L’archivio sui potenti nel bunker segreto del paladino antimafia

L’archivio sui potenti nel bunker segreto del paladino antimafia

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CALTANISSETTA Per più di 20 anni ha conservato tutto. Ha creato un archivio cartaceo e un sofisticatissimo server elettronico dove ha scannerizzato e memorizzato lettere, telegrammi, email, sms, l’elenco dei regali fatti, contributi concessi, fotografie con ministri, politici, capi della polizia, vertici di tutte le forze dell’ordine, magistrati, anche quelli che poi lo hanno inquisito.

Tutto diviso in carpette di colore diverso e cd-rom custoditi in un vero proprio bunker allestito dietro una parete segreta della sua stanza da letto. Quella di Antonello Calogero Montante, vicepresidente di Confindustria nazionale con delega alla legalità e presidente di quella siciliana, ex paladino dell’antimafia che, come ha svelato “Repubblica” un anno fa, è indagato per concorso esterno a Cosa Nostra per avere avuto “un rapporto continuativo con la famiglia mafiosa di Serradifalco dal 1990 in poi”.

Un archivio imponente, quello sequestrato dalla squadra mobile di Caltanissetta il 22 gennaio scorso, e che oggi imbarazza non poco i più alti vertici delle istituzioni. Inattesa, per gli investigatori, anche la scoperta, nel bunker di Montante, di un piccolo arsenale, un fucile, una carabina, due pistole con relative munizioni “al vaglio per verificare l’effettiva detenzione da parte del Montante”, si legge nel decreto di sequestro.

In quella camera blindata, realizzata in una intercapedine ricavata da un muro perimetrale, c’era anche una cassaforte con dentro altri documenti, tra cui un “memoriale” di oltre mille pagine, adesso al vaglio del Tribunale del Riesame che domani si pronuncerà sull’istanza di dissequestro di quanto portato via nella casa e negli uffici dell’ancora in carica vicepresidente di Confindustria nazionale. Le armi non saranno certamente restituite, perché un indagato per mafia (ma sotto protezione per le minacce denunciate, ndr) non può detenerle.

Perché Montante ha archiviato tutta quella documentazione che ha fatto ritrovare nonostante potesse immaginare che prima o poi avrebbe subito una perquisizione? Probabilmente perché le prove della sua rete di relazioni ad alto livello istituzionale costituiscono la migliore patente di “antimafiosità” che ha sempre rivendicato.

Nel verbale di sequestro del suo archivio c’è di tutto. Una email inviata il 2 marzo del 2015 (un mese dopo che Repubblica aveva reso nota l’indagine) al ministro degli Interni Angelino Alfano; una lettera inviata al Presidente del Consiglio l’8 aprile del 2015. E poi altre cartelline con i nomi del procuratore generale di Caltanissetta Sergio Lari, del procuratore aggiunto Lia Sava, dell’ex procuratore generale di Caltanissetta, adesso a Palermo, Roberto Scarpinato.

Ha conservato anche una planimetria per la compravendita di una casa con su scritto “consegnatami da Scarpinato 13 dic 2010” . E persino un raccoglitore di colore blu “marca Quill” con l’intestazione “carabinieri, polizia, esercito, Finanza, Cicli Montante”, con l’elenco di tutti i destinatari delle sue preziose biciclette regalate a capi della polizia, generali, colonnelli dell’esercito e dei carabinieri, giornalisti, politici, (tra questi, il sindaco di Catania Enzo Bianco con tanto di biglietto di “autenticità” della bicicletta) e a “Bersani” (non si specifica se si tratta dell’ex segretario del Pd o di un omonimo, ndr). Biciclette esposte negli aeroporti di Palermo e Roma dove, fino allo scorso anno, Montante non ha pagato la pubblicità.

Al ministro dell’Interno Angelino Alfano i senatori del Movimento 5 stelle sollecitano ora la revoca di tutte le cariche pubbliche di Montante, chiedendo anche «se corrisponda al vero che avrebbe favorito l’ascesa di esponenti politici o rappresentanti istituzionali, a livello sia regionale che nazionale, nei punti chiave dell’apparato amministrativo e a lui strettamente legati, con lo scopo di instaurare un sistema finalizzato alla realizzazione di interessi personali».



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