Ambiente. Bruxelles si beve il glifosato

Ambiente. Bruxelles si beve il glifosato

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La Commissione europea, nonostante il parere contrario dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro e la mobilitazione dei cittadini europei, continua a spingere per rinnovare l’autorizzazione dell’erbicida più diffuso e chiacchierato del mondo. Oggi e domani riunione al vertice. Protesta Greenpeace appellandosi al governo italiano: “Sarebbe assurdo concedere il via libera a questa sostanza per altri dieci anni, senza aver prima effettuato accurate verifiche su possibili irregolarità nel processo di autorizzazione”

Glifosato a pioggia fino al 2027? La Commissione europea, a proposito di scarsa democrazia delle istituzioni comunitarie, non sembra granché preoccupata del fatto che l’erbicida più usato nel mondo e quindi anche in Europa sia stato classificato come probabilmente cancerogeno dall’Agenzia internazionale dell’Onu per la ricerca sul cancro (Iarc).

Nel frattempo il pianeta ogni anno assorbe circa 825 mila tonnellate di glifosato (principale produttore è Monsanto che commercializza il Roundup e produce anche le piante modificate che gli resistono per un business di 8,8 miliardi di dollari); nonostante 96 scienziati indipendenti abbiano contestato pubblicamente la valutazione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) che ha classificato l’erbicida come “non cancerogeno”, ma sulla base di studi non pubblicati.

Considerato il suo utilizzo, tracce di glifosato si trovano ovunque: nei corsi d’acqua di tutta Europa, nel cibo (pane e farina), nella birra e nelle urine degli europei, italiani compresi (in Germania è stato trovato nel 99,6% delle 2 mila persone analizzate).

Eppure a Bruxelles c’è qualcuno che ha fretta di chiudere questa controversia internazionale – che vede coinvolte multinazionali della chimica, governi amici e altri più o meno ostili, comunità scientifiche e decine di associazioni ambientaliste – se è vero che tra oggi e domani la Commissione europea rimette sul piatto la sua proposta che intende rinnovare l’autorizzazione del glifosato per i prossimi dieci anni (l’autorizzazione è scaduta nel giugno 2016 e la decisione finale verrà presa entro la fine del 2017).

“Siamo a dir poco indignati quanto sconcertati – attacca Mariagrazia Mammuccini, portavoce della Coalizione StopGlifosato che riunisce 45 associazioni ambientaliste non governative – per questa proposta della Commissione europea dopo la presentazione di oltre 1 milione e 300 mila firme di cittadini europei, una decisione che rischia di screditare ulteriormente le istituzioni europee”. L’associazione, con una lettera-appello, si è rivolta ai ministri Martina (agricoltura), Galletti (ambiente) e Lorenzin (salute) per sollecitare una presa di distanza del governo italiano e chiedere “un impegno contro il rinnovo dell’autorizzazione all’uso di questo pericoloso diserbante”. Fino ad ora il governo italiano si è mostrato piuttosto prudente, contribuendo con il voto contrario e l’astensione al mancato raggiungimento di una maggioranza qualificata favorevole al rinnovo dell’uso del glifosato.

Anche Greenpeace ha scritto una lettera ai tre ministri italiani per evidenziare criticità e pericoli per la salute legati all’erbicida. “Al di là dei dubbi sugli impatti sanitari per l’uomo che comunque permangono – dice Federica Ferrario, responsabile della campagna per l’agricoltura sostenibile – gli effetti avversi del glifosato sull’ambiente sono ormai chiaramente documentati. E sarebbe assurdo concedere il via libera a questa sostanza per altri dieci anni, senza aver prima effettuato accurate verifiche su possibili irregolarità nel processo di autorizzazione”.

Il riferimento è ai cosiddetti “Monsanto papers”, una serie di mail della Monsanto pubblicate da un tribunale della California (Stato che ha vietato l’utilizzo dell’erbicida in quanto cancerogeno) che rivelano gli stratagemmi utilizzati per ottenere valutazioni favorevoli dalle agenzie di autorizzazione.

“Chiediamo inoltre – si legge nella lettera di Greenpeace – di istruire un’inchiesta per verificare l’esistenza di eventuali indebite influenze da parte di Monsanto e di altri produttori di glifosato sulle valutazioni europee sul legame del glifosato con il cancro degli esseri umani”. In casi come questi, a pensare male non si fa peccato.

FONTE: Luca Fazio, IL MANIFESTO



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