Il Cavaliere: tra un anno si vota

Il Cavaliere: tra un anno si vota

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È IMPEGNATO con i figli nella commemorazione dell’anniversario della morte di mamma Rosa, sebbene sia caduto il 3 febbraio. Rientrato in tutta fretta la sera prima da Roma apposta, subito dopo le consultazioni al Quirinale.
Così, le sortite di Angelino Alfano dal palco di Fiumicino hanno contribuito a rovinare una giornata piuttosto grigia di suo. I toni usati dall’ex delfino, racconterà nel pomeriggio chi ha parlato col leader, lo hanno sorpreso, ancor più che indispettito. Si aspettava le reazioni astiose dei vari Cicchitto, Lupi, Quagliariello al suo affondo di venerdì da Cagliari, quando aveva bollato gli “ex” come «utili idioti della sinistra». Ma quella del vicepremier no, non se l’aspettava in questi termini. «Sono
attonito — è l’espressione usata dal Cavaliere nei commenti a freddo — Non mi sarei mai aspettato che Angelino arrivasse a questo livello di ingratitudine. Ha già dimenticato che deve tutto a me». I benefici concessi li aveva elencati con la memoria intinta nel veleno l’altro giorno dalla Sardegna: «Era stato fatto ministro della Giustizia a 38 anni, segretario del partito a 40, ministro dell’Interno a 42». Berlusconi dà una sua spiegazione ai dirigenti di Forza Italia che lo hanno chiamato per raccoglierne gli sfoghi ed esprimere solidarietà. «Alfano ormai è un pugile suonato, contrattacca così perché si è parecchio indebolito — è il ragionamento fatto coi suoi — rischia di restare schiacciato tra Renzi e me, lo ha capito, è nervoso».
Non è la prima volta che il leader si abbandona a considerazioni del genere nel salotto di casa, a Villa San Martino come a Palazzo Grazioli. La svolta è maturata venerdì, appunto, quando l’accusa di alto tradimento è stata portata sul palco di un comizio, tagliando il sottile filo che teneva uniti i vertici di Forza Italia e Nuovo centrodestra. Ora davvero la prospettiva di un’alleanza elettorale, pur di là da venire, è ridotta al lumicino. Ora davvero l’unico obiettivo di Berlusconi è spianare i «traditori» già alle Europee del 25 maggio, impedire con tutti i mezzi che il Ncd superi la soglia fatale del 4 per cento. Il passaggio di Alfano che più lo ha irritato è quel «ci siamo rotti le scatole di sentire sempre le stesse cose» riferito alle campagne contro «l’oppressione fiscale e quella giudiziaria». Campagne nelle quali il ministro dell’Interno, ricordano ad Arcore, si era distinto «con convinzione». Ma ora è tutto cambiato, è tutto finito.
Berlusconi resterà in Brianza anche oggi, consueti breafing del lunedì con i vertici delle aziende. Il rientro a Roma è previsto non prima di domani. Sta alla finestra, per ora, osserva le mosse del premier incaricato. E continua a predicare cautela ai suoi. «Nessun attacco personale a Matteo Renzi — è la linea — Non è escluso che sosterremo alcuni provvedimenti utili, del resto lo abbiamo fatto anche con il primo governo Prodi». Avrebbe fatto ieri anche un esempio concreto. «Io ragiono con la testa di un imprenditore, se mi presenta la cancellazione dell’Irap, volete che non gliela voti? Prima di tutto gli interessi dei nostri elettori e del Paese». Tanto il giro di giostra, ne è convinto, non durerà a lungo. Il Cavaliere pensa che, a maggior ragione dopo le riforme, Renzi vorrà passare all’incasso e liberarsi di Alfano con elezioni a breve. E lì medita di consumare la sua vendetta. Fosse pure da leader non candidato, vincolato come sarà alla pena accessoria, magari per portare alla vittoria la figlia Marina.


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