Banche svizzere, sui conti più ricchi al via i tassi di interesse sottozero

Banche svizzere, sui conti più ricchi al via i tassi di interesse sottozero

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Lugano Giorni fa migliaia di risparmiatori in Italia hanno ricevuto una lettera che dalle prime frasi deve averli subito messi stato d’allerta. «La qualità della relazione instaurata con i clienti e la loro soddisfazione sono le nostre maggiori priorità», è l’esordio. «Nel 2015 il nostro istituto aveva deciso di salvaguardarla dalle ripercussioni dei tassi d’interesse negativi sui saldi dei conti correnti espressi in euro fatturati alla scrivente società dalla Banca centrale europea».

Il verbo al trapassato prossimo – una buona intenzione precedente – è la prima spia rossa. La seconda, il richiamo a una realtà che di solito le banche nell’area euro preferiscono tenere dietro le quinte per centinaia di milioni dei loro clienti: i depositi di liquidità oggi costano cari agli sportelli che li custodiscono. Dopo quattro tagli degli interessi sotto quota zero dal 2014, la Bce applica tassi negativi sulle somme in euro depositate dai risparmiatori, che gli istituti a loro volta depositano presso la banca centrale. In sostanza, Francoforte pratica su quei fondi un prelievo che le banche commerciali – per ora – non scaricano sulla clientela.

Così almeno fino a qualche giorno fa, perché qualcosa sta iniziando a cambiare. Prosegue la lettera: «Come saprà, il 10 marzo scorso la Bce ha deciso di abbassare ulteriormente il tasso negativo applicato ai conti di deposito da meno 0,30% a meno 0,40%». Ed ecco l’annuncio: «Ai fini della corretta gestione il nostro istituto si vede costretto a ripercuotere sulla clientela il suddetto aumento relativo agli oneri finanziari», in particolare «per i saldi in conto superiori a centomila euro» a partire dal 15 giugno.

Non è una novità per le somme liquide di vari milioni di euro, o per grandi aziende e fondi d’investimento. Ma le banche fino ad oggi non avevano mai tassato depositi in euro in quantità più proprie al ceto medio benestante. E un prelievo annuo dello 0,4% è tutt’altro che trascurabile: dopo dieci anni sarebbe pari all’imposta di successione da genitori a figli, eppure è solo politica monetaria. Nella storia del capitalismo, aveva sempre funzionato in modo opposto: i tassi d’interesse remunerano chi detiene la liquidità.

Questa lettera è partita da una palazzina di Lugano dove anche gli ascensori sono foderati in legno di noce intagliato. È la sede della Edmond de Rothschild, un posto in cui il silenzio odora di denaro antico e nella moquette è cucito lo stemma della dinastia: cinque frecce unite da un nastro, perché il fondatore due secoli fa mandò i cinque figli Rothschild a creare altrettante banche a Francoforte, Vienna, Parigi, Londra e Napoli. Una tradizione così radicata oggi non è la sola portatrice dell’ultima innovazione, perché anche Julius Baer ha appena scritto alla clientela italiana e europea: da martedì applicherà i prelievi sulle somme oltre i 100 mila euro.

I tassi negativi sono una forma di ibernazione che cattura progressivamente il tessuto del sistema finanziario, e per molti aspetti evitarla non è facile. Dati gli squilibri interni all’area euro e l’eccesso di risparmio non investito, senza di essi l’euro rincarerebbe al punto da mettere fuori mercato gran parte dell’export italiano ed europeo. Anche per questo di recente Mario Draghi, il presidente della Bce, ha osservato che queste misure «non sono il problema ma il sintomo di un problema sottostante». E non riguarda solo l’Europa: il governatore della Banca d’Inghilterra, Marc Carney, ricorda che ormai un quarto del prodotto lordo del mondo si genera in Paesi le cui banche centrali praticano tassi sotto zero.

Ora però hanno iniziato a scendere dai massimi sistemi ai saldi di conto corrente del ceto medio d’Italia. Che tutto inizi dalla solidissima Rothschild di Lugano, con due terzi di clientela italiana, è solo il segno che questa è una delle prime banche che non riescono più a compensare con vecchi investimenti a rendimenti più alti le perdite attuali sui depositi. Gabriele Bruera, un gestore di risparmio in gran parte italiano alla Compass di Lugano, è convinto che altre banche seguiranno man mano che i precedenti impieghi più fruttuosi del denaro si esauriscono: «Solo questione di tempo», dice. Sarà un test in più per le banche italiane, già impegnate a tranquillizzare una clientela sotto stress dopo i traumi di questi mesi .

«Non abbiamo ancora capito la portata di questo tsunami – nota Alida Carcano di Valeur, una società di Lugano con 1,7 miliardi in gestione quasi tutti di italiani. «I tassi negativi sono qui per restare». Fra i clienti di Carcano, uno su dieci chiede già di accumulare biglietti di banca in cassetta di sicurezza perché almeno lì non sono tassati. Poi nessuno osa, perché i problemi pratici e legali restano ingestibili.

Molti altri però spingono per investimenti sempre più rischiosi pur di guadagnare l’uno o due per cento. Quando si ritirerà, l’ibernazione dei tassi negativi lascerà dietro di sé un paesaggio che nessuno oggi può davvero prevedere.



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