No Tav, la marcia di fine luglio dopo una notte di scontri

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Su per i sen­tieri con gli scar­poni nei piedi. I No Tav sono di nuovo in mar­cia: c’è chi scar­pina dal 17 luglio ed è par­tito da Avi­gliana; chi, invece, ha par­te­ci­pato alla scorsa tumul­tuosa notte e chi tirerà fuori le ban­diere dall’armadio solo que­sta mat­tina, per l’ormai tra­di­zio­nale mani­fe­sta­zione di fine luglio. La mar­cia popo­lare da Gia­glione a Chio­monte, con par­tenza alle 14 dal campo spor­tivo del comune val­su­sino, in cui sono attesi migliaia di per­sone, gio­vani e anziani.
La notte tra gio­vedì e venerdì ha visto il rial­zarsi della ten­sione ai con­fini del con­te­stato can­tiere della Mad­da­lena. Qual­che cen­ti­naia di No Tav ha attra­ver­sato nel buio i boschi che costeg­giano il tor­rente Cla­rea. Una volta al can­tiere, la zona è stata ber­sa­gliata da petardi, bombe carta e fuo­chi d’artificio, a cui le forze dell’ordine hanno rispo­sto con un fitto lan­cio di lacri­mo­geni. Un poli­ziotto è rima­sto ustio­nato da una bomba carta che lo ha col­pito di stri­scio a una cavi­glia. Asse­dio al can­tiere e stop alla vicina auto­strada del Frè­jus. Un gruppo di mani­fe­stanti ha, infatti, inter­rotto l’A32, in dire­zione Bar­do­nec­chia. Poco dopo le 2, i «fol­letti No Tav»», come si defi­ni­scono, sono sva­niti nel bosco. «L’avevamo detto e l’abbiamo fatto, ancora una volta il movi­mento No Tav si è ripreso i luo­ghi sto­rici della pro­pria lotta, sfi­dando i divieti e l’apparato poli­zie­sco del cantiere-fortino. Dalla nostra valle è stato lan­ciato un chiaro segnale a chi, nono­stante tutto, con­ti­nua a cre­dere che quest’opera inu­tile e dan­nosa un giorno si farà».
Grande sod­di­sfa­zione, quindi, per la «not­tata di lotta» da parte del movi­mento. Dure, invece, le rea­zioni del mondo politico-istituzionale. «Sono tor­nate scene ed epi­sodi di vera e pro­pria guer­ri­glia. Quando si blocca un’autostrada e si incen­dia un tun­nel, sem­pre di più mi sem­bra dif­fi­cile con­ti­nuare con la reto­rica del popolo No Tav buono e paci­fico» ha com­men­tato il pre­si­dente della Regione Pie­monte, Ser­gio Chiam­pa­rino. «Siamo di fronte a esempi cri­mi­nali di per­sone, alcune delle quali ven­gono anche dall’estero, che vogliono uti­liz­zare la scusa di un’opera per attac­care lo Stato. Non avranno nes­suno spa­zio» ha aggiunto, senza mezzi ter­mini, il mini­stro delle Infra­strut­ture e tra­sporti, Mau­ri­zio Lupi.
Si è espresso anche il nuovo ammi­ni­stra­tore dele­gato di Fer­ro­vie, Michele Elia, che ha sosti­tuito Mauro Moretti (appro­dato a Fin­mec­ca­nica): «La Torino-Lione è nata in maniera un po’ cri­tica e fin dall’inizio si è tra­sci­nata die­tro una con­flit­tua­lità», ammet­tendo così una genesi dif­fi­cile per il pro­getto. «Il dia­logo con il ter­ri­to­rio – ha con­ti­nuato Elia –, comun­que, non è mai stato abban­do­nato. Biso­gna par­lare molto con il ter­ri­to­rio, spie­gare i lavori e per­ché ven­gono fatti. Per il Terzo Valico e per i lavori al Bren­nero que­sti con­flitti non ci sono». Affer­ma­zioni, però, con­te­sta­bili. Il dia­logo con le isti­tu­zioni val­su­sine è par­tito male ed è con­ti­nuato peg­gio. Lo testi­mo­nia il disap­punto dei sin­daci, che – mar­tedì scorso a Bus­so­leno – hanno appro­vato una deli­bera con­tro il Tav che respinge ogni pro­po­sta di com­pen­sa­zione eco­no­mica. «Siamo com­patti come nel 2005 ed è la prova più lam­pante del fal­li­mento dell’Osservatorio di Mario Virano» ha detto San­dro Plano, che da mag­gio guida la giunta di Susa. Ma la con­te­sta­zione con­tro l’alta velo­cità non è con­fi­nata solo tra le mon­ta­gne dei testardi val­su­sini, con­tro il Terzo Valico si è for­mata una larga opposizione.



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