Tra 2008-2012 diminuiscono gli infortuni delle donne

Tra 2008-2012 diminuiscono gli infortuni delle donne

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Roma – Tra il 2008 e il 2012 gli infortuni sul lavoro delle donne sono diminuiti del 12,8%. Una flessione piu’ contenuta rispetto a quella registrata a livello complessivo (-25,0%). Sono i dati diffusi dall’Inail sull’andamento infortunistico e le malattie professionali delle donne, relativi al quinquennio 2008-2012. A differenza degli infortuni, le denunce femminili di malattie professionali hanno, invece, continuato a crescere aumentando del 77% nel quinquennio 2008-2012 (da 7.793 a 13.795 casi), ma facendo registrare nel 2012 un decremento del 2,3% rispetto al 2011 (14.120 denunce).
In Italia le donne rappresentano il 51,9% della popolazione in eta’ lavorativa (oltre i 15 anni) e il 41,3% del totale occupati, e sono concentrate prevalentemente nel Centro-Nord. Nel 2012 le lavoratrici sono aumentate di 110mila unita’ rispetto al 2011 (+1,2%), sfiorando i 9,5 milioni. Oltre alle occupate, aumenta il numero delle donne disposte a lavorare che cresce dal 16,5% a circa il 24%.
Il segno “piu'” si deve a tre componenti: l’aumento delle lavoratrici straniere, cresciute di 76 mila unita’ (+7,9%); le 148 mila ultracinquantenni che per effetto della riforma delle pensioni sono rimaste nel loro posto di lavoro (+ 6,8%) e la crescita delle donne indotte dal periodo di ristrettezza economica ad entrare sul mercato del lavoro per compensare la perdita delle entrate maschili. Nonostante l’aumento dell’occupazione femminile dovuto all’insieme di questi fenomeni, in Italia la quota di donne occupate sul totale della popolazione rimane di gran lunga inferiore a quella dell’Ue (tasso di occupazione pari al 47,1% contro 58,6%). Nel settore navigazione, nel 2012 si sono registrate 1.032 denunce di infortuni, con un calo del 2,9% rispetto al 2011 (1.003 casi), di cui solo il 5% ha interessato le donne (52 casi). Solo uno il caso mortale verificatosi nel 2012 (contro i 6 del 2011) che ha coinvolto, al pari dell’anno precedente, esclusivamente il genere maschile. (DIRE)
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Non c’è fase due anche perché continuiamo ad essere in piena emergenza e dobbiamo dare forti segnali ai mercati prima delle aste di febbraio. Negli ultimi giorni abbiamo assistito a un forte calo dei rendimenti alle aste del Tesoro sui titoli a breve scadenza, accompagnato però da un ampliamento dello spread sul mercato secondario, nonostante i continui interventi della Bce. L’impressione è che molti investitori istituzionali vendano i nostri titoli di Stato prima delle aste per poi riacquistarli alle nuove emissioni soprattutto sulle scadenze più brevi, anche perché non troppo velatamente invitati a farlo. Queste operazioni possono contribuire a contenere la crescita del costo medio del nostro debito pubblico (che paga i rendimenti delle aste), ma peggiorano la posizione patrimoniale delle banche che sono giustamente costrette a valutare i titoli in portafoglio alle condizioni del mercato secondario. 
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