Governo, ecco il rimpasto Delrio alle Infrastrutture braccio di ferro Renzi-Alfano una donna agli Affari regionali

Governo, ecco il rimpasto Delrio alle Infrastrutture braccio di ferro Renzi-Alfano una donna agli Affari regionali

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ROMA . Sarà oggi o al massimo domani, ma il ministro delle Infrastrutture, quello che prenderà il posto di Maurizio Lupi, c’è già: sarà Graziano Delrio, attuale sottosegretario a palazzo Chigi. Matteo Renzi ha deciso di accelerare, di chiudere questa partita piazzando a Porta Pia un fedelissimo per rimettere ordine in una struttura che sembra andata fuori controllo. Ma qui finiscono le certezze.
Nemmeno un vertice pomeridiano tra il premier e Angelino Alfano (presente anche Maurizio Lupi) è bastato per sciogliere il nodo politico della faccenda. Ovvero, quale sarà la compensazione per i centristi? Renzi e Alfano un’intesa non l’hanno ancora trovata. «Noi — ha detto il ministro dell’Interno al premier — ti proponiamo Quagliariello per un ministero del Sud. Un nuovo ministero che metta insieme gli Affari regionali e la delega sulla coesione territoriale ». La risposta è stata evasiva. «Preferirei una donna, anche per rispettare la parità di genere », ha replicato Renzi. E la cosa è finita lì. In ambienti renziani circolano anche i nomi più graditi per quel ruolo. Graditi a palazzo Chigi, s’intende: da Erminia Mazzoni a Rosanna Scopelliti, figlia del magistrato Antonino assassinato dalla ‘Ndrangheta, dalla senatrice Federica Chiavaroli a Valentina Castaldini, portavoce Ncd. Ma Alfano e Lupi insistono su Quagliariello. E soprattutto non accettano l’altra idea che Renzi sembra avere in mente. Quella di dare ai centristi solo gli Affari regionali, nominando un renziano doc al posto che sarà lasciato libero dal sottosegretario Delrio (con il potere sui fondi Ue). Anche per questa carica circolano un po’ di nomi, con un’alta dose di aleatorietà: si parla del vicesegretario Guerini (che smentisce), del vicecapogruppo Ettore Rosato, di Matteo Richetti. Se non lo stesso Luca Lotti, l’altro dioscuro di palazzo Chigi, che sommerebbe le deleghe di Delrio a quelle già nel suo mazzo. Almeno su una nomina Alfano e Renzi si sono invece trovati d’accordo: il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, in settimana diventerà il nuovo prefetto di Roma per gestire il Giubileo straordinario.
Tra le tante voci fatte circolare c’è anche quella di uno spostamento di Maria Elena Boschi dalle riforme agli Affari regionali, per un ritorno di Quagliariello sulla poltrona che occupava con Letta. Il rebus sarà sciolto soltanto oggi, quando il premier salirà al Quirinale (gli uffici sono stati preallertati per un mini rimpasto «prima delle vacanze di Pasqua»). La questione rimpasto, a caduta, ha comportato uno psicodramma dentro l’Ncd. Nunzia De Girolamo, la pasionaria capogruppo antirenziana, non viene considerata più adatta per quel ruolo. Su questo concordano sia il premier che Alfano. «Un capogruppo di maggioranza — è il ragionamento comune — non può comportarsi come se stesse all’opposizione». Da qui l’idea di sostituirla con Lupi, ma l’interessata non ha alcuna intenzione di farsi da parte. Tanto che ieri i rumors raccontavano di una raccolta di firme tra i deputati, ispirata da Alfano, per convocare un’assemblea di gruppo per far fuori la ribelle. «Non posso credere — replica lei maliziosa — che il ministro degli Interni perda il suo tempo nell’organizzare trame di questo tipo».
Intanto Renzi, in preparazione della visita di Stato alla Casa Bianca di metà aprile, si apre la strada con un’intervista al New York Times. Molto assertiva. «Sono il più giovane leader che l’Italia abbia mai avuto. Sto usando la mia energia e il mio dinamismo per cambiare il Paese. Penso che sia il tempo di scrivere una nuova pagina. Non posso aspettare a causa dei vecchi problemi del passato». Il leader del Pd rivendica anche la «nuova direzione » presa da un’Unione europea che finalmente parla di crescita e non più «solo di bilanci e austerità». Il Jobs act è «la cosa più di sinistra che abbia mai fatto», quanto al Pd, Renzi racconta di ispirarsi «all’azzardo» di Blair: «Trasformare il Labour da un partito perdente a un partito vincente».
L’altra mossa di giornata, affidata a Yoram Gutgeld, l’uomo che ha in mano il dossier Spending review, è quella di rendere finalmente pubblico il famoso Piano Cottarelli di tagli alla spesa pubblica. All’indirizzo «revisionedellaspesa. gov. it» si possono trovare tutte le schede prodotte da Mister Forbici nel periodo di lavoro da Letta a Renzi. Suggerimenti dimenticati per mesi nei cassetti e ora tirati fuori, a un anno di distanza, in base al principio degli «open data». E a proposito di Infrastrutture, Cottarelli suggeriva cose importanti che magari avrebbero aggredito il “Sistema” Incalza: «Per grandi opere la consultazione pre-progettuale per decidere se/come fare l’opera»; «messa in esercizio dell’opera entro i 90 giorni dal collaudo tecnico- amministrativo pena l’applicazione di sanzioni»; e soprattutto «forti azioni di sorveglianza nell’esecuzione delle opere programmate dal Cipe (350/600 ispezioni entro il 2015)» e «definanziamento automatico in caso di mancato avvio delle opere». Un bel libro dei sogni, un manuale che il futuro ministro Delrio dovrà leggere con attenzione.


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