Letta lascia, Renzi fa la squadra Consultazioni lampo per il governo

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Oggi al Colle Berlusconi. Non andranno Lega Nord e M5S Il messaggio Prima di recarsi da Napolitano per dimettersi da presidente del Consiglio, Enrico Letta ha affidato a Twitter il suo grazie a chi lo ha sostenuto nei quasi 300 giorni a Palazzo Chigi e ha usato una citazione di Seneca per descrivere lo stato d’animo con cui ha vissuto l’incarico ROMA — Partenza sprint per una «crisi lampo» che, però, ora rischia di avvitarsi e chiudersi solo alla fine della prossima settimana con il voto di fiducia al nuovo esecutivo guidato dal segretario del Pd, Matteo Renzi. Il presidente del Consiglio uscente, Enrico Letta (Pd), ha presentato le sue «dimissioni irrevocabili» nelle mani del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha subito imboccato la strada già percorsa in occasione delle dimissioni di Silvio Berlusconi (novembre 2011) e di Mario Monti (dicembre 2012): nessun passaggio davanti alle Camere del premier dimissionario anche perché, c’è scritto nel comunicato del Quirinale letto dal segretario generale Donato Marra, «il Parlamento potrà comunque esprimersi sulle origini e le motivazioni della crisi allorché sarà chiamato a dare la fiducia al nuovo Governo…». A questo punto, con le consultazioni già partite ieri sera, l’incarico al sindaco di Firenze è atteso per domani, alla vigilia della riapertura dei mercati, o per lunedì.
Il film della giornata che segue l’uscita da Palazzo Chigi di Enrico Letta ad opera del compagno di partito Matteo Renzi era ampiamente annunciato. Di mattina, il sindaco di Firenze riceve a Palazzo Vecchio i concittadini che hanno celebrato i 50 anni di matrimonio e non nasconde la sua euforia: «Per me è delicato dirvi che questo è uno dei momenti più belli da cinque anni a questa parte». A Roma, invece, il premier ancora in carica convoca l’ultimo consiglio dei Ministri per sbrigare affari correnti non prorogabili, perfeziona lo spinosissimo dossier sui fucilieri di marina del San Marco sotto processo in India, saluta i suoi collaboratori invitandoli alla massima sobrietà nelle operazioni di uscita da Palazzo Chigi. Letta, infine, invia un tweet per dare l’annuncio: «Al Quirinale a rassegnare le dimissioni al capo dello Stato. Grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato. Ogni giorno come se fosse l’ultimo…».
Alle 13, alla guida di una Lancia Delta, Letta fa il suo ingresso al Quirinale dove, accompagnato dal sottosegretario Filippo Patroni Griffi, si intrattiene per oltre un’ora. «Dimissioni irrevocabili» le sue. Per cui, al presidente della Repubblica — preso atto che il Pd, principale azionista del governo, ha revocato la fiducia a Letta approvando nella direzione di giovedì la relazione di Renzi — non rimane che avviare consultazioni lampo.
Il Movimento Cinque Stelle (con il dissenso di alcuni parlamentari guidati dai senatori Campanella e Battista) decide di non salire al Quirinale per le consultazioni, bollate da Beppe Grillo come una presa in giro. In serata anche la Lega, provocando lo «stupore» e il «rincrescimento» di Napolitano, fa sapere con il suo segretario Matteo Salvini di non voler andare al Quirinale. Per cui la lista delle delegazioni si accorcia.
Il premier in pectore, intanto, si gode il bagno di folla a Firenze dove trova il tempo di incontrare i fedelissimi e il ministro uscente Graziano Delrio che nel nuovo esecutivo dovrebbe essere messo a guardia, come sottosegretario alla Presidenza, della delicatissima macchina di Palazzo Chigi.
Al Quirinale sfilano dunque i presidenti di Senato e Camera, Piero Grasso e Laura Boldrini (reduce da una capigruppo durante la quale avrebbe detto di preferire una parlamentarizzazione della crisi), i presidenti del gruppo Misto (Pino Pisicchio e Loredana De Petris, che conferma il non gradimento di Sel per Renzi).
Si riprende stamattina con le minoranze linguistiche. Alle 16 tocca a Enrico Costa e a Maurizio Sacconi del Ncd accompagnati dal senatore Renato Schifani. Poi Scelta Civica, Popolari per l’Italia e Gennaro Migliore di Sel (che invece potrebbe aprire a Renzi). Infine, prima di ricevere i capigruppo del Pd Luigi Zanda e Roberto Speranza (ma non Matteo Renzi), Napolitano incontrerà la delegazione di Forza Italia: composta dai capigruppo Paolo Romani e Renato Brunetta «accompagnati dal Dott. Silvio Berlusconi, presidente del partito Forza Italia».
Dino Martirano


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