Fiducia Italia, la Cina in Eni ed Enel E i Btp scendono ai minimi storici

Fiducia Italia, la Cina in Eni ed Enel E i Btp scendono ai minimi storici

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La Borsa è rimasta indifferente — la quotazione dei rispettivi titoli è rimasta infatti sostanzialmente invariata — ma la notizia, comunicata ieri dalla Consob, ha fatto effetto: la Banca centrale cinese, la People‘s Bank of China, detiene oltre il 2% di Enel e Eni, i due maggiori gruppi italiani, precisamente il 2,071% del primo e il 2,102% del secondo. Il superamento della fatidica quota, che segnala una partecipazione rilevante per il mercato, è avvenuta — ha rivelato la Commissione — lo scorso 21 marzo. Ed è anche un ulteriore segnale del nuovo interesse per l’Italia — dove ieri si è registrato un miglioramento del clima di fiducia delle imprese, il quinto consecutivo e il più alto da settembre 2011 — degli investitori stranieri. Testimoniato, nelle scorse settimane anche dagli acquisti del fondo BlackRock che è salito al 5,7% del capitale di Mps ed è diventato il primo socio di Unicredit. Il ritorno di fiducia sul nostro paese è stato segnalato due giorni fa dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco che ha anche indicato l’aumento di richieste sui mercati per i titoli di Stato italiani. Ieri sulla scia dell’en plein del Tesoro all’asta di Bot semestrali — grande domanda e tassi di collocamento allo 0,504%, lievemente in aumento rispetto al minimo di febbraio — i rendimenti dei Btp decennali sono scesi ai livelli, mai più toccati, del 2005. I titoli hanno fatto registrare un tasso minimo record del 2,29% per poi risalire in chiusura di giornata al 3,30%, con uno spread rispetto ai tassi dei Bund tedeschi di uguale durata sceso a 177 punti base. Ma la diminuzione dei rendimenti ha riguardato tutta la curva delle scadenze dei Btp e l’intero comparto dei titoli pubblici dell’area dell’euro, nel clima di attesa di possibili nuove misure espansive da parte della Bce per contrastare il rischio di deflazione. Oggi il Tesoro offrirà Btp e Cct per 10 miliardi di euro e gli operatori sono pronti a scommettere su un calo dei rendimenti.
L’aspettativa per una decisione dell’Eurotower, alimentata dalle aperture su provvedimenti non convenzionali fatte dal presidente della Bundesbank Jens Weidmann, ha anche determinato ieri il deprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro (1,374) sostenuto pure dalla diffusione negli Usa dei dati sull’occupazione, ai minimi dallo scorso novembre, e del Pil definitivo del quarto trimestre rivisto al rialzo al 2,6% ma rimasto sotto le aspettative degli operatori.
Le Borse ieri hanno vissuto una giornata «neutra» fiaccata dall’avvio debole di Wall Street con Piazza Affari in rialzo dello 0,31% a 21.173,90 punti seguita da Madrid, salita dello 0,57%. Sopra la parità anche Francoforte, in progresso dello 0,03% mentre il listino di Londra ha ceduto 0,26% e di Parigi sceso dello 0,14%.
A trainare la Borsa di Milano sono stati i titoli bancari in particolare di Mps (+1,12%) a 0,242 euro, passata indenne dall’esame di Moody’s che ha apprezzato la riduzione della partecipazione della Fondazione senese scesa al 12% del capitale. Nel resto del comparto bancario gli acquisti hanno premiato Banco Popolare, Intesa SanPaolo, Mediobanca, Ubi Banca e Unicredit .
Stefania Tamburello



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