Colombia. Le FARC dicono addio alle armi, ma altri rifiutano di farlo

Colombia. Le FARC dicono addio alle armi, ma altri rifiutano di farlo

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L’Accordo di Pace firmato tra lo Stato colombiano e le FARC è un fatto irreversibile. L’abbandono delle armi della nostra organizzazione è nella sua fase finale e in pochi giorni saranno tutte in mano delle Nazioni Unite. Questo vorrà dire, fino a prova contraria, che le FARC smetteranno di essere una organizzazione alzata in armi.

 

Ci trasformeremo in una partito politico legale che ricorrerà solamente alla parola e che eserciterà la sua attività in maniera pacifica e democratica. Le armi rimarranno nel passato per sempre. Ci interessa specialmente che lo Stato colombiano rispetti tutte le garanzie accordate, per la sicurezza giuridica, per la sicurezza personale e per il reinserimento economico e sociale.

 

Le prime hanno a che vedere con la libertà fisica di tutti i membri delle FARC, amnistia, indulto, cancellazione di tutti gli ordini di cattura vigenti, visti speciali per gli stranieri membri, legge statutaria della Giurisdizione Speciale per la Pace che si attenga rigidamente a quanto pattato da entrambe le parti all’Avana.

 

Le seconde comprendono l’approvazione delle norme che riguardano l’Unità Speciale di Indagine sul militarismo e le riforme costituzionali che garantiranno il loro funzionamento, quelle che riguardano il Programma Integrale di Protezione per l’esercizio della politica, così come il Programma Integrale di Sicurezza e protezione per le comunità e organizzazioni nei territori. Oltre alla Sub direzione specializzata dell’Unità Nazionale di Protezione. A questo si aggiunge la messa in moto del Corpo d’Elite della Polizia Nazionale.

 

Nelle ultime garanzie rientra l’inventario delle terre che devono essere utilizzate in progetti produttivi agricoli delle FARC e le comunità e l’applicazione delle norme per il reinserimento economico e sociale. A questo bisognerebbe anche aggiungere i meccanismi di monitoraggio, accompagnamento e verifica internazionale che includono una seconda missione della ONU.

 

I fatti incontrovertibili sono quelli rappresentati dall’abbandono completo delle armi da parte delle FARC e la consegna dei beni per il risarcimento delle vittime. Fatti veramente storici. Nessuno potrà mai imputarci di non aver rispettato la nostra parola. In questo senso i mormorii molesti dei settori dell’estrema destra saranno ridotti in polvere e cenere.

 

Al contrario, le FARC sono quelle che dovranno lottare per il complimento rigido da parte dello Stato di tutto quello che abbiamo accordato. Lo Stato ha dato sufficienti prove di negligenza e corre il rischio di apparire come fallito di fronte alla comunità mondiale, per colpa del modo da pachiderma con il quale implementa quello che già da tempo dovrebbe funzionare.

 

Di fronte a fatti così contundenti, non cessa di attirare l’attenzione la comparsa di un nuovo argomento da parte dei nemici della pace e la riconciliazione del paese. La loro seria preoccupazione per le indagini e responsabilità che deriveranno dalla messa in atto della Giurisdizione Speciale per la Pace, o JEP, e in generale del Sistema Integrale di Verità, Giustizia, Risarcimento e Non Ripetizione, li porta a concepire le più incredibili invenzioni.

 

Che tra l’altro risultano piuttosto sospette. Perché si legano alla comparsa di una serie di attentati terroristi realizzati nella capitale del paese. Utilizzando inaudite storie, il discorso dell’estrema destra si basa sul fatto che gli Accordi di Pace hanno tolto efficacia alla giustizia colombiana, consacrato all’impunità assoluta e incitato e promosso il terrorismo. Stanno utilizzando queste azioni vergognose nel modo più sporco, da qui il loro essere sospette.

 

Non è necessario tessere fino per pensare che la realizzazione di queste azioni viene sfruttata come nuova risorsa, disperata tra l’altro, per portare la popolazione colombiana ad esprimersi contro l’Accordo Finale. O per essere più espliciti, l’idea e la pratica di queste azioni terroriste segnalano proprio a questo, al tentativo di creare un clima generale di ripudio, non contro questi atti, ma contro il più importante atto di pace degli ultimi sessant’anni.

 

Si potrebbe addirittura pensare in una trama più sofisticata. Gli attacchi, prima contro il processo di pace e poi contro gli Accordi firmati, sono stati incessanti dall’annuncio iniziale, e ciononostante sono stati schiacciati sistematicamente dai desideri di pace del popolo della Colombia.

 

Il procuratore generale prepara le sue manovre contro la JEP e l’Unità di Indagine Speciale, facendo eco all’estrema destra. E quest’ultima utilizza gli attentati terroristici nella stessa direzione.

 

Mentre la gente di buonsenso ripudia totalmente la violenza e il terrore, ci sono altri che godono di essi perché alimentano il loro discorso di odio contro la pace e gli altri colombiani. Tutto ciò fa pensare. Le FARC si apprestano a dire addio alle armi, a consegnare tutti i beni che costituivano la nostra economia di guerra, aspettando che lo Stato faccia la sua parte.

 

Noi saremo di parola. Ci auguriamo che lo sia anche lo Stato. Speriamo che sia così.



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