Debiti statali, pagati 30 miliardi su 57 A rischio la scommessa del premier

Debiti statali, pagati 30 miliardi su 57 A rischio la scommessa del premier

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Crediti delle imprese
Secondo i dati forniti dal ministero dell’Economia nel biennio 2013-14 sono stati messi a disposizione 56,8 miliardi di euro. Entro il 21 luglio scorso ne sono stati pagati 26,1 miliardi.
La stima
Dopo quella data – ha sostenuto il ministro Padoan – sarebbero stati pagati altri 5-6 miliardi di euro, portando la cifra totale a 31-32 miliardi, il 56% di quanto stanziato.
Lo stock
Se si guarda ai dati di Bankitalia, a fine 2013 i debiti commerciali della pubblica amministrazione ammonterebbero a poco più di 75 miliardi, ma la stima secondo la Cgia di Mestre sarebbe per difetto
ROMA — San Matteo è il patrono di banchieri, ragionieri, commercialisti, contabili ed esattori. Cifre e calcoli sono, insomma, il suo forte. Una ragione in più per considerare persa la scommessa del premier, Matteo Renzi, di sbloccare tutti i debiti della pubblica amministrazione entro il giorno del suo onomastico, che ricorre oggi. A inchiodarlo, del resto, è una promessa, prima annunciata in Senato il giorno della fiducia a febbraio e, poi, siglata nella cosidetta Terza camera, lo studio televisivo di Porta a Porta. A marzo, complice Bruno Vespa, il premier ha scommesso che i circa 60 miliardi di euro che Stato, enti locali e amministrazioni pubbliche devono ancora pagare a imprese e fornitori vari sarebbero stati sbloccati l’ultimo giorno dell’estate (San Matteo). In caso contrario Renzi sarebbe dovuto andare a piedi da Firenze al santuario di Monte Senario. Una bella scarpinata di una ventina di chilometri.
Nei fatti, pur riconoscendo al governo di avere messo in moto un nuovo meccanismo, coadiuvato dalle garanzie di Cassa Depositi e Prestiti, per smaltire l’enorme debito arretrato, lo sforzo di Renzi a oggi è fermo a poco più di 30 miliardi, su un totale di 56,8 miliardi messi a disposizione. L’ultimo dato ufficiale dello stato di avanzamento dei pagamenti è quello riportato dal sito del ministero dell’Economia: al 21 luglio scorso risultavano pagati ai creditori 26,1 miliardi. Un dato ufficioso più recente indica che i pagamenti alla fine di agosto sono arrivati a quota 30 miliardi. Nel frattempo il ministero dell’Economia ha aggiornato il numero delle imprese che risultano registrate sulla piattaforma di certificazione dei crediti (in totale sono state presentate 56.189 istanze di validazione per un controvalore di 6 miliardi di euro). Questo passaggio tecnico è, d’altra parte, quello che secondo Renzi gli varrebbe la vittoria della scommessa. Per capire meglio è utile un passo indietro. Grazie alla garanzia dello Stato i crediti con la Pa, una volta certificati, possono essere scontati presso una banca (il costo dell’operazione di cessione del credito è dell’1,6%, per gli importi inferiori ai 50 mila euro sale invece all’1,9%). Per ottenere la certificazione è necessario registrarsi sulla piattaforma e ottenere la convalida del credito da parte dell’ente che deve saldare il conto. Secondo il premier questo adempimento permette da un giorno all’altro di sbloccare il credito. Non a caso, di nuovo ospite della trasmissione di Vespa lo scorso 9 settembre, ha ribadito di ritenersi vincitore della scommessa spiegando che i soldi per pagare i debiti ormai ci sono e alle imprese creditrici basta registrarsi e farsi «pagare il giorno dopo». Difficile saldare quasi 27 miliardi di euro nell’arco di una decina di giorni. Ma tant’è.
Il punto è che gli enti locali e le amministrazioni debitrici hanno 30 giorni per certificare l’istanza di convalida e, quindi, la scadenza del 21 settembre è stata ampiamente sforata. Altrettanto vero è che a vigilare sull’intera procedura sono il ministero dell’Economia e la Ragioneria Generale dello Stato. E, in caso di ritardi da parte delle amministrazioni o di vecchi debiti fuori bilancio, il presidio di via XX Settembre serve a scongiurare dilazioni. Vale, tra l’altro, accennare che c’è tempo fino al 21 ottobre per registrarsi alla piattaforma di certificazione. Il governo, così come gli esecutivi di Monti e Letta, ha, insomma, stanziato i soldi e predisposto un meccanismo per tentare una soluzione definitiva al problema dei debiti accumulati negli anni passati. Renzi in più ha varato un meccanismo per evitare nuovi accumuli in futuro: la certificazione elettronica obbligatoria estesa a tutta la pubblica amministrazione, che dovrebbe impedire i corti circuiti del passato.
Resta che lo smaltimento degli arretrati, al di là della scommessa, è andata un po’ a rilento. Prestando il fianco agli attacchi del mondo delle imprese che ieri è tornato a battere cassa. «Siamo lontani dal traguardo del pagamento di tutti i debiti della Pa», incalza il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti. Un conteggio della Cgia di Giuseppe Bortolussi rileva, invece, che per azzerare il debito accumulato con le aziende la Pa deve ancora 35 miliardi. «L’incasso delle imprese si è fermato finora al 46% del totale delle risorse stanziate», indica la Cgia di Mestre. Cifre e numeri che imporrebbero una scarpinata ben oltre Monte Senario.
Andrea Ducci



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