New York, giovane nero uccide 2 agenti e si spara “È stata un’esecuzione”

New York, giovane nero uccide 2 agenti e si spara “È stata un’esecuzione”

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NEW YORK . Un agguato nel cuore di Brooklyn, due poliziotti uccisi a bruciapelo, l’assassino che fugge in una stazione della metropolitana e si spara un colpo alla tempia. Potrebbe essere la scena madre di uno dei tanti serial di sangue e violenza in onda ogni sera, ma quanto accaduto alle due del pomeriggio di ieri nel popolare quartiere di Bedford Stuyvesant — per decenni cuore culturale della comunità afro-americana di Brooklyn — è una cronaca reale su cui è subito calato il fantasma dello scontro razziale. Dopo mesi di morti, sospetti, accuse e proteste tra agenti (bianchi) del Nypd e cittadini neri, ieri potrebbe essere iniziata la terribile spirale della vendetta.
«È stata un’esecuzione». Non hanno dubbi i poliziotti che da ore stazionano tra Myrtle e Tompkins Avenue, un grande cane lupo accucciato ai piedi e la consegna di tenere dentro sé stessi pensieri, parole e una rabbia crescente. E paiono non aver dubbi neanche sulle motivazioni. «Una vendetta per le morti di Brown e Fergusson». È stato un duplice omicidio a sangue freddo, è la stessa dinamica a dirlo. Due agenti (in uniforme) del New York Police Department erano seduti nella macchina di pattuglia alle 2 e 50 del pomeriggio quando un uomo armato, un afro-americano, si è avvicinato e attraverso il finestrino del posto accanto al guidatore ha sparato contro di loro un intero caricatore. Un agente è morto sul colpo, l’altro poco dopo. L’omicida, inseguito da altri poliziotti, è scappato all’interno della vicina stazione della metropolitana — una fermata della linea G — dove, dopo un breve scambio di colpi d’arma da fuoco, ha puntato la pistola contro sé stesso, uccidendosi in mezzo alla folla terrorizzata che si trovava sulla piattaforma.
Era arrivato a New York City sabato mattina, provenienza Baltimora, la città da dove era fuggito dopo aver ucciso la sua fidanzata. Non aveva scelto a caso la Grande Mela, da tempo gli frullava nel cervello l’insana voglia di vendicare la sua gente. “Oggi metto le ali ai maiali”, aveva scritto su Instagram poche ore prima di colpire a morte i poliziotti usando uno slang comprensibile a tutti. “Loro hanno preso uno dei nostri, prendiamone due dei loro”, continuava il messaggio corredato dalla foto di una pistola automatica argentata con manico di legno, “questo potrebbe essere il mio post finale”.
Per la comunità nera di New York City e per il sindaco Bill de Blasio (e in una certa misura anche per il presidente Obama) non poteva esserci conclusione peggiore al mese di manifestazioni e proteste che erano seguite alla decisione di un Grand Jury di Staten Island di non incriminare il poliziotto bianco che nel luglio scorso aveva ‘soffocato’ durante l’arresto il contrabbandiere di sigarette Eric Garner, un afro-americano (sofferente d’asma) che era stato filmato da un video amatoriale mentre urlava disperato “non respiro, sto morendo”. Al sindaco — sposato con una nera e padre di due figli ‘colored’ — gli agenti del Nypd non avevano perdonato le sue pubbliche prese di posizione, una frase sbagliata («mio figlio è nero e quando esce di casa gli dico di stare molto attento») e il fatto di non aver difeso a dovere gli agenti impegnati ogni giorno nella lotta alla criminalità.
Il duplice omicidio di ieri cambia le carte in tavola. I due agenti morti (Wenjin Liu e Raphael Ramos) sono i primi poliziotti di New York City caduti ‘on the line of duty’ (in servizio attivo) dal dicembre 2011 quando Peter Figoski venne ucciso da una pistolettata in pieno viso.


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