Ora la Ue si compatta contro Mosca Nel mirino capitali, energia e difesa

Ora la Ue si compatta contro Mosca Nel mirino capitali, energia e difesa

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BRUXELLES — È il giorno della solidarietà. Dopo un minuto di silenzio in memoria delle 298 vittime del volo MH17, è il ministro olandese Frans Timmermans ad aprire i lavori del Consiglio degli Esteri a Bruxelles, la prima occasione per concordare una linea comune tra i 28 Paesi Ue dopo il disastro aereo che, nelle parole della responsabile della Farnesina Federica Mogherini, «ha trasformato la crisi ucraina in un conflitto globale».
Non dovevano mostrarsi divisi, i capi delle diplomazie europee, di fronte all’abbattimento dell’aereo sul quale viaggiavano civili olandesi, malesi, australiani, indonesiani, britannici. E il vertice ha confermato l’accelerazione delle pressioni sulla Russia, accusata di aver armato e addestrato i separatisti dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, il territorio dal quale è partito il missile terra-aria che ha centrato il velivolo. Le conclusioni del Consiglio hanno una valenza soprattutto simbolica e politica, dimostrando la volontà degli Stati di imprimere concretezza ai moniti inviati nei giorni scorsi al presidente russo Vladimir Putin. Di fatto, la decisione operativa su un ulteriore inasprimento delle sanzioni approvate la scorsa settimana è rinviata a domani, quando la Commissione e il servizio di Azione esterna presenteranno ai 28 ambasciatori permanenti del Coreper una proposta circostanziata su nuovi provvedimenti nei confronti di individui e società che abbiano fornito «supporto materiale o finanziario alle autorità russe responsabili dell’annessione della Crimea o della destabilizzazione dell’Ucraina orientale o che beneficino di tali decisioni»: misure come il blocco dell’accesso ai mercati dei capitali, alle attrezzature ad uso militare-civile e alle tecnologie sensibili (difesa ed energia). La parola passerà quindi a un nuovo Consiglio degli Esteri o a un vertice dei capi di Stato e di governo da convocare in tempi strettissimi. Un cambio di passo che apre alle sanzioni economiche invocate dagli Stati Uniti e finora identificate con la «fase 3». «Ma questo Consiglio supera la logica delle fasi — spiegano fonti interne —. Il nodo era trasformare la semplice possibilità di estendere le sanzioni in una richiesta concreta. Lo abbiamo fatto». I nuovi provvedimenti restano subordinati agli sviluppi sul terreno: le prossime ore saranno cruciali per verificare la collaborazione di Mosca e l’effettiva disponibilità dei separatisti a favorire l’inchiesta internazionale indipendente. Come ha detto Mogherini, ci si muove per assicurare alla giustizia i responsabili materiali, ma occorre considerare anche più ampie «responsabilità politiche».
Il primo vertice coordinato dalla presidenza italiana, che doveva rilanciare l’immagine di un’Europa chiamata a un imponente sforzo diplomatico in un contesto geopolitico devastato dall’Ucraina al Medio Oriente, si era aperto tra dure polemiche, che compromettevano la credibilità degli avvertimenti al Cremlino. Dopo l’ultimatum di Parigi, Londra e Berlino, era emersa tutta la difficoltà di approntare una risposta che tenesse conto delle relazioni economiche e strategiche con Mosca di Paesi come Italia, Germania, Francia. In particolare il caso delle navi da guerra vendute da Parigi alla Russia è finito al centro di una dura campagna guidata dal Regno Unito — che ospita gli affari di diversi oligarchi russi ma non ha con Mosca vincoli di dipendenza energetica. La parola chiave diventa ora «sostenibilità»: sarà il Consiglio ad assicurare che eventuali nuove sanzioni siano sostenibili per gli Stati, come sottolineato dalla stessa Mogherini.
Nel ridisegnato panorama delle alleanze, Londra si è ritrovata al fianco dei Paesi del Centro-Est, con la presidente lituana Dalia Grybauskaite arrivata a paragonare l’atteggiamento francese alle politiche di appeasement che negli anni Trenta permisero l’ascesa del fascismo. A rischio i rapporti tra la Francia e l’Est — in bilico dai tempi del celebre idraulico polacco.
Maria Serena Natale



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Dalle nove del mattino alle sette di sera. Le raffiche d’arma da fuoco sono andate avanti per una giornata intera. Lo scontro tra le forze nigeriane e britanniche, da una parte, e i rapitori di Franco Lamolinara e Chris McManus, dall’altra, è durato a lungo. Lo racconta Haruna Shehu Tangaza, impiegato dal notiziario africano della Bbc e testimone del tentativo di liberare i due ostaggi nel Nord della Nigeria. «Lo scontro armato è andato avanti per ore – racconta Tangaza dalla cittadina di Sokoto – dentro alla casa c’erano i rapitori, fuori i militari».

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