Vienna provoca l’Europa

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I pali di metallo sono ancora accatastati in mezzo alla neve al lato della strada. Verranno montati nei prossimi giorni e serviranno ad agganciare la rete metallica. «Solo in caso di emergenza e comunque non ci sarà filo spinato» garantisce Helmut Tomac, il capo della polizia tirolese a cui Vienna ha affidato il compito di ripristinare, dopo 21 anni, il confine con l’Italia.

Prova a usare toni rassicuranti Tomac, ma le scene che si vedono in queste ore al Brennero assomigliano troppo a un salto nel passato che non può che preoccupare. L’Austria si chiude anzi, continua a chiudersi. Dopo aver ripristinato i controlli con Slovenia, Germania e Ungheria, adesso diventa off limits anche il confine con l’Italia. Quattro delle sue otto frontiere sono così sbarrate in barba al trattato di Schengen e seppellendo sotto montagne di ferro uno dei principi fondanti dell’Unione europea come la libera circolazione delle persone e delle merci.

Quella della coalizione guidata dal socialdemocratico Werner Faymann è una mossa disperata, dettata soprattutto dalla necessità di dare una risposta agli umori neri dell’ elettorato austriaco. L’ipotetica invasione di migranti dall’Italia, di cui Vienna parla ormai da mesi, infatti non esiste, mentre è decisamente reale l’avanzata dell’estrema destra del Partito della Libertà (Fpö) di Norbert Hofer, l’erede di Jörg Haider e grande vincitore domenica scorsa al primo turno delle presidenziali. Faymann cerca di correre ai ripari copiando l’Fpö nella speranza di non essere mandato a casa se Hofer dovesse spuntarla sul suo avversario al ballottaggio, il Verde Alexander van der Bellen. E lo fa colpendo i migranti, ma anche alzando in maniera spropositata i toni con l’Italia. La barriera, lunga 370 metri, sarà controllata da 250 agenti di polizia, spiega infatti Tomac, «ma in caso di necessità saranno inviati al fronte anche soldati». E non basta, visto che gli austriaci vorrebbero far partire i controlli direttamente dal territorio italiano.

Parole e atteggiamenti che irritano non poco Matteo Renzi. «L’ipotesi di chiudere il Brennero è sfacciatamente contro le regole europee, oltre che contro la storia, contro la logica e contro il futuro», dice il premier. Una decisione «illogica» per il ministero degli Interni Angelino Alfano che oggi incontra al Viminale il collega austriaco Wolfang Sobotka.

La barriera progettata da Vienna creerà una sorta di imbuto rovesciato che sarà possibile aprire e chiudere a seconda delle necessità. La rete taglierà l’autostrada A22 dove verranno create quattro corsie di transito, due per i mezzi pesanti e due per le auto. Il traffico verrà fatto procedere a 30 chilometri orari e la polizia austriaca controllerà tutti i mezzi,. Quelli giudicati sospetti verranno deviati in un’area predisposta. Verranno predisposti anche controlli sui treni diretti a nord. Gli austriaci vorrebbe che ad effettuarli fossero pattuglie composte da agenti austriaci, italiani e tedeschi e che cominciassero in territorio italiano, alla stazione di Fortezza, ma Roma si è opposta. Quindi i convogli verranno fermati a Steinach, in Austria. «I ritardi saranno inevitabili», ha detto Tomac.

Nei prossimi giorni verranno predisposti anche container a due piani dove verranno portati i migranti fermati,. Tutti dovranno essere identificati e registrati. «Quelli che presenteranno domanda di asilo verranno trasferiti nei centri a Innsbruck, mentre quelli no aventi diritto saranno riconsegnati all’Italia che dovrà farsi carico della loro assistenza», ha aggiunto Tomac. Vienna non prevede di allestire nessun centro di accoglienza per i migranti al Brennero.

«Confidiamo che l’Austria non prenderà nessuna decisione unilaterale nei prossimi mesi», ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, mentre il premier ha negato l’esistenza di un’emergenza. «Nei primi quattro mesi dell’anno – ha spiegato Renzi – il numero dei migranti arrivato in Italia è inferiore a quello del 2014 e sostanzialmente uguale a quello del 2015». Contrariato dalle decisione dell’Austria anche il commissario Ue per l’immigrazione Dimitris Avramopoulos. Nei giorni corsi la Commissione europea ha chiesto spiegazioni all’Austria per le decisione di chiudere il Brennero, non nascondendo irritazione per la scelta. «Invece di erigere muri dovremmo costruire dei ponti, e comunque quello che sta avvenendo tra Austria e Italia deve essere spiegato e chiarito da Vienna», ha ripetuto anche ieri Avramopoulos.



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