Landini: sui precari non abbiamo fatto abbastanza

Landini: sui precari non abbiamo fatto abbastanza

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La Cgil dice a Matteo Renzi: guardiamoci negli occhi e discutiamo.
«Dice proprio così?».
Esattamente così. E pure la Cisl apre alla modifica dell’articolo 18.
«Mhmm…»
Sorpreso?
«Sono in viaggio… non sapevo che…».
(Da Reggio Emilia, dove abita, a Lecco, dov’è atteso a una festa di Sel: il lider máximo della Fiom, Maurizio Landini, resta in silenzio, tra stupore e perplessità, solo per alcuni secondi; le continue partecipazioni ai talk show televisivi lo hanno allenato ad avere tempi di reazione veloci. La voce gli torna come in un lampo ).
«I programmi della Fiom, comunque, non cambiano! Confermo la manifestazione del prossimo 18 ottobre e invito le Rsu a usare il pacchetto di 8 ore di sciopero per organizzare assemblee nei luoghi di lavoro…».
Scioperi, assemblee, conflitto.
«No, sbaglia. Non siamo noi che vogliamo il conflitto: noi chiediamo di riformare il mercato del lavoro, di cancellare la precarietà e…».
Renzi sostiene che, per anni, voi sindacalisti avete difeso le ideologie, non i lavoratori: lei, Landini, dov’era quando esplodeva il fenomeno del precariato?
«È Confindustria che fa pura ideologia chiedendo di cancellare i contratti nazionali, così come è un esercizio altrettanto ideologico chiedere di modificare l’articolo 18…».
Mi permetta di insistere: cos’ha fatto, il sindacato, in questi anni, per i precari?
«Non sono i sindacati che fanno le leggi, sono i partiti. Compreso quello di cui Renzi è segretario. Detto questo…».
Ecco, detto questo?
«Beh, certo, il sindacato ha i suoi difetti, non c’è dubbio che debba cambiare… e se poi insiste a chiedermi cosa abbiamo fatto per difendere i precari, le rispondo che non abbiamo fatto abbastanza, questo è chiaro, e naturalmente non deve venire a dircelo Renzi».
Renzi viene a proporvi cambiamenti concreti: come il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti.
«Guardi, Renzi non viene a proporci proprio un bel niente, non porta alcuna novità, perché siamo stati noi, per primi, al nostro congresso, a immaginare uno schema di assunzione simile. Il punto è che se si parla di un contratto a “tutele crescenti”, vuol dire che poi, ad un certo punto, le tutele diventano complete, compresa quella dell’articolo 18. Che, invece, il governo ha intenzione di eliminare».
C’è questa ammirevole difesa dell’articolo 18: eppure gli esperti fanno notare come l’80% delle assunzioni avvenga già senza la tutela dell’articolo 18, un po’ perché il 70% dei contratti è a termine e un po’ perché poi quelli a tempo indeterminato riguardano anche le aziende con meno di 15 dipendenti. Quindi …
«Quindi cosa? La prego di scriverlo, perché ogni occasione è buona per ricordare un concetto fondamentale: cancellare l’articolo 18 equivale a cancellare la Costituzione. Significa prendere il Paese, infilarlo nella macchina del tempo e farlo ripiombare in pieno Ottocento».
Landini, il suo discorso è di grande fascino, ma devo ricordarle che il governo Monti ha già cambiato, quasi radicalmente, l’articolo 18: il reintegro non è più automatico, c’è sempre un giudice che deve decidere.
«Ecco, perfetto: e allora, visto che l’articolo 18 è già stato parzialmente modificato, sa dirmi quanti posti di lavoro ci abbiamo guadagnato? Nessuno. E sa perché? Perché le aziende straniere sono frenate non da ciò che resta dell’articolo 18, no: non vengono a investire in Italia perché qui c’è corruzione, perché l’Italia è divorata dalla corruzione… Lei non dovrebbe intervistare me, ma il presidente di Confindustria e domandargli: perché si preoccupa tanto dell’articolo 18 e non si impegna invece a cacciare dalla sua associazione gli industriali che pagano tangenti?».
Con Renzi, a differenza di Susanna Camusso, lei ha avuto un’intesa forte: si pente di essere stato un suo interlocutore privilegiato?
«Assolutamente no. La Fiom si confronta con tutti, premier compreso. Quando dette gli 80 euro, approvammo: era atto buono e giusto. L’accordo con la Electrolux ci piacque e firmammo. Però ora gli dico: invece di abolire l’articolo 18, pensa a come far rientrare i capitali dall’estero, ripristina il falso in bilancio, vara una seria legge contro l’autoriciclaggio, scatena una guerra all’evasione fiscale… Fare il liberista e accettare, senza discutere, ordini dall’Europa e da Confindustria non va bene. La verità è che Renzi purtroppo…».
Purtroppo?
«Renzi purtroppo è spesso un po’ troppo renziano. Molto veloce ma anche furbo e tattico: invece, a volte, dovrebbe riuscire a dire di no».
Ha visto l’ultima gag di Maurizio Crozza, su La7? Imita lei e la Camusso e vi descrive come molto vecchi: usate il telefono a gettoni, girate in Fiat 128, siete insomma l’immagine di un sindacato datato e polveroso.
«Ah ah ah! Divertente, sì… Però ho notato che Crozza non aveva la magliettina della salute che io, invece, indosso sempre… Ce l’ha presente, no? La magliettina bianca che mi spunta da sotto la camicia…».
Fabrizio Roncone



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