La sinistra pd si rassegna Sel potrebbe smarcarsi

La sinistra pd si rassegna Sel potrebbe smarcarsi

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Che Giuseppe Sala non sia un candidato gradito a gran parte della sinistra, è noto. Che le primarie impegnino chi vi ha partecipato, a sostenere il vincitore, è altrettanto noto. Ed è in questa contraddizione che rischia di prodursi uno strappo sul modello della Liguria, quando la renziana Raffaella Paita fu sconfitta anche per la rivolta della sinistra «secessionista», sostenuta dal perdente delle primarie Sergio Cofferati. Si scaldano così i potenziali candidati di quell’area di sinistra che potrebbe pescare voti non solo nella sinistra extra Pd, ma anche tra gli elettori dem ostili a un manager senza il pedigree della sinistra.
Tutti gli occhi sono puntati su Sel. Che ha partecipato alle primarie, con non poche contraddizioni interne e senza un candidato. La maggioranza era con Francesca Balzani, sostenuta da Giuliano Pisapia e benedetta da Nichi Vendola.
Ora che gli elettori del Pd hanno detto Sala, regole e correttezza vorrebbero che Sel rispettasse l’esito. Ma non è così scontato. Nicola Fratoianni, coordinatore nazionale, è prudente ma non esclude lo strappo: «Mi pare evidente che si è chiusa una stagione. Sala non è adeguato a dare continuità». Dunque non lo voterete? «Si discuterà sul da farsi. E non da soli».
Quanto basta perché si faccia più concreta l’ipotesi di una candidatura alternativa. Si pensa già a un nome non di pura testimonianza, non da riserva indiana. Un Sala di sinistra. Il più gettonato è Pippo Civati, che non si chiama fuori, ma non sprizza gioia. Perché le lancette sono andate avanti: «La vittoria di Sala, che è la sconfitta di Pisapia, era telefonata». E ora? «Ci occuperemo noi dei delusi del Pd, noi di Possibile, le forze socialiste e di Rifondazione. Stiamo valutando le candidature». Tipo Pippo Civati? «Non credo, non l’ho messo in conto. Forse a maggio sarebbe stato meglio, ma così è più complicato». Quanto a Sel: «Non capisco come si possa stare in due posti nello stesso tempo. Mi pare difficile scendere dal carro dei vincitori. In Liguria, con la Paita, c’erano molte ragioni per andarsene, a cominciare dai voti contestati. Ma ora?». La sensazione è che Civati possa scendere in campo, ma senza la benedizione preventiva di Sel.
Stefano Fassina, altro fuoriuscito dal Pd, premette: «Se fossi stato a Milano, non avrei partecipato alle primarie». Ma «chi ha partecipato deve riconoscere il risultato». Ma al momento del voto, che succederà? «Beh, gli elettori di sinistra molto probabile voteranno altrove».
Nel Pd, la minoranza giura fedeltà, sia pure turandosi il naso. Per Miguel Gotor «bisogna rispettare il risultato». E se la sinistra extra Pd candiderà qualcuno, «saranno affari loro, non nostri». Ma Sala, dice Gotor, è l’espressione del «partito della nazione in salsa milanese» e ha già dato prova di sospette «interlocuzioni con Cl e Ncd». Gotor punta il dito anche contro Pisapia: «C’è stato un deficit di direzione politica». In altri termini, i due candidati, Balzani e Majorino, si sono annullati: «Ma a uno dei due dispiacerà di meno essere sconfitto». Allusione alle voci che parlano di un accordo tra Sala e Majorino. Quest’ultimo replica: «Queste sono enormi sciocchezze». Collaborerà con Sala? «Certo, tutti noi dovremmo collaborare». Quanto al rischio «Liguria»: «Non prendo neanche in considerazione l’ipotesi — dice Majorino —. Si rispetti l’esito del voto». Anche Gianni Cuperlo è fermo: «Non sostenere Sala metterebbe in discussione il significato delle primarie. Sel? Mi stupirebbe molto se decidesse di candidare altri».
Alessandro Trocino


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