Come rivela il Daily Telegraph, il ministro dell’Immigrazione britannico James Brokenshire ha predisposto l’invio a Calais di materiali per erigere attorno all’ingresso del porto e dell’Eurotunnel una recinzione di 3 chilometri e mezzo di tre metri di altezza: una barriera già sperimentata per garantire la sicurezza a Londra durante le Olimpiadi del 2012 e al summit Nato del 2014 in Galles. A motivare la decisione è anche il timore del terrorismo: il ministro avverte che c’è il pericolo che jihadisti si mescolino ai circa 3 mila migranti accampati a Calais per tentare di entrare in Gran Bretagna e compiere un attentato. Ma il “muro di Calais” attira l’attenzione dei media perché non è una barriera fra capitalismo e comunismo, fra democrazia occidentale e dittatura, come quello di Berlino, bensì fra mondo ricco e mondo povero. Noi, dentro; voi, fuori.
Calais, il muro anti-migranti di Londra
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LONDRA. La Gran Bretagna vuole alzare un muro a Calais. Non di mattoni, come quello che divideva Berlino durante la guerra fredda: ma tuttavia una solida recinzione metallica, alta tre metri, lunga quasi 4 chilometri. L’obiettivo è tenere fuori dai confini britannici i migranti clandestini. E il motivo per cui le autorità di Londra si preparano a costruire questa barriera in territorio francese è che lì si sta svolgendo la battaglia per entrare clandestinamente nel Regno Unito. Da tempo gli immigrati usano i camion a rimorchio che attraversano la Manica per via di mare, con i ferry-boat, o sotto il canale, con il treno che passa dall’Eurotunnel, per fare ingresso illegalmente in Inghilterra, ma negli ultimi giorni l’assalto ai tir nella zona portuale e ferroviaria di Calais è diventato massiccio, facilitato da uno sciopero dei trasporti marittimi che ha creato lunghi ingorghi e rallentato il traffico all’accesso del tunnel. Sfuggendo alla caccia che danno loro poliziotti e camionisti, i migranti aprono lo sportello posteriore degli autoveicoli in transito e si nascondono a bordo, per uscirne quando il camion ha completato la traversata del canale e dileguarsi sulla strada fra Dover e Londra. È difficile e rischioso, «ma provi una volta, due, tre, quattro, finché non ce la fai», racconta uno dei giovani, in maggioranza africani, che vivono nella tendopoli alla periferia della città francese. Per una ragione o per l’altra, la globalizzata Gran Bretagna li attira di più della Francia. Nell’ultimo anno ci sono stati quasi 40 mila tentativi di entrare nel Regno Unito a questo modo dall’area di Calais, il doppio dell’anno precedente. Le autorità locali sostengono che quelle britanniche devono fare di più, perché di fatto è come se la frontiera passasse da Calais, non da Dover. E così, sotto le pressioni di una stampa popolare che vede l’immigrazione come il diavolo, Downing street ha ora preso contro misure.
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