Una società europea del gas per abbassare i prezzi di Putin Mosca grida al complotto

Una società europea del gas per abbassare i prezzi di Putin Mosca grida al complotto

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MOSCA . E ci mancava anche il “complotto del gas”. Il titolo a tutta pagina del quotidiano Kommersant , uno dei più autorevoli di Russia, ha reso ancora più drammatica la sensazione di accerchiamento che comincia a diffondersi insieme alla paura per la crisi economica. Lo scoop, che non ha comunque ricevuto alcuna smentita, riguarda un progetto della Commissione europea che dovrebbe essere annunciato già all’inizio del nuovo anno: la centralizzazione di tutti gli acquisti di gas dei paesi europei attraverso la formazione di un’Unione Energetica che dovrebbe valutare i bisogni di ogni Paese e trattare direttamente con la Russia in una posizione di mercato molto più vantaggiosa dell’attuale. Lo stesso Kommersant precisa che il progetto, voluto fortemente dal presidente del consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, non piace a molte grandi compagnie europee e che molti governi come quello italiano, francese e altri non sarebbero affatto d’accordo. Ma i sostenitori di questo ennesimo «disegno anti- russo» starebbero facendo passi da gigante per preparare un piano dettagliato sul quale discutere pubblicamente e cercare di superare ogni opposizione. Che sia vera o no, la notizia arriva nel giorno in cui la tedesca Basf ha mollato senza preavviso un accordo che avrebbe consentito alla russa Gazprom di accedere ad attivi sulla distribuzione di gas in Germania. Decisione non motivata ma chiaramente imposta dalla politica.
Quanto basta per peggiorare ancora di più l’umore di Putin — che ha dovuto incassare anche il divieto Usa di commerciare con la Crimea — che ieri ha riunito il suo vero consiglio di guerra, con l’occasione della tradizionale cena di fine anno con imprenditori, supermanager e il fior fiore della Confindustria russa. Una cena per almeno cento persone tra ori e stucchi della sala di Caterina al Cremlino. Un’occasione per dare una strigliata e qualche carezza agli oligarchi di riferimento, nervosi per l’effetto delle sanzioni personali, e tentati dal contestare alcune scelte compiute dal presidente negli ultimi mesi. Tra champagne e chele di granchio della Kamchatka, Putin ha tastato il polso ai suoi uomini più importanti. Li ha sollecitati ad aiutarlo una buona volta a diversificare l’economia cominciando a rischiare investimenti su qualcosa che non sia gas e petrolio. Li ha rassicurati sulla tenuta delle banche illustrando il nuovo piano da 17 miliardi di dollari per metterle in sicurezza. Ma li ha anche invitati ad appoggiarlo nella difficile operazione di dividere la Ue, rafforzando la posizione dei governi più scettici sulle sanzioni.
Insieme hanno constatato che il momentaneo arresto del crollo del rublo è solo una frenata tecnica dovuta alla contingenza della scadenza del pagamento delle tasse di fine anno. Già da lunedì la caduta riprenderà, bisogna compattarsi. Forse, proprio per questo, alla cena brindava anche Vladimir Evtushenkov, magnate del petrolio, sorprendentemente scarcerato appena giovedì dopo un arresto sospetto che aveva scatenato la paura di una faida interna tra i Grandi Ricchi di Russia. A dare l’esempio del nuovo spirito di solidarietà ci ha provato Aljshev Usmanov, l’uomo più ricco di Russia (petrolio, gas, telefonia, acciaio), che proprio ieri ha annunciato di aver riportato in patria gran parte dei suoi asset all’estero, paradisi fiscali compresi. E’ il primo ad obbedire all’appello di Putin che adesso conta sugli altri. E intanto tiene d’occhio la piazza che potrebbe esplodere davanti a una crisi irrimediabile. Non a caso ieri, a sorpresa, il pubblico ministero ha chiesto ben dieci anni di carcere per corruzione contro Aleksej Navalnyj, il leader assoluto delle contestazioni del 2012. Pena spropositata perfino per un processo che sembra “costruito” come tanti altri contro l’opposizione. La sentenza arriverà il 15 gennaio. Molti giurano che sarà determinante la quotazione del rublo per allora.


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