Droga & riforma, il Friuli pianta un seme

Loading

Riparte dal Friuli Venezia Giulia la battaglia per la modifica della legislazione sulle droghe. Mentre la Fini-Giovanardi viene abbattuta, pezzo dopo pezzo, dalle sentenze della Corte Costituzionale, gli operatori, le istituzioni e i politici più sensibili si rendono conto che il Testo Unico degli stupefacenti, la cui ossatura risale al 1990, ha fatto il suo tempo e va profondamente riformato.

Così proprio dalla Regione che è stata teatro di uno dei momenti più bui della Fini-Giovanardi, la caccia alle streghe tramutatasi in processo contro il Rototom Sunsplash Festival, lancia un segnale forte dall’interno delle Istituzioni per la riforma della legge sulla droga.

Con una larga maggioranza, solo 6 i voti contrari, il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha infatti dato il via libera la settimana scorsa alla «legge voto» promossa da Silvana Cremaschi, che invita il Parlamento e il Governo a mettere all’ordine del giorno la riforma della politica sulle droghe in Italia.

Il testo approvato a Trieste richiede infatti a Governo e Parlamento di affrontare «lo scottante problema di un ripensamento globale delle pene detentive in Italia e della definizione in particolare di misure alternative alla reclusione» e riprende a questo scopo il testo del progetto di legge elaborato dal gruppo di lavoro promosso dalla Società della Ragione e poi sostenuto dal Cartello di Genova che riforma la legge 309/90, con la consapevolezza che il sovraffollamento nelle carceri ha origine proprio nella legislazione antidroga.

Va ricordato che il testo della proposta di legge depositata alla Camera da Filippo Fossati (C. 3413) e al Senato da Sergio Lo Giudice (S 2399) si apre con l’importante definizione della liceità del consumo personale di sostanze, e prevede – oltre all’eliminazione definitiva delle sanzioni amministrative – anche la non punibilità della coltivazione, anche associata, di piante di cannabis ad uso personale. Inoltre il testo delinea una armonizzazione delle pene previste per spaccio e traffico rispetto al sistema penale italiano e più in linea con i principi costituzionali: ad esempio si passa da un profilo di pena detentiva per spaccio (art. 73) che attualmente va dagli 8 ai 20 anni (diminuita di un terzo per le sostanze in tabella II, in particolare la cannabis), ad una più ragionevole previsione di pena da 1 a 8 anni.

Anche i minimi di pena per i reati associativi sono diminuiti considerevolmente. Inoltre il testo della proposta di legge delinea una revisione dell’impianto previsto per l’esecuzione penale dei detenuti tossicodipendenti con il chiaro obiettivo di favorire l’accesso alle misure alternative alla detenzione. Viene anche istituito presso ogni tribunale un servizio pubblico per le dipendenze che dovrà segnalare al giudice l’esistenza di un programma terapeutico in corso e soprattutto dovrà eventualmente predisporre in via di urgenza, su richiesta degli interessati o di ufficio, un programma prima dell’udienza. Dal punto di vista dei servizi vanno segnalate le modifiche che allineerebbero l’Italia con i Paesi europei ed extra europei permettendo la sperimentazione sui territori dell’efficacia di misure di riduzione del danno come, tra le altre, le stanze del consumo sicuro e il pill testing.

Il voto friulano va rimarcato come un fatto politico importante, non solo perché finalmente una Regione, per la prima volta da alcuni anni, esce dalle paludi securitarie e prende una posizione netta sulle politiche sulle droghe, ma anche perché il Friuli Venezia Giulia è la Regione della Presidente Debora Serracchiani, vice segretaria del Partito Democratico. Non sappiamo ancora se son rose, e se mai fioriranno.

Ma di certo un seme è stato piantato.



Related Articles

Rapporto Onu 2015, 9.500 vittime civili e umanitarie

Loading

Secondo l’Onu, nel 2014 gli ope­ra­tori uma­ni­tari uccisi in Afgha­ni­stan sareb­bero stati 57. Nei primi mesi del 2015 sareb­bero già 26

Droga, ecco come sarà la nuova legge

Loading

La Fini-Giovanardi va in pensione. Arriva la Turco-Ferrero. Depenalizzazione del consumo, ed eliminazione del concetto quantitativo fra le novità (Vita.it,

QUANTO PESA QUELLA COLPA

Loading

LA PENA comminata a chi viene riconosciuto colpevole di un reato in base al codice è intesa svolgere funzioni sociali di grande importanza.
PUNIRE in misura adeguata l’autore del reato; esercitare una forte misura di dissuasione nei confronti di chiunque fosse tentato di commettere azioni analoghe; mostrare a chi da quel reato ha ricevuto danno che giustizia è stata fatta. Nel caso Thyssen, in che misura tali funzioni paiono essere state assolte dalla sentenza di appello?

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment