«Il Boeing colpito perché mancava il radar»

«Il Boeing colpito perché mancava il radar»

Loading

L’intelligence Usa sostiene che la distruzione del Boeing è da imputare ai ribelli filorussi e a un errore nell’identificazione del bersaglio. All’origine dello «sbaglio» la composizione dell’unità sospettata di aver sparato il missile Sa 11. Di solito il sistema Buk è composto da tre veicoli, ognuno con una propria funzione. Il radar che definisce e traccia i target con precisione. Il mezzo comando. Il lanciatore dotato di 4 ordigni e di un suo radar ma con capacità limitate. Stando alle ricostruzioni il reparto di insorti disponeva soltanto dell’ultimo mezzo con un apparato di ricerca che non ha la stessa precisione di quello tradizionale nel definire il tipo di target.
A questo punto tutti gli scenari restano aperti. Gli insorti possono aver scambiato il jet malese per un grosso aereo cargo ucraino. Oppure nella zona, oltre al 777, c’era anche qualche caccia governativo e gli artiglieri hanno mirato a quello investendo invece l’aereo civile. Kiev ha però smentito che suoi velivoli si trovassero nel settore. In un’intervista alla Reuters , uno dei comandanti della battaglione filorusso Vostok, Alexander Khodakovsky, ha ammesso che gli insorti possiedono dei sistemi Buk. L’ufficiale ha aggiunto che il lanciatore era sotto il controllo della «Repubblica di Luhansk», uno dei due gruppi che agiscono nella regione di Donetsk. Khodakovsky ha confermato che il mezzo sarebbe stato fatto sparire per eliminare le prove ma in seguito ha ritrattato. Parole da accogliere sempre con cautela ma che possono essere il segnale di frizioni tra gli alleati di Mosca in Ucraina .
Guido Olimpio



Related Articles

La famiglia di Vittorio Arrigoni: «Giustizia, ma non pena capitale»

Loading

Gaza, un passo avanti nell’ottava udienza per l’omicidio di Vik. Torna in vita il blog dell’attivista ucciso, «Guerrillaradio»: continuerà  a dar voce ai testimoni di tutte le ingiustizie.

 

L’ora della Siria

Loading

Il vento del Maghreb alla fine è arrivato al Mashreq. Levatosi dall’occidente arabo in dicembre, in aprile ha investito l’oriente. Inevitabilmente. Tunisia, Egitto, Yemen, Bahrain, Libia, ora la Siria. E dopo? La rivolta araba ha cambiato registro. Sembra non esserci più spazio per rivoluzioni gentili e profumate – come i gelsomini della Tunisia -, relativamente pacifiche anche se ognuna ha richiesto centinaia di morti.

Stati Uniti. Esauriti i pretesti, Trump deve cedere alla transizione

Loading

 Sconfitto in tutte le cause legali, il presidente uscente accetta di sbloccare i fondi a favore di Biden. E trova un capro espiatorio: licenziata l’avvocata Sidney Powell, parlò di complotto ordito da Chavez e Castro

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment