Le primarie a Milano tra code e polemiche “Troppi cinesi al voto” La replica: partecipiamo

Le primarie a Milano tra code e polemiche “Troppi cinesi al voto” La replica: partecipiamo

Loading

MILANO. Per la prima volta, al voto delle primarie del centrosinistra a Milano, sono comparsi i cinesi. In tutto gli stranieri sono stati il 4 per cento, dunque visibili. Sui social si rincorrono foto e commenti al veleno, dopo che un’associazione di commercianti, presieduta da Francesco Wu, ha espresso di «sentirsi vicina a Giuseppe Sala, e spero che — si legge — non venga interpretato diversamente da quanto avviene per gli italiani». Se i facinorosi non mancano, nonostante i rappresentanti di sette comunità straniere assicurino in un comunicato congiunto «nessun voto di scambio », la polemica non sfiora i candidati. E la risposta più limpida quanto inattesa di quanto accade si trova, come non raramente accade a Milano, in una periferia faticosa.
Sezione di via Trenno, dietro lo stadio di San Siro. Il voto è reso segreto da un precario televisore spento. Sono quasi le 17, ha appena messo la croce su Beppe Sala — come in effetti fanno in base al nostro taccuino molti stranieri — un signore peruviano sui quaranta. Professione «operaio nella sanità», Eleuterio ha sollevato il cellulare per scattare una serie di foto alla gente in coda per le primarie e anche al sorriso di una giovane cinese, Hu Aili: «Farò vedere le foto agli amici del mio paese, per far capire che cos’è la democrazia, abbiamo da imparare da voi. Qui c’è un bellissimo gioco interno tra i candidati, e poi, chi vince e chi perde, stiamo tutti dalla stessa parte ». Se Eleuterio — esiste, ha promesso che si farà vedere stasera, per avere i risultati al teatro Elfo Puccini in corso Buenos Aires — parla come un libro stampato, la cinese Aili fatica a esprimersi con chiarezza anche se lavora in un ristorante, ma regala un’altra frase chiara: «Votato perché vedono tutti che noi qua».
Esserci. Perché lavorano, perché il voto aiuta a sentirsi parte del mondo libero. E per questo sentimento che la Milano bianca, borghese, operaia, italiana del centrosinistra, s’è svegliata più allegra del solito. Persino troppo attiva, come dimostra la ressa in una delle nove sezione aperte. Tutte stra affollate, dalla magnifica sezione Arci di via Tortona, con spillatrice per la birra, alla storica del quartiere Isola, con la porta scassata da dieci anni almeno, ma tra tutte è la «ZeroduePd», un bugigattolo di venti metri quadrati nella benestante via Eustachi, a Porta Venezia, che sembra una festa dell’Unità. La coda dei votanti poco dopo le 8 arrivava a sessanta metri, sino alla farmacia all’angolo. Daniela e altri volontari hanno occupato i marciapiedi con i banconi. Si vota accolti da un signore vestito da boscaiolo d’alta quota, l’ex leghista Pagliarini, brontola: «In Svizzera si può usare anche il computer e votare da casa, magari la prossima volta».
Anche i candidati sindaco hanno votato in mattinata, dando il buon esempio. Nella periferica sezione Romana del Pd, piccola, piena di libri, con tre figli e marito, camicia sgargiante, ecco Francesca Balzani: «Avevo promesso ai miei bambini che il giorno del voto avrebbero capito dov’era sparita mamma, e si sono molto divertiti. Sono primarie bellissime, da domani lavoriamo insieme». Stesso concetto da parte di Pierfrancesco Majorino, al quartiere Stadera, in una spartana sezione Sel, dove alza (è l’unico) il pugno chiuso: «È una giornata che spazza ogni polemica, questa affluenza così alta e così ricca dimostra che le primarie andavano fatte, e io ho votato per me. Metti che — dice ironico -, perdo per un solo voto?». Ironizza anche Beppe Sala, che, abitante di Brera, con la moglie s’è fatto quaranta minuti di coda, nella sezione più spaziosa e glamour, corso Garibaldi: «Dopo Expo alle code sono abituato. Voto per me, uno vale uno, ma è un bel voto, come quello degli stranieri, e mi chiedo come si possa far polemica se cittadini dal cognome non italiano classico partecipino alle nostre primarie… ». Antonio Iannetta ha votato in un circolo Pd di porta Genova. «La partecipazione è la cosa più importante».
Sul nostro taccuino “Sala” come futuro sindaco (votato dall’ex partigiano di 92 anni Enrico Freyrie in centro e dell’attivista Dorina Perego all’Isola con la stessa motivazione: «Ha fatto bene all’Expo, farà bene come sindaco) compare più spesso di Majorino (votato da un pr elegante in via Tortona e da Benedicta, una in coda con un libro in corso Garibaldi). Il quale a sua volta compare più spesso di Balzani (molto votata dalle donne), i giochi non sembrano ancora fatti, come vorrebbero invece sondaggi. La «giornatona» per stabilire chi vince è questa, con 151 sezioni aperte sino alle 20 per il dopo-Pisapia. Nell’antipasto di ieri, sono stati 7750 i votanti.


Related Articles

Le ultime ore di Palazzo Grazioli

Loading

Ieri, nel corso di una frettolosa cerimonia, al cospetto degli ultimi fedelissimi rimasti nel bunker di palazzo Grazioli, Silvio Berlusconi ha sposato Eva Braun. Poi si è di nuovo piegato sulle carte, valutando la situazione, constatando lo sfarinamento delle sue divisioni, il tradimento di molti ufficiali e la capitolazione di alcuni avamposti considerati strategici per la difesa del quartier generale.

Ora la troika apre sul debito greco

Loading

Dopo il voto del nono piano di austerità in sei anni ad Atene, le relazioni si distendono. Si precisa l’ipotesi di un alleggerimento del debito, ma non è ancora decisa la forma

Un ruolo di garanzia ribadito su uno sfondo più fragile e lacerato

Loading

È la prima volta che Giorgio Napolitano pone in modo così netto il tema della sua permanenza al Quirinale. In teoria, ha davanti oltre sei anni. Ma il presidente della Repubblica ha sempre considerato il secondo mandato un’eccezione: accettata, quasi subìta per stabilizzare l’Italia e riformare il sistema.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment