Valls: “Non ci sarà una Guantanamo francese”

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PARIGI Lo Stato Islamico ha rivendicato sul suo organo A’Maq: «Un combattente dello Stato Islamico uccide all’arma bianca un vice-capo di polizia dei Mureaux e sua moglie, funzionaria, nella città di Magnanville, vicino a Parigi». Il nuovo attacco terroristico ha avuto luogo in una cittadina del dipartimento delle Yvelines, periferia di Parigi, nel domicilio di un comandante di polizia e della moglie che lavorava in un commissariato.

«Ieri alle 20,20 – ha spiegato il Procuratore di Parigi, François Molins – un funzionario di polizia è stato assassinato a colpi di coltello. L’assassino ha sequestrato la sua compagna e il figlio di 3 anni, prima di assassinare la donna con un’arma bianca».
L’ufficiale di polizia di 42 anni comandante ai Mureaux dal 2014 è morto, ferito da una serie di coltellate, in strada, dove era riuscito a fuggire. Rinvenuto all’interno il corpo accoltellato della sua compagna, 36 anni, segretaria amministrativa in un commissariato di Mantes-la-Jolie. Sul luogo, in lacrime e sotto choc il loro bambino di 3 anni.

Il Raid (le teste di cuoio) è intervenuto appena lanciata l’allerta, ha cercato di negoziare con l’assassino, invano, perché il terrorista ha minacciato di far saltare in aria la casa. Poi l’assalto e il terrorista è stato ferito mortalmente, verso mezzanotte.
Si tratta di Larossi Abballa, 25 anni, di nazionalità francese e di origini marocchine, che era stato in carcere, l’ultima volta fino ad aprile, condannato nel 2013 a tre anni per «associazione di malfattori in vista di un atto terrorista». Le sue comunicazioni erano state intercettate.

Ma, ha precisato Molins, «le intercettazioni non avevano messo in evidenza nessun elemento che permettesse di individuare la preparazione di un atto violento». Abballa era schedato «S», come individuo pericoloso legato al terrorismo. Ha rivendicato il suo gesto su Facebook quasi in diretta, in un video di 12 minuti postato alle 22,52 dal domicilio delle vittime, e con due tweet su un conto aperto l’8 giugno scorso. Al Raid ha affermato di essere un musulmano credente, di aver dichiarato obbedienza all’Is (tre settimane fa) e di aver risposto al loro ordine di colpire «i miscredenti». Ha detto di sapere che le sue vittime erano poliziotti. Abballa ha fatto riferimento a Cheik Adnani, portavoce dell’Is che è sospettato di essere tra gli istigatori degli attentati del 13 novembre.

Abballa ha minacciato: «L’Euro sarà un cimitero». Il nome di Abballa compare anche in una recente inchiesta sull’organizzazione di partenze per la Siria. In carcere era stato molto attivo nel proselitismo. È stato trovato un documento, appartenente al terrorista, con una lista di «bersagli», ha spiegato Molins: si tratta di nomi di poliziotti, giornalisti, rappers, personalità pubbliche (che saranno messe sotto protezione). Nel domicilio delle vittime tre coltelli, di cui uno insanguinato e tre cellulari. Nella sua auto, parcheggiata lì vicino, c’era un Corano e due libri islamisti. Invece, al domicilio di Abballa a Mantes-la-Jolie non sono state scoperte armi. Tre persone vicine al terrorista sono state fermate, si tratta di tre uomini, di 27, 29 e 44 anni, due arrestati ieri mattina il terzo a metà giornata.

Per François Hollande è «un atto incontestabilmente terrorista». Il ministro degli Interni, Bernard Cazeneuve, ha parlato di «infinita tristezza». Il primo ministro, Manuel Valls, ha fronteggiato gli attacchi della destra all’Assemblée rifiutando ogni ricorso «ad avventure extragiudiziarie». «Non risponderemo né con la pena di morte, né con Guantanamo, né con la vendita di armi (liberalizzata)». La destra è scatenata, ha chiesto di rinchiudere in «centri di ritenzione amministrativa» tutti i sospettati, gli schedati «S», oltre a un ulteriore prolungamento dello stato d’emergenza.

Valls ha opposto «stato di diritto» e «sangue freddo». Il primo ministro ha definito il nuovo attacco terrorista «un nuovo passo nell’orrore». In Francia, 7 militari o poliziotti dal 2004 sono stati uccisi dal terrorismo islamico.



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