Usa, la visita «distruttiva» di Netanyahu

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Benjamin Netanyahu accusato di «distruggere il tessuto delle relazioni tra Stati Uniti e Israele»: parole di una durezza senza precedenti quelle di Susan Rice, il capo del Consiglio per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca. Rilievi che, dicono gli analisti, non possono essere stati lanciati senza il consenso di Obama. Sono settimane che la decisione del premier israeliano di accettare un invito dei leader repubblicani a parlare al Congresso senza concordare la sua visita con la Casa Bianca, agita le relazioni tra due Paesi che, pure, sono legati da un’alleanza solidissima.
Fin dal primo momento il presidente ha fatto sapere di considerare «inappropriata» la visita per i modi (arrivare a Washington all’insaputa della presidenza e del dipartimento di Stato è una violazione del protocollo diplomatico) e i tempi: due settimane prima delle elezioni israeliane. Ma, oltre che per raccogliere voti, Netanyahu viene a Washington per quello che Obama vede come un estremo tentativo di sabotare il suo negoziato nucleare con l’Iran.
Col presidente Rouhani sotto pressione a Teheran, i negoziatori Usa a Ginevra stanno facendo concessioni sulla durata del possibile accordo che verrà ridotta rispetto ai 20 anni dell’ipotesi iniziale. Ma Netanyahu vuole una rinuncia senza condizioni dell’Iran a produrre materiale nucleare, e per il suo ministro degli Esteri l’andamento del negoziato indica che le grandi potenze si stanno abituando all’idea degli ayatollah dotati entro qualche anno dell’atomica.
Davanti alla prospettiva di un Netanyahu che a Washington usa i palcoscenici del Congresso e dell’Aipac, la superlobby ebraica, per fare comizi contro la politica di Obama sull’Iran, la Casa Bianca cerca di fargli il vuoto intorno: non solo Obama ma anche il suo vice Biden e il ministro degli Esteri, Kerry, saranno altrove. E, dopo il rifiuto di Netanyahu di vedere, separatamente e in privato, i parlamentari democratici, parte l’accusa più dura: con la sua partigianeria sta lacerando i rapporti tra i due Paesi.
Massimo Gaggi


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