Dati Istat: un milione di famiglie senza lavoro

Dati Istat: un milione di famiglie senza lavoro

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Le famiglie italiane senza redditi da lavoro sono oltre un milione, sostanzialmente stabili rispetto alle rilevazioni di un anno fa. E quasi un milione sono, invece, i nuclei dove la donna è l’unica a lavorare, mentre aumentano in particolare (+5%) le famiglie monogenitoriali dove c’è solo la mamma ed è disoccupata. Il quadro, per alcuni versi decisamente negativo, emerge dalle tabelle Istat aggiornate al 2016.

L’ITALIA FATICA a riprendersi e la crescita stentata dello scorso anno (+1%) – che secondo tutti gli indicatori ci ha visto fanalino di coda di un continente già in affanno – si rispecchia nella vita concreta delle famiglie. La fine sostanziale degli incentivi alle assunzioni a tutele crescenti, con la costante crescita dei voucher e dei contratti a tempo determinato, hanno fatto il resto: consegnando agli statistici un Paese che arranca e che in molti casi non riesce ad assicurare la piena occupazione fin all’interno dei nuclei familiari (non parliamo dei giovani, ma neanche entrambi i genitori spesso lavorano, e se va bene, in quelli più in difficoltà, almeno uno).

Resta dunque stabilmente sopra quota un milione il numero delle famiglie senza redditi da lavoro: si passa, secondo le tabelle Istat, da 1 milione 92 mila a 1 milione 85 mila (-0,7%). Si tratta di «case» dove tutti i componenti attivi, che partecipano al mercato del lavoro, sono disoccupati. Quindi se reddito c’è arriva da altre fonti e non dall’impiego (rendite o pensioni).

SONO INVECE 970 mila le famiglie, con e senza figli, dove la donna risulta occupata a tempo pieno o part time, mentre l’uomo è in cerca di occupazione o inattivo (pensionato o comunque fuori dal mercato del lavoro). Il dato riguarda i coniugi o i conviventi tra i 25 e i 64 anni (quindi non copre tutta la platea dei pensionati).

E sono 192 mila le famiglie monogenitore, dove c’è solo la mamma ed è disoccupata, quindi secondo i criteri statistici è in cerca di lavoro. La cifra, come anticipato, è in aumento del 5% rispetto al 2015.

TORNANDO A concentrare l’attenzione sui nuclei senza lavoro: 448 mila sono coppie con figli e 290 mila sono famiglie con un solo componente, single (più spesso uomo che donna, 178 mila contro 113 mila), Seguono 222 mila nuclei mono-genitore (e stavolta sono più donne, 192 mila) e 80 mila coppie senza figli.

A fare il pieno di famiglie senza redditi da lavoro è il Mezzogiorno (587 mila), che precede sia il Nord (300 mila) che il Centro (198 mila). Analizzando il tasso di disoccupazione delle persone tra i 25 e i 64 anni e incastrando i dati con il loro ruolo in famiglia, si nota come i valori più alti si registrino per i mono-genitori (12%), stanno invece decisamente meglio i single (8,4%). All’aumentare della prole salga anche il tasso di disoccupazione (7,3% se c’è solo un figlio, 7,7% se due e 10% per tre o più). I coniugi o conviventi senza bambini si fermano al 7,6%.

«I DATI ISTAT – commentano i senatori M5S della Commissione Lavoro del Senato – sono il frutto del fallimentare Jobs Act del governo Renzi». «Quando sosteniamo che l’Italia ha bisogno di introdurre il reddito di cittadinanza, lo facciamo perché si tratta di una misura che oltre a prevedere un sostegno economico per le famiglie in momentanea difficoltà, prevede uno specifico programma di formazione e di reinserimento nel mondo del lavoro per il beneficiario. E fondamentale – concludono i Cinquestelle – sarebbe investire nei Centri per l’impiego».

«Quando un milione di famiglie sono senza occupazione, soprattutto nel Sud, significa che siamo di fronte a un’emergenza democratica – dice invece Arturo Scotto di Mdp – Siamo di fronte anche al fallimento del tanto decantato Jobs Act».

«AL MILIONE DI famiglie senza lavoro vanno aggiunti i 4,6 milioni di italiani che vivono in povertà assoluta e i 10 milioni di persone che rinunciano a curarsi per mancanza di soldi – dice Giulio Marcon di Si – C’è una grande sofferenza sociale e le misure dei governi Renzi e Gentiloni non hanno portato alcun sollievo. C’è una cosa da fare subito: il reddito minimo per dare a tutti cittadinanza e diritti, come da tempo ha proposto Sinistra italiana».

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