E nel nome di Sara le città si colorano con i drappi rossi

E nel nome di Sara le città si colorano con i drappi rossi

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La macchia rossa come il sangue è un foulard annodato alla persiana della finestra, fotografato e postato su Twitter. L’hashtag “saranonsarà” accompagna anche l’immagine di una maglia carminio, le cui maniche lunghe annodate alla ringhiera del balcone ricordano le braccia del Crocifisso. Per non tacere di fronte a un altro femminicidio, quello di Sara Di Pietrantonio, ventiduenne bruciata viva dall’ex fidanzato a Roma, le donne ieri si sono chiamate a una nuova battaglia, iniziata secondo lo spirito dei tempi sui social e proiettata nella realtà, anzi urlata dalle finestre, appendendo qualcosa di rosso a ringhiere e balconi. In poche ore #saranonsarà è diventato uno degli hashtag più utilizzati su Twitter e anche su Facebook molte foto dei profili hanno virato al rosso intenso, per chiedere azioni concrete contro la violenza sulle donne. L’onda emotiva per la brutalità con cui è stata uccisa la ragazza romana e la concomitanza con l’anniversario dei 70 anni del voto alle donne hanno alimentato l’adesione all’iniziativa, nata da un blog dell’Espresso curato da Stefania Spanò, disegnatrice che si firma “Anarkikka”. «Mercoledì scorso avevamo chiamato a raccolta le donne per organizzare dei flash mob in tutte le piazze italiane», spiega Stefania Spanò. «Sul blog ho pubblicato una vignetta con l’hashtag “saranonsarà” e invitato a esporre un drappo rosso, un modo per partecipare alla nostra iniziativa anche se non si poteva essere in piazza». E mentre le foto dei flash mob mostrano sparuti drappelli di donne e uomini per lo più agée che innalzano cartelli, sui social è partita la valanga di post e tweet. «Ci rendiamo conto che la condivisione sui social non corrisponde a un impegno reale — sottolinea Spanò — però bisogna cominciare da qualche parte e se la gente non è più disposta a scendere in piazza bisogna raggiungerla dove ci segue, su Internet. Comunque vorremmo che i drappi rossi alle finestre restassero lì, come accadde per le bandiere della pace, finché non otterremo risposte istituzionali per un serio piano contro la violenza sulle donne in tutte le scuole».



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