua era di poco supe­riore ai nove metri, ora si vede una piana deserta. Non solo, le acque del Mar Caspio sono ricolme di rifiuti indu­striali ira­niani e russi, men­tre la città di Ahwaz, nel sud ovest del Paese, è con­si­de­rata la più inqui­nata al mondo, secondo l’Organizzazione mon­diale della Sanità.

Si riparte dal Golfo persico

La cre­scita solo accen­nata a Teh­ran è ben evi­dente altrove. Primi ingenti inve­sti­menti sono già dispo­ni­bili nelle isole di Qish e Qeshme nel Golfo per­sico. I due para­disi diven­nero aree di libero scam­bio nel 1991. Affol­late per le festi­vità del nuovo anno per­siano, Norooz (che si festeg­gia nel mese di marzo) e in occa­sione delle festi­vità sciite della Ashura, spiagge, par­chi e riserve natu­rali appa­iono ancora semi-deserte. Se Qeshm è ancora un’isola ver­gine e molte donne coprono ancora il volto con maschere tra­di­zio­nali di cuoio (gat­wiyyeh), Qish è la quarta loca­lità turi­stica più fre­quen­tata del Medio oriente. Attrae gli inve­sti­menti di ingenti pro­getti edi­lizi, grandi resi­dence e grat­ta­cieli per le dif­fuse age­vo­la­zioni fiscali. Qui le donne vestono hejab infor­mali, molto spesso ven­gono in vacanza dagli Emi­rati e da altri Paesi del Golfo, si attar­dano tra le vetrine dei grandi e lus­suosi cen­tri commerciali.


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