Obama e Renzi. Fiducia sulle riforme

Obama e Renzi. Fiducia sulle riforme

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ROMA — «So nice to see you again! », così felice di vederti di nuovo. «You look wonderful », sei in ottima forma. La confidenza che Obama dimostra con Napolitano, nelle prime parole dell’incontro al Quirinale, rimarca un’amicizia e una consuetudine di vecchia data.
Confermata dalle parole che il presidente americano esprime qualche ora dopo, in pubblico, a Villa Madama, con accanto Matteo Renzi: «L’Italia è fortunata ad avere un uomo di Stato così forte, che aiuta il Paese in momenti così difficili», dice ancora Obama di Napolitano, mentre ammira gli affreschi delle sale della villa e risponde alle domande della stampa.
Con Renzi non c’è lo stesso rapporto, ma le aperture di credito non sono da poco. Entrambi, sia il presidente della Repubblica che il presidente del Consiglio, sono da ringraziare «per l’impegno nella Nato, l’Italia è uno dei nostri maggiori contribuenti». Ma per l’inquilino di Palazzo Chigi l’interesse si mischia agli apprezzamenti: Obama ricorda la visita di Renzi alla Casa Bianca, insieme ad altri sindaci, da «primo cittadino» (lo dice in italiano) di Firenze, ora è «ansioso» di accoglierlo nel suo studio anche nella veste di capo del governo italiano.
«Il premier saprà portare avanti l’Italia e le sue riforme», aggiunge, «sono favorevolmente impressionato dalla sua energia, è positivo per l’Italia e l’Europa avere una nuova generazione di leader».
Complimenti che sono immediatamente ricambiati: «È un grande piacere ospitarlo a Villa Madama. Tutti i giornalisti italiani sanno che Obama non solo è il presidente Usa: per me e la mia squadra è fonte di ispirazione». Gli Stati Uniti sono «anche un modello?». «Certo», risponde il premier, che lascia trapelare un filo di ansia, mentre affronta qualche risposta in inglese e cerca la battuta: Mare nostrum, il Mediterraneo, è «our sea» per farsi capire meglio dall’americano.
«Il dialogo di oggi conferma la grande amicizia e partnership» tra Italia e Usa. «Vogliamo cambiare l’Italia, e Obama lo sa, perché se lo facciamo diamo una mano a cambiare l’Ue. Quel messaggio che ha caratterizzato la campagna di Obama, “yes we can”, oggi vale anche per noi in Italia», dice ancora Renzi.
Dimostrazioni di sintonia, che forse nascondono qualche incomprensione su argomenti che in conferenza stampa affiorano solo in parte: del possibile dimezzamento degli ordini italiani di F35 si discute a porte chiuse, ma indirettamente se ne parla anche davanti ai cronisti, quando Obama ripete «che la libertà degli alleati non è gratuita e che se gli americani è giusto che spendano più di altri, meno giusto è che anche per la Nato impieghino di più degli europei in rapporto ai rispettivi Pil. C’è un certo impegno irriducibile che i Paesi devono avere se vogliono essere seri nell’alleanza Nato e nella difesa».
La risposta del premier è diplomatica: «Ha ragione Obama quando dice che la libertà non è gratis. L’Italia ha sempre fatto la sua parte consapevole delle proprie forze. Il tema dell’efficienza dei costi della pubblica amministrazione e della difesa sono sotto gli occhi di tutti e nel rispetto della collaborazione provvederemo a verificare i nostri budget».
Un dossier, quello degli ordini militari da aziende americane, che viene affiancato da altri argomenti, più in discesa, almeno per le relazioni fra i due Paesi: come era stato anche per Enrico Letta, Renzi promette di fare di tutto per chiudere entro il semestre italiano di presidenza della Ue «l’accordo commerciale» tra Ue e Usa, e «se non ce la facciamo, sarà nel 2015».
Si discute ovviamente anche di Russia e Ucraina, della visita che Obama ha fatto in Vaticano, che l’«ha commosso» e che per lunghi tratti è l’argomento principale della conferenza stampa con il presidente del Consiglio. Alla fine, per le conclusioni, il presidente del Consiglio passa dal pragmatico al poetico: «I luoghi di bellezza che Obama andrà a visitare sono la nostra forza: noi vogliamo, con la stessa forza con cui abbiamo costruito quel patrimonio, costruire il nostro futuro. L’Italia deve continuare a fare sogni più grandi di quelli che ha fatto finora».
Marco Galluzzo


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