I soldi della moda e la crisi dell’economia globale

I soldi della moda e la crisi dell’economia globale

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Lo scorso feb­braio, Ver­sace ha ceduto il 20% del suo capi­tale al fondo di inve­sti­menti Black­stone che, per que­sta quota di mino­ranza, ha ver­sato 150 milioni di euro in azioni di nuova emis­sione e 60 milioni per acqui­sire azioni della società: il che vuol dire che Ver­sace vale un miliardo di euro. Nel luglio del 2012 il mar­chio ita­liano Valen­tino è stato ven­duto a un fondo del Qatar, Mayoola for Invest­ment, per 700 milioni di euro. Una cifra che vale, dicono gli esperti eco­no­mi­sti, 25 volte il mar­gine ope­ra­tivo lordo del 2011, quando Valen­tino ha fat­tu­rato 322,4 milioni di euro. Ancora, nel novem­bre del 2013 i fra­telli Ser­gio e Pier Luigi Loro Piana hanno ceduto l’80 per cento dell’azienda di fami­glia al colosso del lusso mon­diale Lvmh di Ber­nard Arnault per 2 miliardi di euro. Il restante 20% è rima­sto alla fami­glia, ma con un’opzione di pre­la­zione di tre anni da parte dei fran­cesi. Al momento della ven­dita, quindi, il valore del mar­chio Loro Piana era di 2 miliardi e 700 milioni di euro, cioè 21 volte e mezzo il valore del mar­gine ope­ra­tivo lordo di 123,6 milioni di euro. L’operazione è stata valu­tata straor­di­na­ria e ha richia­mato il para­gone con un’altra acqui­si­zione del super gruppo fran­cese, quella dell’italiano Bul­gari nel marzo del 2011, attra­verso una com­plessa ope­ra­zione di Borsa.
I soldi scam­biati, comun­que, non si pos­sono nem­meno con­tare: si sa che, alla fine, Lvmh ha emesso circa 16,5 milioni di azioni in con­cam­bio dei 152,5 milioni di azioni di Bul­gari. Quanti soldi que­sto voglia dire non si sa. Si sa che, tra cambi e con­cambi, alla fami­glia Bul­gari è andato anche il 3 per cento dell’azionariato di Lvmh. Accre­di­tate voci della grande finanza danno Roberto Cavalli come il pros­simo mar­chio sul mer­cato che potrebbe tro­vare il suo acqui­rente in un gestore di Fondi inter­na­zio­nali, ma pare che il prezzo richie­sto dallo sti­li­sta e dalla sua nume­rosa fami­glia sia molto alto rispetto al suo valore e, quindi, la trat­ta­tiva con il fan­to­ma­tico Fondo scorre a cor­rente alter­nata. Come dire: è vero che i mar­chi della moda val­gono molto, ma a tutto c’è un limite.
Le ope­ra­zioni finan­zia­rie nel mondo della moda sono anti­che quanto la moda stessa. Nel 1921 Coco Cha­nel fece la sua for­tuna allean­dosi con Pierre Wer­thei­mer, per lan­ciare il pro­fumo Cha­nel N 5. Il socio rilevò l’azienda quando Coco chiuse l’atelier allo scop­pio della seconda guerra mon­diale e rias­sunse Madame, come sti­li­sta, quando tornò a Parigi nel 1954. La fami­glia Wer­thei­mer è ancora la pro­prie­ta­ria dell’impero della dop­pia C.
I nume­rosi cambi di pro­prietà di Yves Saint Lau­rent fecero scop­piare parec­chi scan­dali in Fran­cia che diven­ta­rono anche poli­tici nel 1993, quando il pre­si­dente Mit­te­rand, amico dello sti­li­sta e del suo socio, ne rac­co­mandò l’acquisto al gruppo chi­mico sta­tale Elf-Sanofi per una cifra allora colos­sale, 3 miliardi e 600 milioni di fran­chi.
La moda ha sem­pre fatto girare i soldi. Ma oggi le cifre sono da risa­na­mento dell’economia glo­bale.


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