Corea del Nord, doppio binario Usa: Trump spinge sul conflitto, Tillerson sul dialogo

Corea del Nord, doppio binario Usa: Trump spinge sul conflitto, Tillerson sul dialogo

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Il consiglio di sicurezza riunito a livello ministeriale ieri all’Onu, su richiesta degli Usa, ha complessivamente condannato la corsa al nucleare di Pyongyang, chiedendo più sanzioni contro la Corea del Nord, in modo da isolare il paese, sperando così di riportarlo alla ragione. E mentre echeggiavano le parole pessimiste di Trump al riguardo, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres sottolineava che «gli sforzi per aumentare la capacità militare nella penisola coreana potrebbero portare ad ulteriori tensioni e ostacolare la capacità delle Nazioni unite di trovare una soluzione pacifica al problema del programma nucleare di Pyongyang», invitando tutti a lavorare per una «pace sostenibile».

Quella di ieri è stata una giornata diplomaticamente intensa, durante la quale la Cina ha confermato la sua posizione, di fronte a un’America ancora una volta impegnata a tenere un doppio binario: quello di Trump, che in un’intervista alla Reuters ha parlato della possibilità «di un grande grande conflitto», e quella del segretario di Stato Rex Tillerson che prima della riunione del consiglio di sicurezza dell’Onu si era dimostrato disposto ad aprire un dialogo diretto con Kim e riprendere ad aiutarlo economicamente, come fatto in passato, solo a condizione della rinuncia del piano nucleare.

Poi – forse per l’eco delle parole di Trump – durante il consiglio di sicurezza ha chiesto altre sanzioni, un isolamento diplomatico della Corea del Nord, allertando Giappone e Corea del Sud, come potenziali target di un attacco nord coreano il cui arsenale militare sarebbe pronto a breve «a colpire anche gli Stati uniti». Gli Usa quindi tengono in piedi entrambe le possibilità, quella più drammatica e quella più razionale, e forse realistica, di un dialogo.

Nella sua intervista alla Reuters Trump ha parlato anche Kim Jong-un – «ha 27 anni, suo padre è morto e ha assunto il potere, quindi si dica quello che si vuole ma non è facile, soprattutto a quell’età» – dimostrando di apprezzare il lavoro svolto da Xi Jinping, di cui ha però sottolineato le difficoltà: «Ho stabilito un ottimo rapporto personale con il presidente Xi. Sento davvero che sta facendo tutto quello che è in suo potere per aiutarci con una grande situazione».

Ha poi offerto alla Cina la possibilità di non dialogare con la leader di Taiwan, per non creare nuove frizioni con Pechino, ma ha dimenticato di ragionare su quanto la Cina in verità chiede agli Usa con la stessa veemenza con cui cerca di portare alla ragione Pyongyang, ovvero la rinuncia al Thaad in Corea del Sud. A proposito del Thaad, a dimostrazione della «forzatura» americana dei giorni nostri, ieri Trump ha specificato che Seul dovrà pagarlo. In tutta risposta, il governo ormai agli sgoccioli della sua durata della Corea del Sud, ha fatto sapere di non averne alcuna intenzione.

E proprio ieri un report della Associated Press ha dimostrato quanto da ormai un anno sostengono i manifestanti contro il sistema antimissilistico: in caso di vero conflitto, non servirebbe a niente. L’unica funzione che sembra avere il Thaad è di infastidire e di creare tensione nell’area e difendere eventualmente postazioni militare made in Usa.

Sul fronte nord coreano ieri, in risposta a Tillerson, al consiglio di sicurezza dell’Onu ha parlato il ministro degli esteri cinese. «L’uso della forza non risolve le differenze ma crea ulteriori disastri» ha detto Wang Yi, lanciando un appello a tutte le parti per «evitare azioni provocatorie ed esercitare moderazione». In particolare, ha ribadito la «richiesta a Pyongyang di sospendere il suo programma nucleare, e agli Usa di fermare le esercitazioni con la Corea del Sud». Infine Wang Yi ha ribadito «la forte opposizione della Cina contro il dispiegamento statunitense del sistema anti-missile Thaad in Corea del Sud, una mossa che pregiudica seriamente la sicurezza strategica della Cina e di altri paesi della regione e danneggia la fiducia e la cooperazione tra le parti sulla questione della penisola».

Posizioni analoghe sono state espresse dalla Russia, con l’invito a evitare gesti avventati, mentre l’Italia si è schierata accanto a Washington per quanto riguarda la necessità di mettere in pratica le sanzioni isolando ancora di più Pyongyang.

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