L’Europa vota Macron presidente

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L’Europa vota Macron. Soprattutto combatte Marine Le Pen. Anche imbarazzando il candidato di En Marche!, ormai preso di mira dai populisti come l’esponente delle élites europeizzate, il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker si è rallegrato “per il risultato del primo turno” e ha auspicato a Macron “coraggio per il seguito”. Mrs.Pesc, Federica Mogherini, si è rallegrata: “vedere le bandiere francesi e della Ue che festeggiano il risultato di Emmanuel Macron mostra la speranza e l’avvenire della nostra generazione” (Macron ha 39 anni, Mogherini 43). Marine Le Pen aveva fatto togliere la bandiera Ue per un’intervista su Tf1. La battaglia del secondo turno si giocherà molto sull’Europa: da un lato un candidato che accoglie la mondializzazione e propone una regolazione, dall’altro la rappresentante dell’estrema destra anti-Bruxelles, che naviga sul rigetto dell’Unione europea, in nome di una ritrovata – e impossibile – grandeur francese, con chiusura delle frontiere e uscita dall’euro e braccio di ferro.

La Germania è stata tra i primi a reagire al voto del primo turno. Il portavoce di Angela Merkel ha sostenuto che la qualificazione al ballottaggio di Macron è “una buona notizia”, perché il candidato di En Marche! è “riuscito con una politica a favore della Ue e per l’economia sociale di mercato”. Il governo Merkel “augura il meglio per le prossime due settimane” a Macron. Martin Schultz, ex presidente del Parlamento europeo e futuro challenger di Merkel (che aveva sostenuto il socialista Benoît Hamon, a differenza del ministro degli Esteri Spd, Sigmar Gabriel) si è dichiarato “contro la candidata anti-europea e apertamente razzista”. Ma contro Le Pen, Schultz mette in guardia: “non possiamo sottostimare la mobilitazione necessaria” per arrivare a sconfiggere l’estrema destra. Schultz è del resto diventato la bestia nera di Marine Le Pen, che lo accusa di aver manovrato per farla mettere sotto accusa sui falsi impieghi (ma con vero stipendio) di collaboratori del Fronte nazionale al Parlamento europeo, che in realtà lavoravano esclusivamente solo per il partito in Francia.

In Belgio, i francesi residenti hanno votato Macron a più del 30% (come a Parigi). La Commissione, in trincea in questo periodo difficile, qualche giorno prima del voto del primo turno aveva fatto passare il messaggio rassicurante che anche un’eventuale vittoria di Marine Le Pen alle presidenziali francesi non avrebbe avuto grandi conseguenze per la Ue. Più una speranza che la descrizione della realtà. Più realista la reazione dopo il risultato del primo turno: “3 a 1” dicono alla Commissione, facendo riferimento alle ultime vittorie contro i populismi, che a Bruxelles sperano sia il segnale di un’inversione di rotta più generale: il primo turno francese, con l’europeista Macron in testa, dopo la sconfitta di Norbert Hofer alla presidenziale austriaca nel 2016 (vinta dal candidato verde) e lo scacco di Geert Wilders alle legislative olandesi del marzo scorso.

Nel programma di Macron c’è il progetto di un rilancio della Ue, con investimenti comuni a favore dell’occupazione, ma soprattutto del miglioramento della formazione, quindi della produttività del lavoro in Europa. A Bruxelles ci sono alcuni passi nella direzione dell’Europa sociale, perché ormai tutti si rendono conto del livello elevato di rigetto che suscitano le istituzioni europee, ormai esteso alla stessa costruzione comunitaria. Mercoledi, verrà pubblicata una lista dei desiderata relativa a una “base di diritti sociali”: politica salariale, diritti del lavoro, in particolare l’istituzione di un salario minimo in ogni paese europeo (evidentemente non unico, i salari variano da 4 a 40 euro l’ora nei 27 paesi, differenza tra la Bulgaria e la Danimarca) e una serie di una ventina di proposte, per armonizzare l’Europa sociale.

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