Carceri, il piano per evitare la supermulta

Carceri, il piano per evitare la supermulta

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STRASBURGO — Allarme del guardasigilli Andrea Orlando: l’Italia rischia multe milionarie a causa delle carceri sovraffollate che violano la dignità del detenuto. Multe dai 50 ai 100 milioni di euro all’anno. Multe che dalla Corte dei diritti umani potrebbero colpire l’Italia durante il semestre di presidenza europea. Il ministro della Giustizia arriva a Strasburgo e si prepara a raccontare come il Paese «possa vincere la sfida dei ricorsi» senza minimizzare l’estrema delicatezza del momento» e i rischi, soprattutto economici, che stiamo correndo «anche per la cattiva informazione fatta finora sui progressi compiuti». Sintetizzabili nei dati aggiornati a ieri. Dalla famosa sentenza Torreggiani, che condanna l’Italia ai rimborsi nel dicembre 2009, i detenuti sono calati di seimila unità. Erano 66.028, sono 60.419. Diminuiti da 14mila a 10.864 quelli in attesa di giudizio. Scesi da 29.809 a 21.942 quelli in custodia cautelare. Aumentati di pari passo i posti: 44.073 a fine 2009, 48.416 adesso. E 4.762 sono in ristrutturazione.
Progressi che Orlando porta davanti alla Corte, a partire dal nuovo piano carceri che prevede un rimborso tra i 10 e i 20 euro al giorno per chi ha subito una detenzione con uno spazio vitale inferiore ai 3mq e sconti non superiori al 20 per cento della pena per chi è in cella. Ma ieri sera, nella residenza italiana a Strasburgo, prima della cena con l’ambasciatore Manuel Jacoangeli e i vertici italiani alla Corte e al Consiglio d’Europa, Orlando esterna la sua preoccupazione sulle multe milionarie. «L’Italia non si può permettere di subire una così onerosa condanna alla vigilia del semestre di presidenza e per giunta per violazione dei diritti umani». Il Guardasigilli non nasconde che i ricorsi dei detenuti — oggi 3mila, di cui almeno 2mila ammissibili — potrebbero aumentare per un effetto imitativo. «Potremmo ritrovarci nella stessa situazione della legge Pinto (che rimborsa i processi lunghi,
ndr) e subire conseguenze politiche, economiche, di immagine».
Quello che Orlando non dice si può cogliere da indiscrezioni alla Corte. Dove l’Italia, per la Pinto e per i 250mila avvocati che esercitano, è guardata con sospetto.
Tanti legali può voler dire «un business dei ricorsi». Quanto alla Pinto, la storia è nota. Strasburgo, subissata di ricorsi, suggerì una legge per risarcire le vittime. Ma la Pinto non ha funzionato e Strasburgo si è ritrovata addosso i risorsi contro la legge. Il timore è che succeda la stessa cosa coi detenuti. La Corte Ue vuole garanzie certe, per questo Orlando punta sui numeri, sull’inversione di tendenza, sulle leggi già approvate, ma soprattutto cercherà di garantire «che gli interventi non avranno carattere temporaneo ed episodico, ma saranno definitivi, strutturali e non una tantum». Come gli accordi già in corso con le Regioni per trasferire nelle comunità i detenuti per droga e le nuove intese internazionali per rispedire in patria gli stranieri cui resta un residuo pena di due anni (per questo Orlando vola in Marocco la prossima settimana).


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