Corea. Morto l’americano liberato da Pyongyang, bombardieri Usa sulla penisola

Corea. Morto l’americano liberato da Pyongyang, bombardieri Usa sulla penisola

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Ieri è arrivato l’annuncio della morte dello studente americano Otto Warmbier. Il 22enne era stato arrestato in Corea del Nord durante una vacanza e condannato a 15 anni di carcere per aver tentato di strappare un poster di propaganda nord coreana. È stato rilasciato – dopo oltre un anno di detenzione – una settimana fa da Pyongyang, in coma. Così l’attenzione è tornata sulla penisola: dopo mesi di allarmi e dopo un periodo di oblio, la Corea del Nord torna a essere un problema per l’amministrazione americana.

IERI DUE BOMBARDIERI supersonici Usa avrebbero sorvolato la penisola coreana: un segnale dopo la morte della studente. Secondo il ministro della difesa di Seul si sarebbe trattato di un’esercitazione già prevista e congiunta con Washington, ma naturalmente la lettura politica che si può dare è diversa.

Per quanto le reazioni di Trump e della Casa bianca siano state contenute, limitandosi a definire il regno di Kim come «orrendo», è evidente che la morte del ragazzo riaccende la questione: da mesi la Cina starebbe tentando una mediazione ma i lanci di missili da parte di Pyongyang sono continuati. Pechino per prima, forse, ha bisogno di temporeggiare, ma ora negli Usa si cominciano ad alzare le voci di chi chiede innanzitutto il rilascio degli altri prigionieri americani, tre, nelle carceri nord coreane e di chi alza il tiro.

IL SENATORE REPUBBLICANO McCain ha specificato che «Gli Stati uniti non possono e non devono tollerare l’assassinio di un proprio cittadino da parte di potenze ostili». Il senatore a capo della la commissione delle Forze armate, ha accusato la Corea del Nord di «essere una seria minaccia per i paesi della regione», perché compie «abusi e violazioni dei diritti umani nei confronti dei suoi cittadini». Sulla morte del 22enne americano, in viaggio in Corea del Nord con un tour operator cinese, la Young Pioneer Tours, che ieri ha annunciato di non essere più disposto a organizzare viaggi nel paese per americani, essendo un fattore di eccessivo rischio, non c’è ancora alcuna certezza. Secondo Pyongyang il ragazzo avrebbe sofferto per una crisi di botulismo e sarebbe poi entrato in coma. Secondo l’ospedale in Ohio dove poi è deceduto, invece, non ci sarebbero segnali di botulismo ma solo di danni cerebrali.

LA COREA DEL SUD ha reagito alla notizia come gli altri paesi: il neo presidente Moon Jae-in, intervistato dalla Cbs ha chiesto l’immediata scarcerazione degli altri americani in carcere in Corea del Nord, specificando che «ora abbiamo la conferma che quello nordcoreano è un regime non ragionevole».
Sul fronte di Seul da registrare anche che il comandante della Seconda divisione di fanteria Usa, maggior- generale Theodore D. Martin, ha sottolineato l’importanza di «intensificare le esercitazioni militari congiunte al combattimento» con l’esercito sud coreano, proprio in risposta alle minacce provenienti da Pyongyang. Su questo sarà ancora una volta Moon Jae-in a dover dimostrare se la sua fermezza di fronte alle richieste Usa.

LA CINA – che ha definito la morte di Otto «un evento sfortunato da gestire con il dialogo» – invierà i propri rappresentanti a Washington oggi per il primo di una serie di incontri «per la cooperazione e il dialogo» tra i due paesi voluti proprio da Trump e Xi quando si incontrarono in Florida. La posizione di Pechino pare attendista: di recente sembra che la Cina abbia intenzione di volersi moderare sulle sanzioni per evitare il collasso della Corea del Nord. Secondo osservatori Pechino, forse, preferirebbe una guerra commerciale con gli Usa, che un conflitto vero nella regione asiatica.

FONTE: Simone Pieranni, IL MANIFESTO



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