Riconoscere il Pkk, liberare Ocalan
Guardo, questa guerra infinita, partecipo ai dibattiti e, come tanti, mi sento impotente.
La crisi economica permanente, il lavoro che mancherà sempre, i bilanci che saranno sempre in rosso e il debito che non diminuirà mai, monopolizzano tutta l’attenzione e oscurano tutto, anche la nostra capacità di guardare e pensare al mondo. La politica è in mano a demagoghi ripiegati su miserabili orizzonti nazionali.
E poi, la lettura della guerra all’Isis (Stato islamico) è molto complicata e anche i nostri giudizi di pacifisti e di sinistra si complicano.
Sappiamo che il Califfato va fermato e siamo contro i bombardamenti degli Stati uniti.
Discutiamo se siamo di fronte ad un disegno dell’imperialismo americano che muove tutte le sue pedine su di una scacchiera oppure se dare o no le armi ai kurdi. Ma siamo fermi.
Lo sappiamo, la follia del Califfato Islamico l’abbiamo costruita noi occidentali, con le guerre Americane e con l’ignavia europea. Ma non è la pedina di un complotto Usa, è un pezzo delle tante follie che attraversano il mondo. Viene evocato all’infinito, fa sentire noi civili e loro barbari. Ci fa vivere nel pericolo incombente e vedere in ogni arabo, mussulmano o immigrato che sbarca a Lampedusa, una minaccia.
Anche la Turchia è un «folle demone in libertà» da fermare. Gioca le sue carte egemoniche sull’area e crea le basi per altri conflitti e altri orrori.
È membro della Nato e del Consiglio europeo, ma con l’Arabia Saudita e il Qatar ha armato le milizie islamiche dell’Isis, schiera l’esercito al confine con la Siria, non muove un dito contro l’Isis ma bombarda i peshmerga del Pkk (il Partito dei lavoratori del Kurdistan, turco). Aspetta e concorre al massacro kurdo, con l’intento di indebolirli e poi entrare e determinare gli assetti medio orientali.
Per decenni l’Europa è stata a guardare in silenzio il crescere del fascismo e del militarismo turco e l’ha armato. 30mila kurdi uccisi, 5000 villaggi bruciati, decine di migliaia incarcerati, il Pkk messo fuorilegge e messo per l’Europa nella lista del terrorismo internazionale assieme ai Talebani e all’ISIS stesso mentr consegna il suo capo al carcere tuco.
Ora i kurdi, l’unico popolo in Medio Oriente, con una cultura laica e che promuove i diritti della donna, sono soli. Soli a combattere contro lo Stato Islamico, soli a difendere i valori della «civiltà» occidentale.
Ma in questo momento non c’è casolare europeo o americano che non speri che resistano.
Ci chiediamo che fare?
Siamo orfani delle grandi manifestazioni contro la guerra senza se e senza ma e senza un soggetto politico di sinistra, unitario ed europeo.
Ma penso che qualcosa la possiamo fare.
Ci sono, nel parlamento europeo e nel parlamento italiano parlamentari di sinistra in grado di porre con forza e trovare numerosi consensi, almeno un obbiettivo chiaro: l’Europa deve togliere dalla lista del terrorismo internazionale il PKK
Possiamo chiedere loro di formare delegazioni e andare a Djarbakir a incontrare i dirigenti kurdi. Possiamo chiedere loro di forzare l’iniziativa e portarli al parlamento europeo e in quello italiano.
Possiamo mobilitarci nei territori e nei consigli comunali per questo.
Sarà piccola cosa, ma ne vale la pena e poi noi italiani abbiamo un torto da riparare. Far liberare Ocalan.
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segnalo:
CSA Arcadia 16 ottobre 2014
(“I Curdi, da Ocalan ai peshmerga”)