Israele, razzo sfiora l’aeroporto Anche Alitalia sospende i voli

Israele, razzo sfiora l’aeroporto Anche Alitalia sospende i voli

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GERUSALEMME — Dei cinquanta missili sparati ieri contro Israele, uno ha centrato una casa a Yahud, sobborgo dalle parti dell’aeroporto Ben Gurion. Per la prima volta nei quattordici giorni di guerra, lo scalo internazionale è sembrato vulnerabile. Le compagnie americane hanno deciso, su indicazione dell’ente federale per l’aviazione, di cancellare — almeno per 24 ore — i collegamenti con Israele. Sono state seguite dagli europei e dai canadesi. L’agenzia per la sicurezza a Bruxelles e l’Enac italiano raccomandano di evitare il cielo sopra a Tel Aviv. Alitalia ha per ora fermato i voli di ieri sera e della notte, ha posticipato quello di stamattina. Meridiana li ha sospesi. Yisrael Katz, il ministro dei Trasporti israeliani, definisce il blocco «un premio al terrorismo». Non era successo neppure durante i 34 giorni di guerra contro l’Hezbollah libanese.
L’attacco nell’area dell’aeroporto e il senso di isolamento generato dalla cancellazione dei voli — sostengono gli analisti militari — potrebbero spingere il governo di Benjamin Netanyahu a non accettare il cessate il fuoco fino a quando gli arsenali di Hamas a Gaza non saranno ancora più ridimensionati. Il primo ministro chiede come condizione per la tregua che la Striscia venga smilitarizzata e a Ban Ki-moon dice: «Hamas è come Al Qaeda, come l’Isis, come Boko Haram». Il segretario generale delle Nazioni Unite è arrivato dopo aver incontrato al Cairo John Kerry. Assieme al segretario di Stato americano sta spingendo perché i due avversari «smettano di sparare e comincino a parlarsi». Annuncia Ban: «Sono convinto che i combattimenti finiranno molto presto».
Una proposta arriva dai leader palestinesi in Cisgiordania: cinque giorni di tregua seguiti da negoziati per definire un’intesa che dovrebbe restare più o meno nelle linee indicate dai mediatori egiziani. L’offerta è però lontana da quello che i capi di Hamas vogliono ottenere da questo nuovo conflitto.
Ismail Haniyeh, premier del governo nella Striscia fino alla ritrovata unità con il Fatah di Abu Mazen, lo ha ribadito: «Non torneremo alla morte lenta, l’embargo deve essere tolto». Le vittime palestinesi sono quasi 610, per la maggior parte civili.
Nei negoziati entra il destino del sergente Oron Shaul, 21 anni, che i miliziani sostengono di avere catturato (dall’inizio dell’offensiva di terra i soldati uccisi sono 27). L’esercito ha ricostruito le ultime ore del militare. Nella notte tra sabato e domenica assieme alla sua unità è entrato a bordo di un blindato nel quartiere di Shajaiya, nella parte orientale della Striscia. Il mezzo si è fermato per un guasto o per un blocco sulla strada e quando due soldati sono scesi per risolvere il problema, un razzo ha colpito il corazzato.
«Ci sono volute dalle 7 alle 10 ore per riuscire a recuperarlo — spiega una fonte al New York Times — e a riportare indietro sei cadaveri». Il settimo componente della squadra era il sergente Shaul, le analisi non hanno individuato il suo Dna tra i resti. Ufficialmente è «disperso», anche se — dicono gli esperti — è improbabile che sia sopravvissuto all’incendio dentro al blindato.
Hamas ha proclamato di aver preso Shaul durante la battaglia della notte, ha mostrato un documento con una foto (anche se il nome è leggermente diverso) e una piastrina di identificazione. «Chiederemo in cambio la liberazione di prigionieri palestinesi», dice uno dei portavoce dell’organizzazione.
Davide Frattini



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