Cresce il numero di profughi in Italia attraverso il Brennero I dati che smentiscono Vienna

Cresce il numero di profughi in Italia attraverso il Brennero I dati che smentiscono Vienna

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ROMA Dall’inizio dell’anno sono entrati nel nostro Paese, provenienti dall’Austria, 3.468 stranieri, oltre 300 in più di tutto lo scorso anno. È questo il dato della polizia di frontiera che l’Italia comunicherà nelle prossime ore a Bruxelles per «dimostrare le menzogne di Vienna». E tanto basta per comprendere che il livello di tensione tra i due Stati è di nuovo altissimo. La scorsa settimana, durante il Consiglio dei ministri dell’Interno europei, Angelino Alfano e il suo collega Volfgang Sobotka avevano avuto un colloquio cordiale segnato da strette di mano e promesse di collaborazione. Poi, alla vigilia del ballottaggio, i toni si sono nuovamente alzati e ieri a urne ancora aperte il governatore del Land Tirolo, Gunther Platter ha dichiarato: «Gli ingressi incontrollati al Brennero devono essere fermati. È un bene che le mie critiche siano arrivate a Roma, come anche il messaggio che noi osserviamo con molta attenzione la situazione al Brennero e i flussi migratori. Mi sta a cuore l’efficacia dei controlli promessi dall’Italia. Il successo di questa sfida dipenderà dagli interventi a sud del Brennero».

Il boom degli ingressi

Nel 2015 gli arrivi di stranieri dall’Austria all’Italia sono stati 3.143. Nei primi cinque mesi del 2016, il dato si è impennato con le 3.468 persone che hanno varcato le frontiere verso il nostro Paese. Per avere la dimensione di che cosa stia accadendo basta leggere i numeri relativi al Brennero: 839 sono gli «ingressi», 486 le «uscite». «Quindi — fa notare il sottosegretario con delega all’immigrazione, Domenico Manzione — al di là delle parole e delle accuse infondate dei leader austriaci, sono i fatti a dimostrare la situazione reale. Sinceramente si fa fatica a comprendere che cosa abbiano davvero in testa. Non posso credere che tutto questo avvenga soltanto a fini elettorali».

L’Italia ha potuto effettuare soltanto 664 riammissioni «perché una quota ha chiesto asilo mentre gli altri risultano già registrati in altri Paesi europei di primo ingresso» e dunque è con quei governi che si deve trattare per il trasferimento. L’Austria ha invece rispedito da noi soltanto 300 stranieri «e anche questo dimostra che non c’è quel passaggio continuo», sottolineano al Viminale.

Pachistani e afghani

Secondo gli esperti, ancor più indicativa per comprendere quali siano le «direttive» di Vienna è l’analisi dei flussi. Gli stranieri entrati sono infatti 1.389 pachistani e 720 afghani. La polizia li ha rintracciati mentre vagavano nel Nord Italia e la maggior parte ha ammesso la propria provenienza. In ogni caso si tratta di nazionalità che non rientrano nei primi dieci posti di chi giunge attraversando il Mediterraneo e già questo, dicono gli analisti, dimostra che per raggiungere l’Europa hanno percorso la «rotta balcanica».

Non è l’unica anomalia. La circostanza ritenuta più grave è che si tratta di migranti non inseriti tra coloro che possono aspirare, quasi automaticamente, ad ottenere lo status di rifugiati, come avviene invece per siriani ed eritrei. E dunque il sospetto è che siano stati lasciati andare proprio perché non era possibile accoglierli, ma era necessario avviare le procedure per le espulsioni e il rimpatrio.

La trattativa con l’Ue

Adesso si ricomincia a trattare in sede europea, consapevoli che il clima nei nostri confini non è sempre favorevole. Una lettera trasmessa dieci giorni fa dal commissario Dimitris Avramopoulos condivideva «parte delle preoccupazioni austriache» e minacciava sanzioni per l’Italia in materia di rimpatri e rispetto della road map . Nei prossimi giorni sarà trasmessa la risposta di Alfano su ogni punto contestato.

In particolare il ministro ribadirà il «pieno funzionamento dei centri di smistamento e identificazione», i cosiddetti «hotspot» evidenziando di aver «attivato, con successo, i team mobili di esperti da inviare nelle località in cui emerge una esigenza» e di essere «pronti a rispettare l’impegno di avere a disposizione 1.500 posti nei Cie», le strutture per chi deve essere espulso.

Fiorenza Sarzanini



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