Sei Paesi europei alla Ue “Prorogare i controlli alle nostre frontiere”

Sei Paesi europei alla Ue “Prorogare i controlli alle nostre frontiere”

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L’Europa di Schengen, quella della libera circolazione di merci e umani, vacilla sempre più. I sei Paesi che sospesero l’applicazione del “Codice Schengen” chiedono formalmente all’Unione di prolungare ulteriormente i termini della sospensione. Come avevano annunciato a gennaio, i governi di Germania, Francia, Austria, Belgio, Danimarca e Svezia invieranno alla Commissione europea una lettera con la richiesta di attivare la procedura straordinaria che consente il prolungamento dei controlli alle frontiere interne per altri sei mesi.

Il governo tedesco voterà domattina l’invio della lettera a Bruxelles. «Anche se la situazione dei profughi ai confini lungo la rotta balcanica al momento si è calmata, guardiamo con preoccupazione agli sviluppi alle frontiere esterne dell’Europa. Se necessario, gli Stati devono poter adottare controlli in maniera flessibile», dice il ministro dell’Interno tedesco Thomas de Maiziere spiegando l’iniziativa. Germania e Austria saranno i primi Paesi in cui scadranno i termini dello sforamento dei parametri di Schengen: il 13 e il 16 maggio dovrebbero rientrare pienamente nelle procedure alle frontiere, ma di fronte al pressing dei paesi nordici la Commissione europea aveva già annunciato che entro il 12 maggio avrebbe affrontato la questione.
L’obiettivo della Commissione è indicare la strada per rientrare pienamente nel Codice Schengen entro l’anno, ma con l’arrivo della bella stagione e il forte aumento previsto negli sbarchi lungo la rotta Mediterranea, la preoccupazione dei 28 e la tensione politica su come affrontare la crisi sono alle stelle. La tragedia delle morti in mare è un incubo inarrestabile. Ieri mattina è approdato a Lampedusa il mercantile italiano Villa Bianca con 26 naufraghi soccorsi venerdì al largo di Sabrata, al limite delle acque territoriali libiche in cui restano però disperse decine di altre vite che si trovavano con loro su un gommone affondato. E ieri sera è arrivata in rada a Palermo la nave norvegese Siem Pilot con due cadaveri, otto feriti e una trentina di naufraghi scioccati dalla scomparsa in mare dei parenti con cui viaggiavano: coordinata dalla guardia costiera, la nave ha effettuato soccorsi nel canale di Sicilia, sempre al largo delle coste libiche. Complessivamente, almeno 452 persone sono state salvate.
«Dobbiamo avere il coraggio di dire all’Europa che ci vuole un patto per l’Africa. La Ue non può girarsi dall’altra parte rispetto a certe tragedie », ha detto ieri il premier Matteo Renzi a Palermo, dove si trovava per la firma del patto per il Sud con il sindaco Leoluca Orlando. Ma sotto i riflettori non c’è solo la crisi e la tragedia nel canale di Sicilia: i salvataggi in mare continuano anche lungo le coste greche, e mercoledì Bruxelles dovrà decidere sull’attuazione turca dei 72 criteri previsti per concedere l’esenzione dei visti, una delle condizioni poste dal premier Erdogan per firmare il trattato sui flussi con l’Unione europea. È un passo delicatissimo e cruciale per la crisi lungo la rotta Balcanica. In questo mare agitato, la via libera della Commissione al prolungamento della sospensione di Schengen sembra scontato.


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