Kiev manda l’esercito nell’Est I parà riconquistano l’aeroporto

Kiev manda l’esercito nell’Est I parà riconquistano l’aeroporto

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MOSCA — I reparti speciali ucraini hanno liberato l’aeroporto militare di Kramatorsk nell’Est del Paese, ma hanno evitato, almeno fino a ieri sera, qualsiasi contatto con gli indipendentisti che occupano edifici pubblici all’interno di diverse città.
Le truppe del ministero dell’Interno che hanno condotto l’operazione con l’appoggio dell’esercito non avrebbero registrato perdite, secondo quanto ha affermato il presidente ucraino Oleksandr Turchynov. Dall’altra parte invece si afferma che l’assalto avrebbe provocato tra i 4 e gli 11 morti, più numerosi feriti. All’ospedale della cittadina, comunque, il direttore sanitario ha detto di non aver visto arrivare né feriti né vittime. Testimoni riferiscono di movimenti di colonne di tank ucraini e dell’utilizzo di caccia ed elicotteri.
Anche se limitata all’aeroporto, l’azione del governo di Kiev ha naturalmente suscitato l’inevitabile reazione di Mosca. Vladimir Putin ha chiesto al segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon «una netta condanna». E il premier Dmitrij Medvedev ha parlato di Ucraina orientale «sull’orlo della guerra civile». Mentre il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha ammonito che gli ultimi eventi potrebbero far saltare il vertice provvisoriamente fissato per domani a Ginevra tra Stati Uniti, Ue, Russia e Ucraina. Da Washington è arrivato un immediato appoggio alla decisione del governo ucraino di avviare quella che è stata definita una «operazione antiterrorismo». Il portavoce della Casa Bianca ha detto che le autorità dovevano rispondere agli eventi verificatisi in quanto è loro compito mantenere la legge e l’ordine.
I responsabili dei servizi di sicurezza di Kiev, l’Sbu, sono convinti che dietro le occupazioni e le manifestazioni alle quali poi partecipano anche centinaia di normali cittadini, ci sia Mosca. «In particolare le truppe speciali del Gru, un cliente assai difficile», ha detto il generale Vassyl Krutov, vice capo dell’Sbu. Il generale ha anche detto cosa accadrà a coloro che decideranno di non arrendersi: «Verranno liquidati», ha affermato minaccioso. Dietro le quinte l’Europa, che pure ufficialmente appoggia in pieno il governo di Kiev, invita le parti a una certa prudenza, per evitare che la tensione salga ulteriormente. In ogni caso tutti sono convinti, nonostante i continui dinieghi del Cremlino, che i militari in uniforme verde senza insegne non siano componenti delle milizie di autodifesa, ma soldati russi. Gli ucraini dicono di averne le prove e promettono di mostrarle al vertice di Ginevra. Ieri un’importante conferma di quanto è stato detto fino ad ora in Occidente sui fatti di Crimea del mese scorso (con un copione assai simile a quello di oggi) è venuta dalle Nazioni Unite. In un rapporto del Commissariato per i diritti umani si afferma che gli attacchi alle minoranze etniche russe denunciati da Mosca non sono stati «né ampiamente diffusi né sistematici». Le storie sulle vessazioni subite a opera di estremisti nazionalisti «sono state fortemente esagerate». Inoltre il rapporto afferma che «i resoconti disinformati di persecuzioni verso i russi di Crimea sono stati sistematicamente adoperati per creare un clima di paura e insicurezza che ha avuto come conseguenza l’appoggio all’integrazione della Crimea nella Federazione Russa». Durante il referendum, poi, ci sono stati numerosi episodi di falsificazione e di intimidazione. Critici dell’annessione alla Russia e giornalisti sono stati rapiti e torturati. Infine si citano prove che alcuni dei partecipanti agli scontri violenti registratisi nell’Ucraina dell’Est erano venuti dalla Russia. Mosca ha subito respinto il rapporto, affermando che «sembra essere stato fabbricato per corrispondere a conclusioni già decise in precedenza».
Le vicende ucraine continuano intanto ad avere effetti negativi sull’economia russa che ormai sembra avviata verso la recessione. Quest’anno potrebbe non crescere affatto, mentre i capitali in fuga arriverebbero a cento miliardi di dollari. L’integrazione della Crimea, poi, si rivelerà un fardello pesantissimo. Come spesso è accaduto in passato, la tendenza a Mosca è quella di affermare che tutti i guai vengono da fuori, da chi trama per colpire la Russia. E anche la possibile recessione, secondo Medvedev, è dovuta «a forze esterne».
Fabrizio Dragosei


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