La rivolta della scuola contro Renzi

La rivolta della scuola contro Renzi

Loading

Cin­que­cento mila docenti, pre­cari, stu­denti, geni­tori e per­so­nale sco­la­stico nelle piazze di Aosta, Bari, Cata­nia, Cagliari, Palermo, Milano e Roma (e in altre decine di città in tutto il paese) con­tro la riforma della scuola tar­gata Renzi-Giannini-Pd non fanno arre­trare di un mil­li­me­tro il governo. Non è bastata la più grande pro­te­sta della scuola pub­blica dal 2008 (80% ade­renti allo scio­pero gene­rale) per allen­tare la presa sul pro­getto della sua tra­sfor­ma­zione azien­da­li­sta e auto­ri­ta­ria che il par­tito Demo­cra­tico per­se­gue sin dall’approvazione della legge Berlinguer-Zecchino del 2000, quando approvò anche la nor­ma­tiva sulle scuole pari­ta­rie. Ieri, da Bol­zano, il pre­si­dente del Con­si­glio Mat­teo Renzi ha rispo­sto così alle richie­ste dei mag­giori sin­da­cati di fer­mare lo’iter di appro­va­zione del Ddl sulla «Buona Scuola », stral­ciare l’assunzione dei 100.701 pre­cari in un decreto e abo­lire la con­te­sta­tis­sima norma sui «presidi-manager»: «Abbiamo intra­preso il per­corso di grandi riforme e andremo avanti con la testa dura» ha detto Renzi che ieri ha pro­po­sto di adot­tare il modello del Sud Tirolo alla scuola italiana.«Coniuga qua­lità e pra­ti­cità» ha detto.

L’ostinazione delle «teste dure» al governo, e delle loro appen­dici nel «par­tito della Nazione» è pre­sto spie­gato: con l’Italicum e il Jobs Act, la riforma della scuola è parte di un tris d’assi che Renzi intende pre­sen­tare prima dell’estate mostrando così il pro­filo com­piuto della sua per­so­nale rivo­lu­zione con­ser­va­trice. «Siamo pronti ad ascol­tare e con­di­vi­dere» ha riba­dito Renzi, fermo restando però il prin­ci­pio dell’«autonomia».
Lo scon­tro sulla scuola verte pro­prio su que­sto con­cetto di «auto­no­mia», la base di tutte le riforme della scuola da quin­dici anni. La riforma Renzi ha avuto il merito di chia­rirlo defi­ni­ti­va­mente: l’«autonomia» è quella del pre­side a capo di una scuola-azienda. La stessa che Renzi ha auspi­cato per sé impo­nendo l’Italicum. I miti fon­da­tori della sua «nar­ra­zione», cioè il deci­sio­ni­smo, l’aziendalismo e la «peda­go­gia del capo», sono al cen­tro di una riforma della scuola che auto­riz­zerà i pre­sidi a «indi­vi­duare» dagli albi ter­ri­to­riali trien­nali i docenti di loro gra­di­mento, intro­du­cendo nella scuola il sistema cor­rut­tivo dello spoil system o quello nepo­ti­stico che governa l’università ita­liana. Un rischio denun­ciato da Flc-Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals, Gilda e Cobas (che a Roma erano al Miur e poi in un pre­si­dio a Montecitorio).

Sul senso delle pro­te­ste il governo fa lo gnorri. «Per­ché uno scio­pero di que­ste dimen­sioni non si vedeva da sette anni ?» si è chie­sta ieri la mini­stra dell’Istruzione Gian­nini (Pd), colei che ha defi­nito «squa­dri­sti» i docenti che l’hanno con­te­stata a Bolo­gna e «cor­po­ra­tivi» tutti coloro che si oppon­gono alla sua riforma. Per Gian­nini il pre­side è «un lea­der edu­ca­tivo» e le rico­stru­zioni fatte in que­sti giorni sareb­bero «fan­ta­siose». Le assun­zioni dei docenti pre­cari por­te­ranno «il pre­ca­riato alla sua dimen­sione fisio­lo­gica del 2,5%». Per­cen­tuali senza fon­da­mento, visto che da quelle pre­vi­ste (alla pre­sen­ta­zione della «Buona Scuola» a set­tem­bre erano 148.100) sono stati esclusi almeno altri 100 mila aventi diritto, senza con­tare i pre­cari tra il per­so­nale Ata can­cel­lati dalla «riforma». Affer­ma­zioni che giu­sti­fi­cano la richie­sta di dimis­sioni avan­zata ieri dai sindacati.

La con­flit­tua­lità dei sin­da­cati più rap­pre­sen­ta­tivi della scuola è il pro­dotto di una spinta dal basso da parte dei docenti e dei pre­cari che, dopo mesi di ten­ten­na­menti, li hanno spinti ad una mobi­li­ta­zione tar­diva. Se aves­sero dichia­rato uno scio­pero gene­rale al mese, da otto­bre a oggi, a Renzi avreb­bero sot­tratto tempo e spa­zio per la sua «nar­ra­zione». Non l’hanno fatto e oggi sco­prono il con­flitto. Alcune orga­niz­za­zioni hanno paven­tato il blocco gli scru­tini a giu­gno. Un’azione cla­mo­rosa, se deci­de­ranno di andare fino in fondo. Altra que­stione poli­tica non secon­da­ria è la richie­sta di ritiro del Ddl emersa ieri dal mondo della scuola. Quanto inci­de­ranno sulla deter­mi­na­zione dei sin­da­cati gli emen­da­menti che saranno appro­vati alla Camera su spinta del Pd?



Related Articles

Sharing economy: Uber, Airbnb e le 45 sorelle: «Ue ci tuteli dalle leggi degli Stati»

Loading

I 47 pilastri dell’economia collaborativa e della condivisione (sharing economy), Uber e Airbnb in testa, hanno inviato una lettera alla Ue in cui chiedono di essere tutelati dalle iniziative legislative dei paesi membri

La svolta dell’Intifada

Loading

Gerusalemme. L’attacco armato compiuto ieri alla Porta di Damasco da tre giovani palestinesi di Jenin forse indica l’abbandono del carattere spontaneo della nuova Intifada

I Taliban all’assalto di una scuola Strage di bambini, più di 140 morti

Loading

Nove uomini sono penetrati nell’istituto frequentato dai figli dei militari Hanno iniziato a uccidere gli studenti poi un kamikaze si è fatto esplodere

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment