Mattarella e l’offerta a Obama Niente raid ma leadership in Libia

Mattarella e l’offerta a Obama Niente raid ma leadership in Libia

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WASHINGTON Prima la Libia, poi la candidatura dell’Italia per un seggio nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. Stamattina il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è atteso alle 11.15 (le 17.15 italiane) da Barack Obama, nello studio Ovale della Casa Bianca. Il capo dello Stato arriverà con il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Nel corso della mattinata, altri colloqui con il segretario di Stato John Kerry e il vicepresidente Joe Biden.
La visita negli Stati Uniti di Mattarella cade in una fase un po’ confusa per la politica statunitense. La campagna elettorale mette sotto pressione anche Obama, le cui scelte nel quadrante mediterraneo e mediorientale, per esempio, sono aspramente criticate dai repubblicani e osservate con qualche perplessità dagli stessi candidati democratici, Hillary Clinton e Bernie Sanders.
Nell’agenda italiana la voce Libia è al primo posto. Il governo americano chiede all’Italia di «fare qualcosa in più contro l’Isis». Mattarella risponderà che anche stabilizzare la Libia è una priorità e che il nostro Paese è pronto ad assumere un ruolo guida nel quadro di una missione autorizzata dall’Onu e concordata con il governo unitario di Tripoli, se e quando entrerà davvero in funzione. L’obiettivo generale, la lotta al terrorismo di matrice islamica, è naturalmente condiviso. Bisogna, però, trovare un punto di sintesi tra prospettive diverse. Per Obama è necessaria un’azione di vasta portata, con azioni militari mirate (ma non «stivali sul terreno») contro l’obiettivo numero uno: la larga zona occupata dal Califfato, tra Siria e Iraq. Da mesi gli americani chiedono con insistenza agli alleati che ne hanno la possibilità, e l’Italia è tra questi, di partecipare ai bombardamenti su basi dell’Isis.
Il governo di Roma propone, invece, una sorta di scambio a Washington: impegno invariato nella coalizione anti-terrorismo, cioè niente bombardamenti, a fronte di un maggiore protagonismo sul fronte libico. Mattarella sosterrà che si potrebbe prendere spunto dalla formula adottata nella crisi dei Balcani. Anche in Libia si potrebbe progettare un’iniziativa che tenga insieme i due tempi: la messa in sicurezza del territorio e la ricostruzione giuridica, e anche materiale, di uno Stato al collasso. L’esperienza ha dimostrato, sia in Libia che altrove, quanto sia essenziale avere le idee chiare sul senso di una missione militare.
Obama e Mattarella discuteranno di immigrazione e del quadro economico complessivo. Il capo dello Stato si troverà davanti un convinto sostenitore delle politiche di crescita. In passato, e questo verrà sottolineato dal presidente italiano, Obama si è speso a favore anche dell’Italia per allentare la linea del rigore imposta dalla Germania di Angela Merkel.
Infine, il passaggio alla Casa Bianca di oggi e quello al palazzo dell’Onu dopodomani a New York rappresentano una tappa importante della campagna elettorale che l’Italia sta conducendo per ottenere un seggio tra i 10 membri a rotazione nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Si voterà a fine 2016 per scegliere cinque Stati e l’Assemblea generale dovrà approvare le candidature. Mattarella ne discuterà anche con il vicepresidente Biden e poi il tema tornerà nell’incontro con il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon.
Non ci sono conferme ufficiali, è bene precisarlo, ma il ministro Gentiloni potrebbe scambiare qualche valutazione con le controparti americane sull’assassinio del giovane ricercatore Giulio Regeni al Cairo. Gli Stati Uniti sono tornati a finanziare in modo massiccio l’Egitto guidato dal presidente Al Sisi: circa 1,5 miliardi di dollari all’anno.
Giuseppe Sarcina


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