Anpal, le politiche attive del lavoro gestite con 800 precari in scadenza a luglio

Anpal, le politiche attive del lavoro gestite con 800 precari in scadenza a luglio

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Il caso. L’agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro (Anpal) è la “seconda gamba del Jobs Act”. che dovrà organizzare i servizi per reinserire i lavoratori precari o disoccupati è tenuta in piedi da 760 precari i cui contratti scadranno il 31 luglio. Ieri la protesta dei precari al ministero del lavoro

Sono precari anche coloro che aiuteranno i disoccupati a cercare un lavoro, a seguire un progetto di reinserimento professionale e a ritrovare un posto nel mercato del lavoro iper-precario e prestazionale ridisegnato dal Jobs Act. Questa è la storia degli 800 operatori dell’agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro (Anpal). Il loro contratto scade, di nuovo, il 31 luglio, negli stessi giorni in cui saranno impegnati a seguire i progetti per i 1600 licenziati di Almaviva. Ieri, con Nidil Cgil e UilTemp, il coordinamento dei precari ha organizzato uno speakers corner di protesta sotto il ministero del lavoro a Roma a cui ha partecipato più di un centinaio di lavoratori arrivati da tutto il paese.

Al termine di un incontro interlocutorio con il segretario generale del ministero Paolo Onelli la beffa. Anpal servizi ha pubblicato le «vacancies», le prove di selezione a cui i precari dovranno sottoporsi anche se svolgono lo stesso lavoro da anni. I lavoratori chiedono di sostenere solo un colloquio di idoneità e di procedere alla stabilizzazione di tutti i contratti a tempo determinato e a collaborazione nel prossimo triennio . Oggi si riuniranno per decidere nuove iniziative di lotta, mentre i sindacati incontreranno i vertici dell’agenzia.

Al sit-in ha partecipato una lavoratrice Almaviva e i dipendenti del ministero del lavoro. Sono intervenuti Arturo Scotto (Mdp) e le deputate del Pd Gribaudo, Paris e Valente che hanno sollecitato il ministro del lavoro Poletti ad affrontare la situazione: «Questi operatori hanno maturato competenze preziose e sono fondamentali per mandare a regime il Jobs Act» sostengono in una nota. «Le condizioni di lavoro all’Anpal sono allucinanti – sostiene Stefano Fassina (Sinistra Italiana) – Queste persone sono impegnate a promuovere occupazione decentemente remunerata e stabile ma hanno ancora il contratto di co.co.co che doveva essere abolito dal Jobs Act. La stabilizzazione deve cominciare subito e si cancellino le inutili e umilianti prove di selezione ad ogni rinnovo di contratto». I parlamentari intervenuti al presidio presenteranno interrogazioni alla Camera e cercheranno di inserire un emendamento nella prossima legge di bilancio per finanziare le stabilizzazioni.

La «seconda gamba» del Jobs Act è precaria almeno quanto lo è il mercato del lavoro dove più della metà dei nuovi assunti è a termine. Una situazione notata anche dall’ Osservatorio dell’Ocse che proprio ieri ha sollecitato, a futura memoria, a rafforzare il Jobs Act e le politiche attive. La creazione dell’Anpal è «un passo avanti significativo» per l’Ocse che chiede il coordinamento con le regioni per «lo sviluppo di un appropriato strumento di profilazione delle competenze» e «l’assegnazione di personale qualificato ai servizi per l’impiego e all’Anpal per gestire l’alto numero di persone in cerca di lavoro». Proprio quello che manca in questo momento.

Di recente è stata avanzata la proposta di stabilizzare 70 precari Anpal su 800, meno del 10% del totale. Un annuncio a cui non è stato dato seguito, al momento, con un piano organico. All’Anpal, come nei centri dell’impiego, si andrà avanti di proroga in proroga, senza un finanziamento stabile che non sia quello dei Pon fino al 2020. Va ricordato anche che l’agenzia gestirà i mille «tutor» per l’alternanza scuola lavoro. A loro toccherà individuare «sbocchi lavorativi» (precari) per gli studenti.

*** La seconda gamba del Jobs Act: l’Anpal e il management della precarietà di massa. Come funziona l’agenzia, immagine speculare della forza lavoro che dovrebbero aiutare a “ricollocarsi”.

FONTE: Roberto Ciccarelli, IL MANIFESTO



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