Corsica, addio alle armi dei separatisti

Corsica, addio alle armi dei separatisti

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PARIGI . Un comunicato di quattordici pagine per mettere fine a trentotto anni di lotta armata. Il Front de Libération Nationale de Corse, Flnc, decide di avviare un «processo di demilitarizzazione e un’uscita progressiva dalla clandestinità». Un abbandono «senza preavviso né equivoci», scrivono i combattenti corsi, maturato negli ultimi mesi, dopo alcune «conquiste politiche» del movimento. Già in passato il Flnc aveva promesso delle «tregue», puntualmente non rispettate. Ma è la prima volta che il gruppo che si batte da decenni per l’indipendenza della Corsica annuncia di voler deporre le armi. Una mossa a sorpresa accolta con prudenza da gran parte del mondo politico francese. «Prendiamo atto del messaggio, ma avremo bisogno di tempo per verificarne i contenuti» ha commentato a caldo il ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, che qualche settimana fa è stato accolto sull’isola da una scarica di proiettili sulla caserma di Bastia.
Nulla lasciava supporre questo improvviso cambio di strategia. Il comunicato autentificato dalla rivista Corsica è stato diffuso mercoledì sera. Per spiegare la svolta il Flnc cita il recente voto dell’Assemblea locale che ha creato uno statuto di residente, dando la priorità agli abitanti dell’isola nelle compravendite immobiliari, un contenzioso che va avanti da decenni. Gran parte degli ultimi attentati erano infatti mirati contro proprietà di “forestieri” ed è proprio per il “diritto alla terra” che si è formato nel 1975 il Flnc, con l’assedio di una tenuta vinicola di Aleria acquistata da un francese a condizioni di favore, secondo gli indipendentisti. Nella prima operazione militare del Flnc morirono due gendarmi. Da allora ci sono stati 10.500 attentati in Corsica, di cui 4.700 rivendicati, e cinque
tra i rappresentanti dello Stato.
Nel lungo testo, il gruppo corso cita l’esempio dei movimenti indipendentisti baschi e irlandesi che pure hanno abbandonato la lotta armata per cercare un dialogo con le istituzioni. L’Assemblea dell’isola, sottolinea ancora il Flnc, ha appena approvato l’uso della lingua corsa per alcuni atti ufficiali, affiancata sempre al francese. «Questi dibattiti su temi vietati per molti anni tracciano i contorni di una soluzione politica», continua il comunicato che non pone condizioni come la liberazione di «prigionieri politici », parla di «passo storico» e conclude con il motto: «A populu fattu bisogna marchija», il popolo sovrano sempre in marcia.
Dietro al clamoroso annuncio, si nascondono le divisioni interne al movimento e la “crisi di vocazioni” di giovani militanti anche a causa della guerra fratricida di quelli che i corsi chiamano gli “Anni di Piombo”. Tra il 1995 e l’inizio degli anni 2000 una ventina di combattenti sono rimasti uccisi in regolamenti di conti tra le varie faide. Da allora, il Flnc si è ritrovato indebolito, scavalcato nella violenza dal nuovo gruppo radicale “22 ottobre”. È svanita anche la mitologia rivoluzionaria dei Ribelli, chiamati così in dialetto, sempre più legati alla criminalità organizzata.
La soluzione politica di cui parla il Flnc è cominciata già da tempo, attraverso giovani e scaltri leader che hanno ripreso nei loro programmi alcune battaglie del movimento. È così che alle elezioni locali di marzo ha vinto Femu Corsica, il partito autonomista che si oppone a quello indipendentista Corsica Libera di Jean-Guy Talamoni, fiancheggiatore del Flnc. Jean-Christophe Angelini, 38 anni, presidente degli eletti di Femu Corsica, è uno dei simboli del nuovo irredentismo pacifico. «Abbiamo sempre convissuto con la violenza, fa parte del paesaggio. Non credo sia merito nostro se il Flnc depone le armi», mette le mani avanti Angelini. Un altro giovane leader autonomista è il sindaco di Bastia, Gilles Simeoni, avvocato di alcuni indipendentisti come Yvan Colonna, condannato per l’omicidio del prefetto Claude Erignac nel 1998. Simeoni è anche figlio di Edmond, uno dei padri del Flnc che guidava il famoso assedio di Aleria nel 1975. Da sempre, la Corsica è fatta di chiaroscuri, contraddizioni più o meno apparenti.
«Se il Flnc abbandona la lotta armata allora è davvero la fine del terrorismo in Corsica», commenta Gilbert Thiel, magistrato che ha guidato alcuni maxi-processi contro gli indipendentisti. Per ironia del destino, il giudice è andato in pensione proprio nel giorno in cui il Fronte ha deciso di uscire dalla clandestinità. «Bisogna solo sperare che questo annuncio non farà emergere un’ala più radicale, com’è accaduto in Irlanda durante il processo di pace ». Nel comunicato, i dirigenti del Flnc avvertono: «Rigettiamo in anticipo qualsiasi futura azione militare sul territorio corso e francese». Un messaggio interno al movimento da cui dipende il futuro della svolta in Corsica.



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2 comments

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  1. Gianni Sartori
    Gianni Sartori 6 Novembre, 2014, 07:20

    Un ricordo del compagno Yves Stella, fondatore del FLNC, scomparso due anni fa…

    In memoria di un patriota Corso
    di Gianni Sartori – 26/04/2013

    Magro, affilato. Ironico e calmo, ma sprizzante energia. Fumatore.
    Così ricordo Yves Stella. Ho avuto l’onore di conoscerlo nel 1989 a Bozen (Tirolo). Un convegno sull’Europa dei popoli a cui parteciparono, tra gli altri, i baschi José Antonio Egido (Takolo) e Txema Montero (all’epoca, rispettivamente, responsabile degli Esteri e parlamentare europeo di Herri Batasuna), Eva Klotz e il catalano Aureli Argemi del CIEMEN. Erano i giorni immediatamente successivi all’assassinio del deputato di Herri Batasuna Josu Muguruza e l’evento gli venne dedicato.
    Yves Stella è morto il 15 luglio 2012, a 69 anni, dopo una lunga malattia.
    E’ storicamente dimostrato che la lotta del FLN algerino divenne un preciso riferimento per Euskadi Ta Askatasuna (Eta). Ugualmente la Rivoluzione portoghese dei garofani si poteva considerare un “effetto collaterale” della lotta di liberazione nelle colonie portoghesi (Angola, Mozambico, Guinea Bissau e Capo Verde). E anche i fondatori del FLNC in Corsica avevano preso a modello i movimenti anticoloniali dell’Africa francofona. Yves Stella aveva conosciuto di persona queste realtà cogliendo le analogie con la situazione dell’Isola di Granito. Soprattutto per la difesa della propria lingua e della propria cultura. Sua anche l’idea di modificare il vessillo tradizionale dove la “testa di moro” portava la benda sugli occhi, come i quattro del vessillo sardo. In entrambe le bandiere infatti venivano raffigurati dei pirati barbareschi sconfitti e fatti prigionieri. “Ma si poteva -spiegava Stella- in un movimento di liberazione avere per simbolo un uomo incatenato, prigioniero?”.
    Yves aveva partecipato alla “nuit bleu” del 4 e 5 maggio 1976. Diciotto attentati in una notte (colpiti anche i ripetitori televisivi di Bastia). Dopo i fatti di Aleria dell’anno precedente, nasceva ufficialmente il FLNC. Condannato a 15 anni di reclusione nel 1978, venne poi amnistiato nel 1981 con l’arrivo dei socialisti al governo in Francia. Per molti anni fu direttore del settimanale nazionalista U Ribombu (dal rumore dei colombi che si alzano in volo, eco di libertà, in una poesia corsa) e consigliere municipale a Morsiglia (Haute-Corse). Nel 2001, come esponente del PNC (Partito della Nazione Corsa), aveva assunto una posizione critica nei confronti di alcune azioni dei gruppi clandestini in quanto “potevano fornire un potere non controllabile”.
    La sua scomparsa è giunta a pochi giorni dalla conferenza stampa di una nuova formazione che si richiama al FLNC delle origini. Pochi giornalisti convocati senza clamore e trasportati nella notte tra il 9 e il 10 luglio in qualche punto della macchia. Con gli occhi bendati e senza cellulare. Ad accoglierli una ventina di militanti vestiti di nero e con il volto coperto da passamontagna. Un portavoce ha poi spiegato che la nuova formazione “non deriva da una scissione, ma da una lunga riflessione”. Senza aver “mai lasciato il FLNC”. Negli ultimi anni nel movimento di liberazione vi sono state varie scissioni, seguite dalla nascita di nuove sigle. Dalla rottura con il FLNC originario, agli inizi degli anni novanta erano nati sia il FLNC-Canal historique che il FNLC-Canal habituel. Successivamente era stata la volta del FLNC-du-5Mai, del FLNC-UC (Unione dei combattenti) e poi del FLNC-du-22-Octobre.
