Migration compact “Subito 2,5 miliardi per fermare i flussi”

Migration compact “Subito 2,5 miliardi per fermare i flussi”

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Nel giorno in cui la Cancelliera Merkel ribadisce che «i Paesi della Ue non possono lasciare sola l’Italia ad affrontare l’emergenza dei flussi migratori », prende forma il piano europeo per arginare i flussi migratori dall’Africa che la Commissione Ue approverà martedì prossimo a Strasburgo con il nome di “New Deal for Migration”.

14 pagine corredate da una serie di allegati che saranno poi sottoposte ai leader europei il 28 e 29 giugno. Il piano prevede azioni in due tempi: si parte con 7 Paesi africani con i quali stringere singoli “Compact” — veri e propri contratti — per frenare i migranti grazie al Trust Fund per l’Africa da 2,5 miliardi (500 milioni sono soldi freschi stornati da altre voci del bilancio Ue). Subito anche nuove partnership rinforzate con Libia, Tunisia, Libano e Giordania. Per ragioni tecniche arriverà invece in autunno il nuovo Fondo che con un capitale di partenza di circa 3 miliardi dovrebbe attrarre investimenti pubblici e privati fino a 30 miliardi per finanziare i singoli “Compact” e dare un orizzonte di lungo periodo alle nuove politiche per l’Africa (inizialmente si sperava di trovare 5,8 miliardi da moltiplicare fino a 60). Sul pacchetto lavorano da mesi i vicepresidenti della Commissione, Federica Mogherini e Frans Timmermans, le cui iniziative sono state rinforzate dal Migration Compact proposto da Renzi e dal successivo sostegno della Merkel. Tanto che il capogruppo del Pse all’Europarlamento, il pd Gianni Pittella, commenta: «Per la prima volta l’Africa è al centro di una strategia comunitaria finalizzata a stabilizzare le regioni da cui partono i migranti. La direzione è quella indicata dal governo italiano, anche se restano nodi da sciogliere, come la consistenza degli strumenti finanziari».
L’Europa vuole partire con 7 Paesi pilota. Con loro si stringeranno in tempi brevi dei “Compact” con aiuti europei e investimenti mirati in cambio di controllo delle frontiere, dei flussi e della riammissione dei migranti espulsi. Aspirano a un “Compact” immediato Costa d’Avorio, Senegal, Ghana, Nigeria, Etiopia, Niger e Sudan. In questi ultimi si pensa anche di rinforzare i centri europei per l’immigrazione ad Agades e Kassala dove prendere impronte digitali, registrare le domande di asilo, fornire microcredito e assistenza per chi rinuncia al viaggio verso l’Europa. In Niger potrebbero essere aperti ai confini con Burkina Faso e Mali altri due hotspot, anche per monitorare infiltrazioni jihadiste. Per l’azione immediata 500 milioni: 80 per i rimpatri volontari dall’Europa, 80 per quelli obbligati, 140 per i centri, 120 per le istituzioni locali. In Libia invece si punta a dare sostegno politico e finanziario al governo Serraj. In Libano sono da migliorare i servizi base (rifiuti, acqua, educazione e salute) e con la Giordania si pensa di facilitare l’export di merci prodotte dai lavoratori siriani. Infine la Tunisia, che non è un Paese di transito ma la cui fragile transizione democratica è cruciale: lì verrà creata una Free Trade Area con l’Europa.


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