Irpef, ecco il bonus tagli agli stipendi di toghe e docenti

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UN MILIARDO alla sanità, taglio degli stipendi esteso dai dirigenti pubblici anche a magistrati, alte gerarchie militari e professori universitari. Confermati i già annunciati 800 milioni di risparmi sull’acquisto di beni e servizi, mentre si profila una sforbiciata da un miliardo alle agevolazioni per le imprese e un intervento anche sui cacciabombardieri Usa F35. Sono queste le poste messe sul tavolo dal governo nelle ultime ore per sbloccare l’operazione bonus in busta-paga che sarà varata domani dal consiglio dei ministri: con tutta probabilità la platea investita salirà fino a 28 mila euro.
ECOMPRENDERÀ anche i più poveri, i cosiddetti “incapienti”. Tutto al passo di corsa perché entro oggi, per varare il decreto, serve l’approvazione da parte del Parlamento del Def e dell’autorizzazione allo slittamento di un anno del pareggio di bilancio.
I DIFFICILI TAGLI
La scure della spending review, che già si è abbattuta sui dirigenti pubblici che guadagnano più del Presidente della Repubblica, si estenderà anche a magistrati, professori universitari e militari. Il tetto fissato sarà di circa 260 mila euro lordi (comprensivi di Irpef e contributi previdenziali, equiparando il trattamento a quello lordo del Presidente della Repubblica, tasse e contributi inclusi). L’intera operazione, che solo sugli alti burocrati di Stato avrebbe consentito risparmi per 500 milioni, sale ad 800. A Palazzo Chigi hanno adottato la filosofia di «spendere meno, ma soprattutto spendere meglio, tagli mirati e non lineari in linea con le indicazioni
europee”
Entra in campo anche il nodo sanità: dopo una serrata discussione sarebbe pronto il recupero di circa 1 miliardo tra risparmi, taglio agli spechi negli acquisti e maggiore efficienza delle strutture. Confermato il tradizionale “bisturi” di 800 milioni per l’acquisto di beni e servizi della Pubblica amministrazione attraverso l’allargamento delle competenze della Consip, il grande compratore di Stato. Spunta, negli ultimi appunti, anche l’intervento sulle agevolazioni per le imprese che dovrebbe essere in grado di fornire circa un miliardo. Nel mirino restano le municipalizzate e la gestione degli immobili pubblici. Rotti gli indugi, sembra pronto anche un taglio al programma di acquisto dei 90 cacciabombardieri Usa prodotti dalla Lockheed-Martin. Così, in tutto, la partita spending dovrebbe arrivare ai 4,5 miliardi sui quali conta il governo.
LE QUOTE BANKITALIA
A completare le risorse resta l’ipotesi di utilizzare l’Iva che lo Stato recupererà dal pagamento dei debiti con le imprese: potrebbe dare circa un miliardo. Mentre, dopo la dura presa di posizione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Delrio sulle banche, è in arrivo l’aumento delle tasse sulle plusvalenze che gli istituti di credito ricaveranno dalla rivalutazione delle quote-Bankitalia. Si passera dal 12 al 24-26% e l’incasso (accompagnato da un ritocco al meccanismo di rivalutazione) dovrebbe essere di 1,2 miliardi.
Tra spending e misure one off, si raggiungerebbero i 6-7 miliardi previsti per coprire il bonus, mentre per i prossimi anni ci si limiterà ad un impegno del governo. «Dicevano che era una televendita. Poi che non c’erano le coperture. Poi le coperture sì, ma non quelle. #Amicigufi ma aspettare venerdì no?», ha comunque mandato a dire Renzi via Twitter ieri sera.
GLI INCAPIENTI
I conteggi sono aperti fino all’ultimo minuto. L’elemento nuovo è la possibile estensione dello sconto fiscale in busta paga ad una platea più ampia. Fino ad oggi si è parlato dei lavoratori dipendenti che guadagnano fino a 25 mila euro lordi, la misura dovrebbe invece raggiungere anche chi conta su 28 mila euro per evitare uno “scalino” troppo marcato intorno alla soglia dei 25 mila e rendere la curva più omogenea. In questa area si dovrebbe agire con l’aumento delle detrazioni Irpef introducendo nella busta paga del 27 maggio un beneficio medio di 83 euro. Il bonus salirà fino a 92 per chi sta nella parte più bassa e scenderà
a circa 60 per chi sta più in alto. Nella partita dovrebbero entrare anche gli incapienti, cioè coloro che guadagnano sotto gli 8.000 euro e non hanno spazio per utilizzare un aumento delle detrazioni perché sono già esentasse. Se sarà confermato questo schema gli “incapienti” avranno un bonus monetario erogato dall’Inps che costerà circa 1 miliardo in più e darà intorno ai 25 euro netti (per stipendi netti di circa 400 euro mensili).
LA DOPPIA VOTAZIONE
In un clima da corsa contro il tempo oggi Camera e Senato voteranno l’autorizzazione al governo a rinviare il pareggio di bilancio al 2016 e la risoluzione che approva il Def. L’approvazione del Def è necessaria per poter varare il decreto Irpef sulla base del nuovo quadro di bilancio. Per varare il Def, visto che il governo
ha previsto il rinvio al 2016 del pareggio di bilancio, serve tuttavia una ulteriore autorizzazione del Parlamento che, secondo la Legge Costituzionale, deve avvenire con una distinta votazione. Al meccanismo giuridico mancava tuttavia un altro tassello: la lettera formale del governo italiano alla Commissione Ue, condizione per votare l’autorizzazione al rinvio del pareggio da parte del Parlamento.
Così gli eventi sono precipitati. L’altra notte Padoan ha riferito di aver già avuto contatti informali a Washington con la Commissione e fonti del Tesoro assicuravano martedì sera che la lettera era già partita, anche se Bruxelles ieri non confermava. Dopo una giornata di attesa e tensione, la lettera è arrivata a Bruxelles e soprattutto è accompagnata già dalla risposta di Bruxelles; una «presa d’atto» da parte del nuovo Commissario agli Affari monetari Siim Kallas sufficiente al Parlamento per procedere, in attesa di valutazione.
A sollecitare la trasmissione della lettera al Parlamento è stata la Presidente della Camera Laura Boldrini, che ieri ha comunicato la sua iniziativa in apertura dei lavori della conferenza dei capigruppo. Ciò non è bastato al capogruppo di Forza Italia Brunetta che, ormai senza motivo e con la solita aggressività verbale, è partito all’attacco della Boldrini che ha replicato definendo i toni «irrispettosi e irriguardosi ».
Resta lo scoglio della doppia votazione di oggi. Mentre infatti per il Def è necessaria la maggioranza semplice (cioè dei presenti), per votare l’autorizzazione al rinvio del pareggio di bilancio è necessaria la maggioranza degli aventi diritto. Oggi, giovedì di Pasqua, dunque la maggioranza al Senato dovrà vedere presenti tutti i suoi 161 componenti per dare il via libera al governo sullo sforamento del limite costituzionale. Una partita che in Senato la maggioranza affronta con tranquillità: nelle ultime richieste di fiducia infatti c’è stata una presenza tra i 163 e i 171 parlamentari di maggioranza.


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