    Nel documento del nuovo FLNC si sottolinea di voler “privilegiare l’analisi politica” invitando tutti i militanti a “ridefinire il ruolo del FLNC nel movimento nazionale” senza comunque rimetterne in causa la legittimità storica. Secondo la nuova formazione “la vocazione del FLNC non è quella di essere una direzione politica o un’avanguardia del movimento pubblico o del popolo in generale”.
    Da mesi in Corsica si assiste al confronto tra le due principali correnti indipendentiste interne a Corsica Libera di cui è portavoce un esponente storico dell’indipendentismo, Jean-Guy Talamoni. La sua militanza ha coinciso con l’evoluzione dell’ex Cuncolta e con le succesive denominazioni assunte dall’organizzazione legale (Indipendenza, Corsica Nazione e Corsica Libera). Un percorso travagliato, dalla massima espansione degli anni ottanta alla guerra fratricida (1995- 2001, con qualche strascico più recente) che è costata la vita a una quindicina di militanti. La componente minoritaria, proveniente da Rinovu, sembrerebbe estromessa dalla direzione. La contrapposizione si riproduce nel movimento clandestino. Sia nel FLNC-UC (responsabile, in maggio, di una “nuit bleu” e che farebbe riferimento alla corrente di Talamoni) che nel FLNC 22 ottobre, su posizioni più vicine a Rinovu di Paul-Felix Benedetti.
    Immancabilmente, il 4 e 5 agosto 2012 si sono svolte a Corte le Ghjurnate internaziunale. Novità di quest’ultima edizione, l’invito a partecipare rivolto a tutti i partiti insulari, di destra, centro e sinistra. Dalla tribuna messa a disposizione dai nazionalisti hanno preso la parole Laurent Marcangeli dell’UMP, Pierre Chaubon del PRG (Parti radical de gauche), Jean-Sebastien de Casalta, presidente del comitato di sostegno a Francosi Hollande (PS) e altri esponenti del mondo politico insulare. A tirare le conclusioni dell’incontro, come da quindici anni a questa parte, Jean-Guy Talamoni. In un comunicato di Corsica Libera si leggeva che “non è il momento dello scontro, ma della ricerca di soluzioni condivise per salvare la Corsica”. Per Talamoni “abbiamo perso dieci anni e non possiamo lasciarne passare altri dieci senza reagire perché, così come stanno andando le cose, per allora non ci sarà più la Corsica”. Secondo i leader nazionalisti “la lingua corsa sarebbe in via di estinzione e presto i Corsi non saranno più in grado di acquistare terreni e ancor meno le case in un’isola che sarà stata venduta ai migliori offerenti”. Tra questi, i ricchi italiani che continuano a far aumentare i prezzi delle proprietà con la speculazione edilizia e i continentali in cerca di una seconda casa per le vacanze. Fermo restando il sostegno ai militanti clandestini (e in particolare, si presume, a quelli del FLNC-Unione dei combattenti) tre richieste rimangono indiscutibili per una soluzione politica. L’ufficializzazione della lingua corsa, l’interruzione dell’aumento dei prezzi delle proprietà e la questione dei prigionieri politici.
    Gianni Sartori (2013)

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  2. jacques eddy
    jacques eddy 3 Febbraio, 2015, 16:14

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