Pronta la lista delle sanzioni contro Mosca Manovre della Nato, partecipa anche l’Italia

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BRUXELLES — Il Cremlino intima alla Nato, agli Usa, di non avvicinarsi ai confini russi con i loro soldati e cannoni, perché questa sarebbe già una «minaccia esterna»: «e se accadrà, cambieremo la nostra strategia militare». Il resto è lasciato all’immaginazione, o alle paure, di ogni cittadino europeo. Ma intanto sta già accadendo, i fatti scavalcano le parole, nell’Est Europa che brucia i colossi del mondo sono ormai faccia a faccia. Barack Obama parlerà oggi in Estonia: alle «sue» truppe, truppe americane, schierate a meno di un’ora dalla frontiera dell’impero di Putin. Nelle stesse ore, carri armati, aerei e batterie missilistiche della Nato con 4 mila soldati (10 mila, secondo altre fonti) di vari Paesi membri — Italia compresa — marceranno nella stessa Estonia e in altre regioni baltiche, per quella che si annuncia come la più importante esercitazione dell’Alleanza negli ultimi 25 anni. E solo in parte sarà una simulazione. È già in fase di progetto avanzato, infatti, la creazione di una forza Nato di pronto impiego, in grado di reagire a qualsiasi emergenza in 48 ore, e di portarsi entro questi termini di tempo nelle regioni baltiche: proprio come accaduto in Crimea, vi sono infatti minoranze russe che cominciano ad agitarsi in Estonia e Lettonia, e perfino nel lontanissimo Kazakhistan, quasi che l’impero defunto dell’Urss fremesse nella sua tomba.
Le manovre militari di questi giorni collauderanno al massimo i nervi di tutte le parti in gioco: in alcuni punti, non più di pochi chilometri separano già le batterie lanciarazzi Grad (le temute «Grandine», ereditate da Stalin) dalle piste destinate agli aerei «invisibili» Stealth. Mentre a poca distanza, esercito ucraino, miliziani russi ed esercito regolare russo continuano a combattere fra loro (2.600 i morti da aprile a oggi) e già si preparano ad affrontarsi per Mariupol, 500 mila abitanti, città sul Mar d’Azov: e importante nodo strategico decisivo per la creazione di quello «Stato autonomo» che Putin sta disegnando nel cuore dell’Ucraina, fin dai giorni dell’assalto alla Crimea. Quasi ovunque, le truppe ucraine appaiono in ritirata.
Il fine delle manovre Nato è aperto, dichiarato: proteggere da ogni aggressione un qualunque Paese membro dell’Alleanza, secondo l’articolo 5 del Trattato che impegna appunto tutti alla difesa comune (perciò verrebbero difese la Polonia, o le nazioni baltiche, ma non — ancora — l’Ucraina spaccata in due, che della Nato non fa parte). C’è poi anche un fine in codice, che ha un unico destinatario, seduto al Cremlino: far capire che lo smembramento dell’Ucraina, così come ventilato da Putin, non potrà impunemente ribaltare gli equilibri geostrategici dell’Europa.
Il messaggio passa anche attraverso l’annuncio di nuove sanzioni Ue contro la Russia. Lo ha fatto ieri, in un’audizione all’Europarlamento, Federica Mogherini, appena nominata Alto rappresentante Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza comune (mai carica fu più appropriata, in questo momento storico): «se il partenariato strategico fra Mosca e la Ue non esiste più — ha detto fra l’altro — è responsabilità di Mosca». Quanto alle nuove sanzioni, la Commissione europea le sta discutendo proprio ora e verranno comunicate entro venerdì. Un po’ prima di quella sorta di ultimatum lanciato sabato scorso, al vertice Ue di Bruxelles, dalla cancelliera Angela Merkel: «entro sette giorni constateremo se Mosca ha cambiato linea o no».
Al di là delle misure in dettaglio, da fonti Ue si sa già che le sanzioni dovranno «limitare ancor più» l’accesso delle banche e delle società finanziarie russe ai mercati di capitali. Questo significherà, per esempio, imporre alle banche statali di Mosca nuovi divieti di offrire i loro titoli nei Paesi dell’Unione. Dmitry Rogozin, vicepremier russo, ha già commentato su Twitter : «Tutte queste sanzioni non valgono un granello della sabbia della terra di Crimea, ora restituita alla Russia».
Luigi Offeddu



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