Reinhold Messner: “A rimetterci sarà il turismo questa è una sconfitta per tutti noi tirolesi che ci sentiamo europei”

Reinhold Messner: “A rimetterci sarà il turismo questa è una sconfitta per tutti noi tirolesi che ci sentiamo europei”

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CASA sua, il medievale Castel Juval alla base delle Alpi Venoste, è a pochi chilometri dal confine che gli austriaci vogliono chiudere. Lì Reinhold Messner è tornato, dall’inizio degli anni Ottanta, al termine di ogni spedizione sulle montagne del mondo e dopo la sua avventura politica, parlamentare a Strasburgo per i Verdi dal 1999 al 2004. Alpinista, esploratore, scrittore, intellettuale, il “re degli Ottomila” è un osservatore attento delle tematiche europee.

Messner, che cosa pensa del muro che i suoi vicini austriaci vogliono costruire al Brennero?

«Non sarà un muro,ma si tratterà di controlli molto seri alla frontiera. E non significa che sia meglio. Rappresenta un grande svantaggio per il nostro turismo, quello del Sudtirolo, ma anche per il turismo italiano. Arrivano in milioni per le ferie da Austria e Germania: verranno ancora? E come faranno al rientro? Altre ore di attesa in autostrada. Ovvio che cercheranno diverse destinazioni. Non parliamo dei Tir che bloccheranno tutto: il Brennero è stretto, ci sono solo due corsie, sarà un caos enorme. Ma questo è solo l’aspetto economico ».

Ecco, da un punto di vista politico come vede questa mossa?

«Più che alla politica, penso alla storia. Per noi sudtirolesi questo è stato per quasi cent’anni il confine dell’ingiustizia. Avremmo voluto rivedere uniti Sud e Nord Tirolo. E la sostanziale scomparsa dei confini, negli ultimi anni, emozionalmente ci aveva fatto rivivere nel grande Tirolo, noi sudtirolesi, i tirolesi del nord e anche i trentini, che facevano parte della stessa area. Ci si spostava senza rendersi più conto di essere divisi. Adesso faremo un salto indietro nel tempo. L’Austria ci sta pensando, è ovvio, per frenare l’avanzata del partito della Libertà che adesso è diventato molto forte. E pericoloso. Questa destra non liberale può essere la catastrofe per l’Europa».

Ci sono accuse anche per l’Italia. Le sembrano giuste?

«Ci sono forti critiche all’Italia, paese che, dicono, non è in grado di fermare l’invasione. Ma non può, non ha un confine che possa essere controllato. Per quanto gli austriaci sbandierano la minaccia della barriera. E nemmeno è possibile fermare l’esodo di chi fugge dalla guerra e dalla fame, mettendosi in viaggio verso la speranza di sopravvivere. Sono abbastanza d’accordo con le intenzioni di Renzi che vorreb- be portare soldi e aiuti in Africa, per bloccare l’immigrazione».

Ma ha un senso pensare a contributi per convincere chi scappa da una guerra?

«No, è vero, non ha senso. Ma occorre affrontare il problema diversamente, accogliere i rifugiati, chi veramente ha il diritto di venire da noi, e rimandare indietro chi non ce l’ha. Ma io per fortuna non sono un politico…».

Lei però è stato eletto con i Verdi al Parlamento europeo.

«No, io sono un cittadino del mondo. Con le mie idee. Guardo ancora ai Verdi… liberali però, non fondamentalisti. E mi piacciono le posizioni di Alexander van der Bellen, il verde che il 22 maggio dovrà vedersela al ballottaggio delle elezioni presidenziali con Norbert Hofer».

E se vincesse proprio Hofer?

«Io spero che avremo la maturità per non mettere a rischio questo modello di pace. Perché se non troviamo la strada giusta per una convivenza, rischiamo la terza guerra mondiale. Penso che qualche volta ci dimentichiamo che da settant’anni viviamo in pace. Mio nonno ha combattuto in due guerre. I bambini, i ventenni non si ricordano la bellezza di questa pace. E mi auguro che non debbano pentirsene. Voglio che i miei figli possano dire, domani: mi sento sudtirolese, mi sento europeo, mi sento cittadino di un mondo in pace».

 



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