Centinaia di soldati nelle strade di Francia Ma il governo minimizza

Centinaia di soldati nelle strade di Francia Ma il governo minimizza

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PARIGI Il piano «Vigipirate» è il sistema di sicurezza antiterrorismo messo in atto dalla Francia nel 1991, in occasione della prima Guerra del Golfo. Da allora è passato attraverso varie fasi — oggi è in «vigilanza rafforzata» — e ieri il governo ha deciso di renderlo ancora più robusto aggiungendo «200 o 300 militari» al contingente di 780 soldati che durante le feste pattugliano i luoghi più affollati del Paese: centri commerciali, mercatini di Natale come quello di Nantes assalito lunedì sera, stazioni e aeroporti.
La decisione è stata annunciata dal premier Manuel Valls dopo i tre attacchi che hanno fatto un morto e 27 feriti in tre giorni: sabato 20 dicembre un ventenne è entrato nel commissariato di Joué-lès-Tours gridando «Allah è grande» e ha accoltellato un’agente prima di venire ucciso; domenica 21 un quarantenne con pesanti problemi psichiatrici ha investito con la sua auto 13 persone nel centro di Digione, vicino al commissariato, dicendo di volere vendicare prima «i bambini di Palestina» poi quelli della Cecenia; lunedì sera il 37enne giardiniere Sébastien S. si è lanciato sulla folla nella piazza del mercatino di Nantes, facendo 17 feriti dei quali cinque gravi. Ieri il presidente François Hollande ha annunciato che uno di loro, un giovane di 25 anni, è morto in ospedale per il trauma cranico.
In Francia c’è grande emozione: queste azioni ricordano l’appello pronunciato il 20 novembre da tre jihadisti francesi dello Stato islamico, che in un video esortano i connazionali musulmani a colpire «gli infedeli» in patria avvelenando l’acqua o lanciando le auto sulla folla. Valls esorta i francesi alla vigilanza contro la minaccia terroristica, ma allo stesso tempo lotta contro la psicosi.
Dei tre attacchi solo il primo, quello al commissariato di Joué-lès-Tours, è per il momento giudicato come legato al jihadismo. L’investitore di Digione era in cura presso i servizi psichiatrici (visitati 157 volte negli ultimi anni), e quello di Nantes, ha lasciato vicino all’auto un quaderno con frasi confuse sulla paura di essere ucciso dai Servizi segreti e sul suo odio per la società, chiedendo in anticipo perdono alle vittime che si apprestava a colpire. «Sébastien ha compiuto un atto mostruoso ma non è un mostro», ha detto ieri sera al Parisien Loëticia, la sorella, descrivendo il progressivo degradarsi della salute mentale di un uomo diventato asociale, in preda alla rabbia contro la famiglia e il mondo.
«Con i drammi di Digione e di Nantes constatiamo che certi atti provocano delle reazioni mimetiche— ha detto ieri il premier Valls —. In una società già fragile, individui squilibrati possono passare all’azione, essere influenzati dai messaggi di propaganda o dalla forza delle immagini». Il Front National resta invece convinto che la tesi degli «squilibrati» non regge e addita gli islamisti .
Stefano Montefiori


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