Turchia. Il console italiano vede Gabriele Del Grande, che rimane detenuto

Turchia. Il console italiano vede Gabriele Del Grande, che rimane detenuto

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Un primo passo è stato fatto. Dopo dodici giorni di detenzione, nove dei quali trascorsi in isolamento, ieri Gabriele Del Grande ha potuto finalmente vedere il console italiano a Smirne Luigi Iannuzzi e il suo difensore, l’avvocato turco Taner Kilic. L’incontro è avvenuto nel centro di detenzione di Mugla, dove è rinchiuso il 35enne giornalista toscano fermato il 9 aprile scorso vicino al confine con la Siria. Nelle due ore trascorse insieme, Del Grande ha potuto parlare in maniera riservata sia con il console che con il legale. «Gabriele sta bene, fisicamente e psicologicamente», ha detto Iannuzzi una volta fuori dal centro.

IL GIORNALISTA è in sciopero della fame e per questo è costantemente monitorato da un medico. Beve succhi di frutta e gli sarebbe stato fatto anche un esame della glicemia il cui risultato sarebbe rassicurante. Un altro segnale positivo, e che lascia ben sperare, è infine arrivato nel pomeriggio quando l’ambasciatore turco in Italia, Murat Salim Esenli, ha reso noto di aver invitato a Roma il papà di Gabriele, Massimo Del Grande. L’incontro si terrà probabilmente la prossima settimana.

Almeno per ora, però, le buone notizie finiscono qui. Nessuna novità è infatti emersa per quanto riguarda una possibile data per la liberazione di Del Grande e tantomeno a proposito di eventuali reati che potrebbero essergli contestati. Lunedì prossimo scadono i 14 giorni superati i quali, stando a quanto previsto dalla legislazione turca, Del Grande dovrebbe essere espulso oppure gli devono essere comunicati gli eventuali capi d’accusa. Ieri, durante la visita nel centro di Mugla, al legale non è stato permesso di vedere il fascicolo riguardante il blogger toscano. Resta quindi ancora impossibile capire quale sarebbe la sua posizione per le autorità turche. Su un punto, comunque l’avvocato Kilic non sembra avere alcun dubbio: «La sua detenzione è del tutto illegale – ha detto all’agenzia Ansa -. Non c’è nessun impedimento giuridico al rimpatrio, è un provvedimento punitivo».

QUANDO è stato fermato nelle regione di Hatay, lungo il confine turco-siriano, Del Grande era alla ricerca di testimonianze di profughi siriani che avrebbe utilizzato per un libro sulla guerra in Siria. La sera prima aveva inviato una mail alla sua compagna, Alexandra D’Onofrio, rassicurandola su fatto che tutto stava procedendo bene e che incontrava le persone che giudicava interessanti per il suo lavoro in luoghi pubblici.

Per giustificare il fermo del giornalista le autorità turche hanno fatto riferimento a presunti «profili di sicurezza». Una volta nel centro di identificazione di Hatay, Del Grande avrebbe provato a intervistare i suoi compagni di detenzione e per questo è stato trasferito a Mugla, nella costa meridionale del paese. Interviste che adesso gli verrebbero contestate insieme al rifiuto di rispondere – durante gli interrogatori ai quali viene sottoposto quotidianamente – a domande sulle persone con le quali ha parlato e sui contenuti dei colloqui. Per il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti umani del Senato che segue la vicenda, le autorità turche sospetterebbero che Del Grande possa aver parlato con dei sospetti terroristi. «Ma è mai possibile che dei terroristi si trovino in un centro di identificazione e non in carcere?», chiede Manconi. «L’incontro avuto oggi (ieri, ndr) da Del Grande con il console italiano e l’avvocato è certamente positivo, ma non può essere taciuto il ritardo clamoroso con cui è stato concesso. E anche il fatto che non sia stata data alcuna informazione ufficiale su eventuali capi di imputazione crea un grave problema di certezza del diritto»», ha proseguito il senatore dem.

CHI SI MOSTRA OTTIMISTA circa un esito positivo della vicenda è il ministero degli Esteri Angelino Alfano: «Sono in costante contatto con le autorità turche per ottenere il rilascio di Del Grande nei tempi più rapidi possibili», ha ribadito il titolare della Farnesina. E ieri si è perfino diffusa la voce di una possibile liberazione del giornalista entro domenica. Prudenza viene invocata invece dai parlamentari del Mdp che da martedì si trovano in Turchia. «Dopo la visita di oggi del console e dell’avvocato di Del Grande a Mugla, diciamo ad Alfano: non stiamo sereni», ha detto il deputato Arturo Scotto. «Crediamo che dopo quasi due settimane si debba alzare il livello nella gestione politica di questa vicenda. E chiediamo che le autorità turche la smettano di giocare a nascondino e rilascino al più presto Gabriele Del Grande. Abbiamo molti dubbi sul fatto che siano garantiti i suoi diritti minimi di difesa. Una detenzione così lunga di un cittadino straniero non si giustifica neanche con lo stato d’emergenza».

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