Corea del Nord: pronti alla guerra totale. Ma la Cina blocca il test atomico

Corea del Nord: pronti alla guerra totale. Ma la Cina blocca il test atomico

Loading

WASHINGTON Proclami e nuovi missili, ma niente sfide. Dal temuto test nucleare al lancio (fallito) di un ordigno, mosse che avrebbero potuto portare a chissà cosa. Invece a Pyongyang c’è stata la parata del giorno del Sole, dedicata ai festeggiamenti dello scomparso Kim Il-sung, il padre-padrone della Corea del Nord e nonno dell’attuale leader Kim Jong-un.

Lui, il Numero Uno, si è goduto la sfilata, alternando il volto corrucciato ai sorrisi, dall’alto dell’imponente tribuna. Al suo fianco i gerarchi, compreso il medagliato Kim Won-hong, il potente ministro per la Sicurezza che avevano dato per giubilato. A conferma di come la porta girevole del potere sia in moto perenne. Dietro una colonna, quasi invisibile, qualcuno ha scorto Kim Yo-jong, la sorella del presidente.

Il dittatore ha lasciato che a parlare fosse Choe Ryong-hae, altra figura della nomenklatura: «È colpa di Trump e dell’isteria americana se si è creata una situazione di conflitto — ha esordito —. Gli Usa fanno un grande errore se ci considerano come l’Iraq e la Libia… Alla guerra totale risponderemo con quella totale, compresa quella nucleare». Un discorso in linea con il momento.

Chiusa l’orazione, è stato impartito l’ordine di marcia ai reparti di fanteria con il passo dell’oca, ai tank, alle donne in costume tradizionale, quindi le nuove armi.

Allo scetticismo di qualche osservatore sullo status di questi sistemi, gli esperti rispondono invitando a non sottovalutare l’apparato bellico del Nord e i suoi passi in avanti. Progressi favoriti dall’assistenza cinese, come dimostrano i reperti recuperati dai sudcoreani dopo una recente prova di un ordigno. Un aiuto sconsiderato bilanciato ora dall’iniziativa diplomatica per ridurre la crisi.

Se ieri Kim non ha varcato la linea rossa — è sempre in tempo per farlo, avvisano i russi — è forse perché Pechino si è mossa. Il governo ha accusato Washington e Seul, ma anche messo in guardia il partner nordcoreano sulle conseguenze. Cerchiobottismo legato ai recenti contatti tra il presidente Xi Jinping e Trump in Florida. Secondo il New York Times i cinesi sono pronti ad accentuare la pressione su Pyongyang — in campo economico — e sono disposti a scambiare informazioni di intelligence con gli Stati Uniti.

Altri elementi diplomatici potrebbero emergere nelle prossime ore in quanto il vice presidente Mike Pence visiterà Seul e Tokyo. Missione in parallelo a quella del Pentagono che ha nello scacchiere la task force con la portaerei Vinson e le unità lanciamissili. Diverse indiscrezioni sostengono che l’opzione militare non è così automatica e che l’obiettivo di Washington è quello di tenere sotto stress la Corea del Nord. I problemi restano, i missili anche.

Guido Olimpio



Related Articles

Nuove reclute dei ribelli

Loading

L’intervento esterno in Siria sembra sempre più vicino. Dopo Obama, anche il primo ministro inglese, David Cameron, ha minacciato l’uso della forza contro Damasco. Martedì scorso, il presidente degli Stati uniti aveva minacciato di intervenire contro Bashar al-Assad in caso di uso di armi chimiche. «Il primo ministro (inglese, ndr) e Obama hanno discusso come sostenere l’opposizione siriana per mettere fine alle violenze» – si legge in una nota di Downing street.

«Minacce» per la stabilità, lo scoop sul rapporto del Partito comunista

Loading

CINA Democrazia, diritti umani, il «New York Times» rivela le paure di Pechino. Il Documento Numero 9 rivela al mondo il vero volto del presidente cinese, il «riformatore» Xi Jinping

Siria, il popolo dimenticato

Loading

Tra le macerie del campo profughi palestinese di Lattakia resta la repressione di Damasco
Bombardare il campo profughi palestinese al-Raml, a Lattakia, significa bombardare case costruite in metallo e non in cemento. Significa bombardare un ”enorme prigione all’aperto”, dove vivono circa 10mila persone che a causa delle vie strette e piccole faranno fatica a scampare ai bombardamenti e a fuggire. A niente servirà  togliere l’elettricità  perché qui non esiste e se esiste non c’é quasi mai.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment