Il solito Alfano, una banderuola

Il solito Alfano, una banderuola

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Con­si­de­riamo Ange­lino Alfano. Ecco un uomo baciato dalla for­tuna. In altri tempi, viste le sue doti poli­ti­che, dif­fi­cil­mente sarebbe stato più di un nota­bile demo­cri­stiano di pro­vin­cia. Quando c’erano Fan­fani, Andreotti e gli altri cavalli di razza, ci voleva ben altra tem­pra o stazza per entrare nell’empireo della poli­tica nazio­nale. E invece lui è riu­scito, gra­zie a Ber­lu­sconi, a diven­tare segre­ta­rio di Forza Ita­lia, mini­stro della giu­sti­zia, mini­stro degli interni e vice­pre­si­dente del con­si­glio con Letta. Poi, ha fatto con la manina ciao ciao a Ber­lu­sconi è ed eccolo lea­der del Ncd.

Lea­der di un par­tito di cui si sen­tiva pro­prio la man­canza, e mini­stro degli interni con Renzi. Una bella car­riera demo­cri­stiana, non c’è che dire.

Solo che, accanto al taran­to­lato Renzi, il povero Alfano non può che sbia­dire. Come può com­pe­tere con la par­lan­tina inar­re­sta­bile del suo pre­si­dente del con­si­glio? Ma le ele­zioni euro­pee sono alle porte e biso­gna pur dimo­strare di esi­stere. Solo così si spiega l’incredibile spa­rata di Alfano sui “600.000 clan­de­stini” pronti a river­sarsi dal Nord Africa sulle nostre coste. Solo nei primi tre mesi dell’anno ne sono arri­vati 11.000, sostiene lui. Pren­diamo per vera que­sta cifra but­tata lì per vedere l’effetto che fa. In un anno sareb­bero 40.000, la stessa cifra (anch’essa del tutto alea­to­ria) del 2013. E allora come arriva Alfano a 600.000? Ci arriva solo con la fan­ta­sia o, meglio, ci arriva con lo scopo di spa­ven­tare l’opinione pub­blica e far vedere che, anche se si è messo con Renzi, non è un vol­ta­gab­bana ed è rima­sto l’Alfano di sem­pre, quello dei bei tempi di Berlusconi.

Sì, per­ché il buon Alfano nella sua car­riera ha cam­biato posi­zione con la rapi­dità con cui i suoi mae­stri demo­cri­stiani cam­bia­vano cor­rente. Nel 2002 vota la Bossi-Fini. Recen­te­mente ha dichia­rato che è neces­sa­rio accor­ciare i tempi della per­ma­nenza nei Cie pre­vi­sta dalla Bossi-Fini. Nel 2009, firma come guar­da­si­gilli la legge che fa dell’immigrazione clan­de­stina un reato penale. Nel 2014 approva la sua depe­na­liz­za­zione, facendo infu­riare i leghi­sti, coe­renti nella loro xeno­fo­bia. Nell’agosto 2013 pro­pone che il vitto dei reclusi nei Cie sia pagato dai paesi di pro­ve­nienza, un’idea così biz­zarra che nes­suno dei col­le­ghi di governo la riprende, forse attri­buen­dola al caldo tor­rido. Nell’ottobre, dopo l’ecatombe marina di Lam­pe­dusa, pro­pone la meda­glia d’oro agli iso­lani. Rac­co­gliendo le dichia­ra­zioni di Ange­lino in tema di clan­de­stini, immi­gra­zione, acco­glienza e così via si otter­rebbe un per­fetto manuale del poli­tico ondi­vago, per non dir di peggio.

Ma che Alfano sfiori spesso il sur­rea­li­smo, senza esserne con­sa­pe­vole, non deve illu­dere nes­suno. Infatti, il panico da immi­gra­zione paga sem­pre, è una risorsa rin­no­va­bile in con­ti­nua­zione, come dimo­stra il recu­pero nei son­daggi della Lega di Sal­vini. Lo sfrutta Alfano, con la bufala dei 600.000 sbar­chi, lo sfrut­tano i leghi­sti, lo sfrutta Grillo, lo sfrutta cioè quella destra pro­fonda, pro­ba­bil­mente mag­gio­ri­ta­ria nel paese, che si nutre di luo­ghi comuni, ritor­nelli for­ca­ioli, umo­ri­smi tom­bali. Basta dare un’occhiata ai com­menti sotto la noti­zia dei 600.000, e non solo nei gior­nali di destra. È pro­ba­bile che la paura dei migranti sia una com­po­nente essen­ziale dello spi­rito anti-europeo che sem­bra mon­tare in vista delle elezioni.

Forse, biso­gne­rebbe spie­gare ad Alfano e ai suoi elet­tori che l’Unione Euro­pea, con Fron­tex, i campi sparsi dap­per­tutto e i soldi dei con­tri­buenti spesi in poli­zie inte­grate e con­trolli alle fron­tiere, non acco­glie esat­ta­mente i migranti a brac­cia aperte. Ma si sa, in tempi di ele­zioni gli argo­menti con­tano poco e la paura è una risorsa che non costa nulla.


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